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Quante vite umane salva una buona stufa?

Cibo? Medicine? Acqua pulita? A volte basta una buona stufa da cucina, di quelle che non fanno fumo, a salvare tante vite umane.
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San Lorenzo è un piccolo villaggio del Guatemala a quasi 3000 metri sul livello del mare. Dall’altezza uno si immagina un’aria immacolata, da cima del Cristallo, e bambini dalle gote rosse come Heidi. Eppure non è proprio così.
 
 
 
Asma, bronchiti e polmoniti colpiscono i piccoli di San Lorenzo molto più della media. La causa principale, banalissima, è il fumo prodotto dai fuochi per la cucina. Lo ha provato Kirk Smith, professore all’Università di Berkeley e fra i maggiori esperti al mondo di inquinamento indoor, in uno straordinario studio che merita di essere raccontato.
 
Negli anni ’90 Smith comincia a seguire più di 500 famiglie del villaggio, scegliendole in base a due criteri: la presenza di donne incinte e di bambini sotto i 4 mesi di età. Come potete vedere in questo video, le famiglie sono divise a caso in due gruppi: nelle case del primo gruppo si installano stufe per cucinare che non fanno fumo (sono collegate all’esterno tramite una canna fumaria e un camino), mentre l’altro gruppo continua a cucinare su un semplice fuoco (dopo due anni anche al secondo gruppo saranno donate le stufe più moderne). E ovunque nella casa, sui muri e sui vestiti delle donne e dei bambini, sono distribuiti sensori e trasmettitori elettronici in grado di raccogliere dati sulle emissioni di particelle, il livello di monossido di carbonio e tanto altro. Potete vedere i due tipi di cucina e i sensori in queste foto tratte da una presentazione di Smith e in questo video come si è svolto lo studio:
 
 
 
 
Ogni settimana il gruppo di Smith esegue un check-up alle famiglie e combina i dati medici con quelli raccolti dai sensori, seguendo così l’esposizione personale agli inquinanti e i loro effetti in tempo reale. Attraverso i dati rilevati dallo studio, Smith sa se le persone escono o meno dalla stanza quando accendono il fuoco; sa quanto fumo c’è nella stanza quando tossiscono; sa quanto monossido di carbonio c’è nel loro respiro e così via.
 
Dal fumo delle stufe alla Fondazione Gates
 
Le stanze dove si cucina in modo pulito hanno le pareti chiare e l’aria trasparente; quelle dove si accendono fuochi sono tutte nere e dense di aria spessa e irrespirabile. L’apparenza però non basta a cambiare questa situazione: ci vogliono dati inoppugnabili, e Smith ne ha da vendere. Per la prima volta è possibile dimostrare che i bambini che abitano nelle case con le cucine«moderne» hanno una probabilità fra il 65 e l’85% inferiore di contrarre la polmonite rispetto a quelli che vivono a contatto con i fuochi. I numeri, impressionanti e pubblicati in una serie di articoli su Lancet, convincono varie ONG, fra cui la Fondazione Gates, a stanziare generosi finanziamenti per lo sviluppo e l’introduzione di stufe da cucina pulite in molti paesi poveri.
 
Sì, perché oltre agli abitanti di San Lorenzo, ci sono 3 miliardi di persone che nel mondo cucinano bruciando legno, carbone, letame o altri combustibili solidi. Il  numero di vite umane che si possono salvare con stufe migliori si aggira sui 2 milioni in 2 anni (le stime sono pubblicate sulla serie di Lancet). Sono ordini di grandezza paragonabili agli effetti dei vaccini contro le malattie infettive.
 
Un profumo letale
Secondo i parametri dell’Environmental Protection Agency americana, l’aria è pulita quando contiene meno di 15 microgrammi di particelle sottili per metro cubo; una concentrazione 5 volte superiore fa suonare l’allarme anti-fumo; un fuoco medio ne produce 300 volte di più, e lentamente uccide. Per quanto dolce sia il profumo del caminetto, il fumo prodotto dal legno che brucia è una miscela nociva di agenti chimici fra cui benzene, formaldeide, diossina e altro. Ogni foglia in più vi aggiunge i propri composti, formando un fumo talmente corrosivo da consumare un pezzo di acciaio non trattato in meno di un anno. Gli effetti sull’organismo non sono da meno. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità il fumo indoor prodotto dall’uso di legno, carbone, letame o altri combustibili solidi uccide ogni anno un milione e mezzo di persone ed è il quarto fattore di rischio per la salute nei Paesi in via di sviluppo, dopo la malnutrizione, i rapporti sessuali non protetti e l’acqua contaminata; provoca una lunga serie di malattie, fra cui polmonite, bronchite, enfisema, cataratta, cancro, malattie cardiache, alta pressione e basso peso alla nascita; e donne e bambini sono i più esposti.
 
Basterà il sostegno delle ONG a cambiare tutto questo? Sì se le stufe pulite saranno molto economiche (dovranno costare meno di 10 dollari) e se piaceranno a chi cucina. Non si può infatti contare sulla consapevolezza delle persone riguardo ai danni sanitari della fuliggine. Come non pensare alla vecchia nonna ottantenne che ha cucinato tutta la vita su un fuoco e sta benone? Il fumo prodotto dal fuoco è considerato più un fastidio che un rischio per la salute.
 
Come si costruisce una buona stufa
In base all’American Clean Energy and Security Act del 2009 una buona stufa riduce:
 
  1. l’uso di combustibile di più del 50%
  2. l'emissione di nerofumo oltre il 60%
  3. le polmoniti infantili di più del 30%
Come si costruisce una stufa così? Gruppi di ingegneri ed esperti, in buona parte volontari come quelli dell’Approvecho Research Center, passano il tempo a sviluppare e testare nuove stufe. Guardate qui che cosa riescono a fare:
 

 
Dato che ogni fuoco per la cottura rilascia fra 1000 e 2000 grammi di fuliggine all’anno e che 3 miliardi di persone si nutrono in questo modo, diffondere stufe pulite potrebbe essere una buona cosa anche per il problema del riscaldamento climatico (pare che un grammo di nerofumo, assorbendo la luce solare, riscaldi l’atmosfera tanto quanto un radiatore da 1500 watt acceso per una settimana).
 
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Ho trovato gran parte dei dati di questo post nel bellissimo reportage di Bulchard Bilger, Hearth Surgery, pubblicato sul New Yorker del 21-28 dicembre 2009.

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