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La plasticità del bulbo olfattivo umano? Da rivedere

Le cellule nervose del bulbo olfattivo umano sono capace di rigenerarsi? Un nuovo studio ci dice che la loro produzione si blocca alla nascita. Con effetti su olfatto e ricadute sulla sua presunta "plasticità"
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Perché i mammiferi sono più efficienti degli esseri umani nel senso dell'olfatto? La spiegazione potrebbe trovarsi nella loro capacità di rinnovare le proprie cellule nervose all'interno del bulbo olfattivo. A differenza di quanto creduto fin'ora, una nuova ricerca ci dice che alla nostra nascita interrompiamo la produzione di cellule nervose anche in quella zona del cervello. Riaprendo la discussione sulla "plasticità" delle cellule nervose.


Lo sappiamo bene. Il nostro cane o il nostro gatto, così come altri mammiferi, hanno un olfatto più efficiente del nostro, capace di captare le molecole di odore molto più velocemente e in maniera più selettiva. Ipoteticamente questo è dovuto al fatto che, nel corso dell'evoluzione, gli esseri umani hanno avuto meno bisogno di raffinare e utilizzare questo organo di senso per la propria sopravvivenza, a differenza di altre specie animali.

Centro di raccolta degli stimoli olfattivi
Anche per Jonas Frisén, professore al Karolinska Institute di Stoccolma e ricercatore nel campo delle cellule staminali neuronali, questa potrebbe essere una delle spiegazioni del risultato dei suoi studi su neuroni del bulbo olfattivo umano, la prima “centrale di raccolta" del sistema nervoso centrale degli stimoli odorosi captati dai chemiocettori delle cellule dell'apparato olfattivo, presenti nel naso.
 
 

Un'immagine di cellule nervose del bulbo olfattivo umano al microscopio elettronico (Foto: sapere.it)

 
Cellule che invecchiano con noi
Frisén e i suoi colleghi hanno usato la tecnica del Carbonio-14 per datare l'”età” delle cellule del bulbo olfattorio e per capire se, dopo la nascita, nuovi neuroni venivano prodotti e con quale frequenza.
Il risultato sorprendente, pubblicato sulla rivista Neuron,  a cui si sono trovati davanti i ricercatori svedesi è che, a differenza da quanto creduto fino a quel momento, negli esseri umani la produzione di nuovi neuroni in quell'area del cervello si interrompe dopo la nascita. Motivo per cui a neuroni senescenti non si sostituiscono nuove cellule in grado di decodificare efficientemente gli stimoli odorosi, così come invece avviene in altri mammiferi.

Plasticità da rivedere
Lo studio ha però un'altra grande conseguenza nello studio del sistema nervoso umano. I neuroni del bulbo olfattorio, assieme a quelli presenti nell'ippocampo, negli ultimi anni erano stati considerati un esempio tipico di cellule nervose con “plasticità”, ovvero con la capacità di rigenerarsi anche dopo la nascita.

Ora questa importante scoperta riapre la discussione sulla natura “perenne” dei neuroni e pone l'accento su ulteriori studi e conferme, anche sulle cellule dell'ippocampo.

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