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Medicina Vintage

"Per essere un medico bisogna osservare e Galeno era un osservatore straordinariamente potente. E se osservi devi pure pensare. È un messaggio molto importante anche per un medico di oggi: collegare osservazione e pensiero".
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Si dice che gli americani non hanno il senso della storia. Sarà, ma i luoghi comuni non sempre sono veri e la storia della medicina è comunque un'eccezione. 
 
 
La Medical Historical Library dell’Università di Yale è maestosa e odora di amore per la storia anche attraverso lo schermo. Qui, accanto a un’impressionante collezione di libri, si organizzano mostre, reali e virtuali, come questa su Harvey Cushing, il fondatore della moderna neurochirurgia (oltre che il padre della stessa biblioteca).
 
Da Yale andiamo a Washington. La National Library of Medicine ha messo in rete una collezione di oltre 70,000 immagini di storia della medicina. Curiosando ho trovato le statistiche del dottor Semmelweis, un medico di Praga che contando il numero di donne che morivano di febbre puerperale capì quanto era importante che i giovani medici, dopo avere seguito le lezioni di anatomia in prossimità dei cadaveri, si lavassero le mani prima di visitare le donne prossime al parto.
 
 
Troppo avanti per il suo tempo il dottor Semmelweis, con le scoperte sulla setticemia ha vissuto un’esistenza eroica e insieme sfortunatissima, che è stata raccontata in maniera magistrale da Celine nella sua tesi di laurea, oggi pubblicata in un piccolo libretto Adelphi che potrebbe essere letto in ogni scuola.
 
Voliamo a ovest, fino alla Louise M. Darling Biomedical Library dell’Università della California a Los Angeles. Qui ci aspetta una mostra sulla storia del vaiolo e della sua eradicazione, piuttosto interessante.
 
Tornando nella vecchia Europa mi imbatto in questa estrazione di un molare, da mostrare a chi ha paura del dentista (nel Seicento era mooooltoo più pauroso!).
 
 
Il quadro, di Theodoor Rombouts, è di proprietà della Wellcome Library, forse la più ricca collezione al mondo di immagini mediche. A farci un giro c’è da perdere la testa. Guardate per esempio questa foto di una infermiera del Park Royal Hospital di Londra, che nel 1925 porta a prendere un po’ d’aria una truppa di piccoli pazienti:
 
 
Ogni immagine è una storia, con luoghi, persone, vicende, scoperte che se solo avessi tempo mi metterei a seguire come un cane dietro ai tartufi. Insomma, avrete capito che mi piace la storia della medicina.
 
Uno dei medici che mi è più simpatico è Galeno, dottore di più di un imperatore romano nel secondo secolo d.C. Nato nel 129 d.C. a Pergamo, una città di lingua greca ai confini dell’Impero, nell’attuale Turchia, aveva studiato ad Alessandria d’Egitto e aveva poi passato 60 anni o più della sua vita a Roma.
Sappiamo che i Romani praticavano una qualche forma di medicina nel secondo secolo d.C., ma che cosa capivano sul funzionamento del corpo umano? Un po’ di tempo fa ho imparato delle cose ascoltando quest’intervista della radio britannica “Naked Scientist” al professor Vivian Nutton, uno fra i maggiori studiosi di Galeno, dell’University College di Londra.
 
Galeno pensava che l’anatomia fosse la chiave per capire la medicina, ma non aveva mai dissezionato un cadavere. Era un chirurgo e per vedere e capire come funzionava un organismo vivente aveva fatto pratica operando gli animali o studiando gli scheletri.
All’epoca non era permesso osservare i corpi umani. La ragione era un tabù, piuttosto che una vera e propria proibizione legale. Galeno però non perdeva occasione per osservare un corpo umano, passeggiando per esempio in un campo di battaglia o guardando le persone appese ai patiboli. Un gusto macabro, penserete. In realtà credo che fosse soltanto appassionato di anatomia e del suo mestiere, e quelle erano le uniche occasioni che i costumi del tempo concedevano a un medico come lui per osservare un corpo umano.
 
Galeno aveva prodotto una mole sterminata di opere, stimate in oltre 600 trattati, meno di un terzo dei quali sono giunti fino a noi. Su uno di questi testi, rimasto dimenticato per circa 500 anni, ha studiato a lungo Nutton. Intitolato “Sui movimenti problematici del corpo”, in questo testo Galeno cercava di capire come funziona la relazione fra il cervello e le altre parti del corpo. Secondo Nutton “Galeno si poneva tutte le buone domande, ma le risposte che si dava erano tutte sbagliate”, perché poteva soltanto osservare da lontano e mai dissezionare. Ma la sua attitudine era sperimentale, nei limiti che gli erano consentiti all’epoca.
La visione di Galeno diventerà dominante nella medicina medievale, che tuttavia utilizzerà le sue conclusioni senza perseverare anche nella sua attitudine empirica. Per questo bisognerà attendere il sedicesimo secolo, quando la dissezione diventerà la vera base dell’anatomia umana.
 
 
Rembrandt, Lezione di anatomia del dottor Tups, Mauritshuis, L'Aia

Che cosa abbiamo imparato da Galeno? La conclusione di Nutton è che “per essere un medico bisogna osservare e lui era un osservatore straordinariamente potente. E se osservi devi pure pensare. È un messaggio molto importante anche per un medico di oggi: collegare osservazione e pensiero”.

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