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Ciao Planck

Inviato l'ultimo comando a Planck, la sonda dell'ESA che ci ha svelato con una definizione senza precedenti come era fatto l'Universo alle sue origini
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Vi ricordate di Planck? Grazie a questa sonda, sviluppata dall'ESA con il contributo della NASA, oggi conosciamo meglio come è fatto l'Universo e come si è evoluto. Per quattro anni e mezzo il Low Frequency Instrument (LFI) e l'High Frequency Instrument (HFI) che viaggiano a bordo di Planck sono andati alla ricerca della radiazione cosmica di fondo (in inglese Cosmic Microwave Background Radiation o CMBR), la prima luce che si diffuse nel cosmo circa 380.000 anni dopo il Big bang, quando i fotoni cominciarono ad attraversare l'Universo. Per funzionare, però, gli strumenti di Planck devono essere raffreddati fino a temperature prossime allo zero assoluto, e questo non può succedere per un tempo indefinito: già nel gennaio 2012, HFI aveva terminato il liquido refrigerante, mentre LFI ha continuato coraggiosamente a funzionare fino al 3 ottobre. Intanto, però, il team si era dovuto preparare all'inevitabile e aveva portato la sonda dal punto lagrangiano L2 del sistema Sole-Terra a un'orbita di parcheggio intorno al Sole, prima di iniziare a disattivare i sistemi. Così, seppur a malincuore, il 23 ottobre il team di Planck ha inviato l'ultimo comando alla sonda, spegnendo il trasmettitore. Dopo quelle pioneristiche (e meno accurate) di WMAP (Wilkinson Microwave Anisotropy Probe) e COBE (Cosmic Background Explorer), i predecessori targati NASA, le mappe dell'Universo primordiale tracciate da Planck sono già entrate di diritto nell'esclusiva iconografia della cosmologia contemporanea. Studiandone le trame, gli scienziati hanno avuto conferme importanti del cosiddetto “modello standard della cosmologia”, fornendo una stima più accurata dell’età dell’Universo, della sua velocità di espansione e della natura della massa che lo caratterizza.
Questa immagine mostra tutta la radiazione a microonde presente, oggi, nell'Universo. La banda centrale caratterizza il piano su cui si trova la nostra galassia (immagine: ESA/LFI & HFI Consortia)
Steve Foley, spacecraft operations manager di Planck (European Space Operations Centre, ESOC), ha affermato: «È stato con profondo dispiacere che abbiamo dovuto portare a termine le operazioni finali su Planck, ma ora è anche tempo di celebrare una missione che ha avuto un successo straordinario.» Gli innumerevoli traguardi scientifici raggiunti grazie alla sonda Planck sono riassunti in questo video realizzato dall'ESA:
planck

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