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L’origine muscolare della nostra notocorda

L'origine della notocorda, un cordone cartilagineo caratteristico dei cordati, è rimasta a lungo un mistero. Uno studio rivela che un verme marino usa gli stessi geni per formare un muscolo, da cui si sarebbe evoluta la notocorda.
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I dischi intervertebrali della nostra spina dorsale probabilmente verrebbero del tutto ignorati se qualche dolorosa ernia, ogni tanto, non ci ricordasse la loro esistenza. Eppure hanno una lunga storia evolutiva da raccontare. Rappresentano infatti i resti della notocorda, un tubo cartilageneo flessibile che fornisce sostegno scheletrico agli embrioni di tutti i cordati. Mentre negli urocordati come le ascidie e nei cefalocordati come l’anfiosso la notocorda permane anche negli adulti, nei vertebrati come noi viene sostituita dalla colonna vertebrale, e i dischi tra una vertebra e l’altra rappresentano le sue vestigia. Ma come è comparsa la notocorda nei nostri antenati? Un indizio è fornito da un recente studio pubblicato su Science che fa luce sull’origine dei cordati, un mistero che da oltre un secolo divide gli scienziati. Ricercatori del Laboratorio europeo di biologia molecolare (EMBL) di Heidelberg, in Germania, hanno scoperto con sorpresa che, molto probabilmente, la notocorda si è evoluta da un muscolo di un verme. Le sue origini, quindi, sarebbero molto più antiche di quanto ipotizzato.
Il verme marino Platynereis ha un muscolo (in rosso) che si sviluppa nello stesso posto e ha la stessa firma genetica della notocorda (in blu) che dà origine ai nostri dischi intervertebrali (immagine: Kalliopi Monoyios)

Dal momento che i parenti più stretti dei cordati, gli echinodermi - che includono stelle marine, ricci e cetrioli di mare – non possiedono una notocorda, gli scienziati pensavano che questa struttura fosse comparsa in un nostro antenato dopo la separazione dei due gruppi. Ma come spesso succede in biologia, la verità è un po' più complessa.

Analizzando un maggior campionario di animali, le tracce dell’antichissima evoluzione della notocorda si sono rivelate in un verme marino, un anellide polichete chiamato Platynereis dumerilii. Gli scienziati hanno scoperto nella larva di questo verme un gruppo di cellule mesodermiche (il mesoderma è lo strato intermedio dei tre foglietti embrionali) con la stessa firma genetica della notocorda, ovvero la stessa combinazione di geni necessari al suo sviluppo.
 Il verme marino Platynereis dumerilii oggetto dello studio (immagine: EMBL)
Anziché formare una notocorda, però, le cellule formano un muscolo (chiamato axocorda) che corre lungo la linea mediana dell’animale, proprio dove un cordato formerebbe la notocorda. In altre parole, si tratta di strutture omologhe, che hanno cioè la stessa origine evolutiva. Il passaggio dal muscolo alla cartilagine sarebbe avvenuto perché un'asta centrale rigida rende il nuoto più efficiente, secondo l'ipotesi dei ricercatori. La maggior parte degli animali che risiedono nell’albero evolutivo tra il verme Platynereis e i cordati mostrano nella stessa posizione una simile struttura muscolare, che quindi dev’essere comparsa in un antenato comune prima che i vari gruppi si separassero. Nell’anfiosso, per esempio, tra i cordati più primitivi, la notocorda è fatta sia di cartilagine sia di muscolo. La parte muscolare, allora, potrebbe non essere un’acquisizione successiva, ma ciò che resta del sostegno di un antenato vermiforme.   Immagine banner in evidenza: EMBL Immagine box in homepage: Kalliopi Monoyios
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