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L’inquinamento da piombo rivela la storia antica di Napoli

Analisi geochimiche sui sedimenti dell'antico porto romano di Napoli rivelano l'impatto dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e di successivi eventi drammatici sull'approvviggionamento idrico della città
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Che impatto ha avuto l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. che distrusse Pompei ed Ercolano, sull’approvvigionamento idrico di Neapolis e delle altre città romane del Golfo di Napoli? Analisi geochimiche sugli isotopi del piombo accumulati nei sedimenti del porto antico hanno permesso di ricostruire gli eventi di quasi duemila anni fa.  

Il volto antico di Napoli

Tutto è cominciato nel 2004, quando gli scavi per la costruzione di una nuova linea metropolitana di Napoli hanno portato alla luce il porto romano, di cui si ignorava l’esatta ubicazione. Gli archeologi hanno così potuto studiare un deposito di sedimenti accumulati nel corso dei secoli spesso sei metri. I romani costruirono un sofisticato sistema di distribuzione dell’acqua, l’acquedotto Aqua Augusta, che garantiva l’approvvigionamento a Napoli e alle città vicine. L’acqua scorreva nelle tubature di piombo alimentando fontane e altri punti di rifornimento, prima di finire in mare in prossimità del porto.

Efficienza romana

Una parte del piombo dei tubi è stata disciolta dall’acqua e si è accumulata nei sedimenti. Studiando la composizione isotopica di questo elemento, cioè la percentuale dei diversi isotopi, un team internazionale di ricercatori ha fatto luce sugli effetti dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e i tempi di ricostruzione dell’acquedotto. I risultati sono stati pubblicati su PNAS. Le analisi hanno rivelato la presenza di due isotopi diversi del piombo, prima e dopo l'eruzione. E dimostrano che buona parte del sistema di approvvigionamento idrico della baia di Napoli andò distrutto e fu ricostruito utilizzando piombo da una o più diverse aree minerarie. Il brusco cambiamento nella composizione isotopica indica che l’amministrazione romana fu in grado di riparare l’acquedotto in tempi relativamente brevi, circa 15 anni. La messa in funzione del nuovo sistema, poi, una volta ultimati i lavori, avvenne quasi istantaneamente.

Secoli di piombo

Lo studio aiuta anche a ricostruire le diverse fasi dello sviluppo urbano di Napoli dal I al V secolo d.C., in un periodo travagliato per la storia della città e dell’impero. Il piombo è sempre presente nei sedimenti, suggerendo un ampliamento della rete idrica o il suo potenziamento nelle aree già servite. Dall’inizio del V secolo, tuttavia, i sedimenti sono meno contaminati, rivelando che la fornitura subì interruzioni durante le invasioni barbariche - quando l’acquedotto fu sequestrato per tagliare l’approvvigionamento idrico – ma anche in seguito a nuove eruzioni del Vesuvio nel 472 e nel 512, a epidemie o a collassi economici e amministrativi della città. L’archeologia e la storia, quindi, possono incontrare la geochimica per colmare pagine buie o lacunose del passato, magari anche di altre civiltà o aree geografiche.   Immagine banner in evidenza: Wikimedia Commons Immagine box in homepage: Wikimedia Commons
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