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“Mamma, vieni a vedere, c’è una margherita stranissima!”

Due margherite fuori dall'ordinario compaiono in un giardino di Milano e scatenano una ridda di ipotesi. Quale sia la causa nessuno lo saprà mai, ma è una buona scusa per imparare qualcosa di interessante su una caratteristica curiosa delle piante vascolari: la fasciazione.
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È metà aprile e sto scrivendo su un argomento un po’ complicato, se chi studia sui reader ricorda quanto chi studia sul libro di carta. Ho i minuti contati e la testa lontana dalla natura, dai fiori, dalla primavera. “Adesso non posso venire a vedere la margherita stranissima, magari vengo più tardi”.

“Come, più tardi?”, chiede l’adolescente. “Devi venire subito!”, ordina la cugina novenne, “È un esemplare più unico che raro”. La nonna, soave ma non meno perentoria, chiude il coro con un “Non puoi proprio non venire a vedere”.
 
Mi preparo a scendere quando la margherita, anzi, le margherite (due gemelle), piombano recise sul mio tavolo, in un bicchierino con dell’acqua. La fiducia che avrei fatto l’ispezione sul campo era minima.
 
“Guarda, sono deformi”, comincia una. “Sì, sono mostruose”, dice l’altra. Provo a intercedere “Ma no, dai, non sono mica così brutte, poverine”.
 
“Perché sono nate così?” chiede la piccola. “Non so, potrebbero essere delle margherite mutanti”, azzardo io, e intanto penso già ad altre spiegazioni plausibili, ma lei ha fretta di sapere.
 
“Che cos’è un mutante?” Provo a buttare lì una spiegazione a portata di bambina. “Un mutante è qualunque variazione che puoi notare in una pianta, un animale, un essere umano. Pensa per esempio a quanto possono essere diversi i colori degli occhi o dei capelli. Noi stessi siamo nell’insieme il prodotto di tante mutazioni nel DNA che hanno dato origine al nostro modo di vivere. Senza tutte quelle mutazioni probabilmente non ci saremmo, e l'evoluzione non avrebbe materia prima su cui lavorare".
 
“Saremmo ancora delle scimmie”, dice la novenne, che ha colto subito quel che c’era da capire.
 
“Ma che cosa può aver reso mutanti queste margherite?” Adesso andiamo sul difficile.Può essere stato un errore di copiatura del DNA. Pensa a quando copi un compito dalla brutta alla bella e ci infili uno strafalcione. Ecco, se la bella con l’errore la fotocopi e la distribuisci ai tuoi amici, avrai tante copie con lo stesso errore. Nel DNA di queste margherite magari è successa una cosa simile: nel nucleo di una cellula si è verificato un errore che non c’è nelle altre margherite normali, e poi si è via via copiato in tutte le cellule, man mano che la margherita è cresciuta”. Del resto, solo per ragioni statistiche qualche mutante ce lo possiamo aspettare in mezzo alle migliaia e migliaia di margherite che sono fiorite nel terreno umido, scaldato dal primo caldo.
 
La maggioranza delle variazioni ha un aspetto che ai nostri occhi appare “normale” perché è nella norma delle cose che ci aspettiamo: una pianta è più bassa, una è più alta, una ha un fiore un po’ più grande, una ne ha uno un po’ più piccolo. Ma la variazione cresciuta in giardino è fuori dall'ordinario: le due teste fiorite sono grandi almeno il doppio di una normale e sono allungate, come se in ciascun fiore due margherite si fossero fuse. E sotto, la stranezza continua nei fusti, che hanno uno spessore doppio del normale e sono appiattiti.
 
Le due margherite stranissime
che sono nate nel mio giardino a metà aprile (foto dell’autrice)
 
Wiki mi aiuta. Trovo che le margherite hanno una caratteristica che si chiama fasciazione, “una variante relativamente rara della crescita delle piante vascolari”. Come spiegare alle ragazze di che si tratta? Proviamo così: piantine come le margherite crescono normalmente da una punta, chiamata meristema apicale, le cui cellule sono concentrate attorno a un’area più o meno centrale. Queste cellule si riproducono dando luogo al gambo della margherita, la cui forma è grosso modo cilindrica. Con la fasciazione, invece, il fusto cresce piatto o ramificato, assumendo la forma a nastro che avete visto. Ma potrebbe anche crescere increstato o contorto. E questo non accade soltanto nel fusto, ma anche nelle radici, nei frutti e nel fiore.
 
Il meristema apicale normale (B) e con fasciazione (C) di Arabidopsis thaliana,
ingrandito con il microscopio elettronico a scansione
(da P. Laufs et al., Cellular Parameters of the Shoot Apical Meristem in Arabidopsis, The plant cell, 1998)
 
La fasciazione avviene anche in altre specie, come i pomodori, il tabacco, la soia e il mais. La pianta in cui si è studiata maggiormente è l’Arabidopsis thaliana, in assoluto la pianta più utilizzata in laboratorio. Ci sono varie forme di Arabidopsis con la fasciazione e quelle di cui sappiamo di più hanno mutazioni nei geni CLAVATA. Si tratta di geni attivi nelle cellule dell’apice meristematico che danno origine al fusto della pianta. Queste cellule sono equivalenti alle staminali degli animali: una sorta di fabbrica di tutte le cellule che formano la pianta intera, dal fusto alle foglie e ai fiori. I geni CLAVATA garantiscono che la velocità con cui queste cellule si moltiplicano sia adeguata per la pianta. Ma se sono mutati, la pianta produce più cellule di quelle necessarie e il risultato è una pianta con la fasciazione.
 
“Sì, ma non mi hai detto che cosa può causare questa fasciazione”, insiste la novenne, che per ora non è molto affascinata dai meccanismi biologici e vuole andare al sodo. Provo a semplificare. “Gli errori di copiatura possono avvenire casualmente, oppure possono essere indotti da moltissime sostanze o agenti che si trovano nell’ambiente. Il sole, per esempio, provoca un mucchio di mutazioni. Per fortuna la maggioranza delle mutazioni è innocua, non dà alcun segno di sé, e il nostro organismo sa anche ripararne molte. Alcune invece restano, e se capitano nel DNA delle cellule che producono le uova o gli spermatozoi, sono trasmesse alla generazione successiva.
 
Il gruppo allargato si fionda su Google. “Cerchiamo margherita mutante”. “No, scrivi mutant daisy, in inglese, così trovi più risultati”.
 
“Ho trovato, è stato il cromo esavalente. La famiglia si lancia in ipotesi una più terrificante dell’altra. In pochi minuti abbiamo stabilito che le margherite sono certamente mutanti, e che la causa altrettanto certa della mutazione è un metallo pesante. “Nonna, devi fare esaminare il terreno!”.
 
Prima che qualcuno chiami i NAS, provo a riportare il clan alla ragione. Ricordo che nel nostro giardino non c’è mai stata un’acciaieria e mi impegno a cercare qualche ipotesi più plausibile. “Sì, dai, scrivi un post sulle margherite che abbiamo trovato”.
 
Dopo varie ricerche esce un articolo che parla delle possibili cause della fasciazione in modo affidabile. Un genetista canadese, Malcolm Campbell, ha trovato un fiore di tarassaco che assomiglia molto alle nostre margherite. Fra le cause possibili elenca “fattori ormonali, genetici, ambientali, infezioni da batteri, virus e funghi”. Ma una delle cause più probabili è verosimilmente un fatto meccanico: una lesione che ha messo KO le cellule apicali, per esempio uno shock termico, oppure il morso di un erbivoro o di un insetto. O ancora un’infezione: c’è perfino un parassita delle piante, il batterio Rhodococcus fascians, che deve il suo nome alla capacità di provocare la fasciazione.
 
In effetti, fra tutte le cause possibili, la mutazione è forse l’evento meno probabile. Infatti, se in un animale o in un essere umano, entrambe le copie di un gene devono essere mutate per osservare l’effetto di una mutazione recessiva, in molte piante le copie di ciascun gene sono almeno tre, e la probabilità che tutte e tre siano mutate fa sì che l’evento sia decisamente raro.
 
La famiglia si placa. Dopo un turbinio di ipotesi, il morso di qualche banale insetto o l’infezione di uno squallido batterio sembrano più convincenti di una mutazione provocata dal cromo esavalente, e le testoline alla ricerca di un nesso di causa ed effetto si tranquillizzano.
 
Da quando le ragazze hanno trovato le margherite con la fasciazione è passato un mese. Nonostante il freddo e la pioggia, il prato è pieno di margherite dall’aspetto fin troppo normale e nessun altro esemplare strano è apparso finora. Non sapremo mai che cosa ha causato la fasciazione nelle due margherite più strambe del giardino, ma è stato bello ragionare con le ragazze e la nonna; formulare delle ipotesi più o meno ragionevoli; imparare qualcosa su questo curioso fenomeno. Di certo non faremo esaminare il terreno, ma ci godremo giardino e margherite prima che a guastare la festa arrivino le zanzare.
 
Per scrivere questo post ho letto Hopeful monsters di Malcolm Campbell su Scilogs e ho consultato la voce di Wikipedia sulla fasciazione. Su questo sito potete vedere diversi esempi di fasciazione in altre specie. Ho trovato un’altra margherita con la fasciazione sul simpatico sito iSpot, dove la gente può inserire osservazioni naturalistiche. A volte la fasciazione crea margherite molto belle, come questa. La foto in apertura è tratta da Wikipedia.
margherita

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