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Fossile di Taung: indizi sull’evoluzione del cervello

Il fossile noto come «Bambino di Taung» ha qualcosa da insegnarci sulla correlazione tra l’assunzione della postura eretta, il parto e l’evoluzione del cervello.
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Il fossile di Australopiteco noto come «Bambino di Taung» ha qualcosa da insegnarci sulla correlazione tra tre eventi apparentemente disgiunti: l’assunzione della postura eretta, il parto e l’evoluzione del cervello.
 
Ritrovato in Sudafrica nel lontano 1924, il cranio fossile di Australopithecus africanus conosciuto come bambino di Taung torna ad avere qualcosa da raccontare: lo fa rivelando un aspetto completamente nuovo dell’evoluzione umana. Secondo i ricercatori che hanno intrapreso lo studio, il particolare percorso che ha portato all’evoluzione del cervello umano potrebbe essere la conseguenza di altri eventi, apparentemente non correlati. Tra questi, l’acquisizione della stazione eretta da parte dei nostri antenati, un evento che modificò notevolmente le dinamiche con cui avviene il parto nella specie umana.
 

Ricostruzione dell' Australopithecus africanus noto come Bambino di Taung (Immagine: Wikimedia Commons)

 
Bipedismo, parto ed evoluzione del cervello: il sottile filo rosso che li lega
Lo studio prende spunto dalla fenditura che separa le ossa frontali nel cranio dei neonati, chiamata sutura frontale. Questa fenditura è ben evidente anche nel cranio fossile di Taung, appartenuto – secondo le stime degli scienziati - ad un bambino di circa tre o quattro anni. Confrontando il fossile del bambino di Taung con altri crani di scimmie e uomini, i ricercatori hanno potuto seguire l’evoluzione di questa struttura nel corso degli ultimi tre milioni di anni.
Come già noto in passato, la presenza di questa sutura conferisce una notevole plasticità al cranio, permettendo alla testa del bambino di adattarsi (e non subire danni) durante il parto. Lo studio apparso sulla rivista PNAS mette però in evidenza, per la prima volta, l’importanza che questa struttura ebbe nell’evoluzione del cervello umano. Il primum movens della catena di eventi che portò l’evoluzione del cervello umano su binari diversi da quelli seguiti fino a quel momento fu, con tutta probabilità, l’assunzione della stazione eretta.
 

Confronto tra il cranio di Taung (al centro) con quello di un giovane gorilla (a sinistra) e quello di un uomo (a destra) (Immagine: CT-based images by M. Ponce de León and Ch. Zollikofer, University of Zurich)

 
Ma cosa c’entra la stazione eretta con le dimensioni del cervello?
L’assunzione della stazione eretta modificò in modo significativo l’anatomia del bacino, rendendo lo spazio a disposizione del canale del parto molto più esiguo. La convergenza di questi eventi, pose la specie umana di fronte ad un dilemma evolutivo: i vantaggi del bipedismo contro quelli offerti da un cervello di dimensioni maggiori. La presenza della sutura frontale (chiamata, nei casi in cui non venga a saldarsi, sutura metopica) rappresenterebbe quindi la risposta evolutiva a questo dilemma.
Nei gorilla, negli oranghi e negli scimpanzè, la sutura frontale viene a saldarsi poco dopo la nascita. Al contrario, nella specie umana la chiusura avviene molto più tardi (intorno ai due anni) e sono comunque molto comuni casi in cui la sutura avviene solo parzialmente o non avviene affatto. La presenza di questa fenditura rappresenterebbe l’adattamento evolutivo che permise di mettere al mondo neonati con cervelli più grandi. Non solo, la sutura metopica potrebbe avrebbe giocato un ruolo chiave anche nel permettere l’espansione e la crescita del cervello dopo la nascita.
Quella che fino ad oggi sembrava una saldatura imperfetta, è stata – probabilmente – uno spiraglio aperto all’evoluzione del cervello umano come lo conosciamo oggi.

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