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James Bond: la spia che amava la bottiglia

Tre medici si divertono a contare uno a uno i drink di 007, a stabilire le unità di alcol ingurgitate, e a concludere che, nonostante l'apparenza favolosa, James Bond era un alcolizzato all'ultima spiaggia. Un divertimento da scienziati, con un messaggio serio: bevete il meno possibile. E se bevete tanto smettete. Il futuro è radioso per chi ha il coraggio di abbandonare la bottiglia.
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Leggendario agente segreto, tiratore scelto, fumatore, donnaiolo e… ubriacone. Tre medici inglesi, Graham Johnson, Indra Neil Guha e Patrick Davies, di Nottingham e Derby, hanno deciso di documentare una per una tutte le bevute di 007, dai preferiti Vodka Martini alle birre, ai drink non meglio identificati. Da gennaio a giugno 2013 due dei tre autori hanno letto sette libri ciascuno, delle quattordici storie che Ian Fleming ha dedicato a James Bond. Per ogni bevuta hanno preso un appunto, calcolando le corrispondenti quantità di alcol. I risultati sono pubblicati sul British Medical Journal del 12 dicembre 2013. Nei libri di Fleming non c’è l’etilometro, perciò gli autori hanno usato per i loro calcoli le tabelle del National Health Service che dicono quante unità medie di alcol ci sono in un bicchiere o una bottiglia dei vari tipi di alcolici (in Gran Bretagna un’unità di alcol è definita come 10 ml o 8 g di etanolo puro; in Italia un’unità vale 12 g di alcol puro; e se siete curiosi di sapere quanto avete bevuto, qui c’è un comodo calcolatore). In caso di bevute condivise, gli autori hanno considerato una ripartizione equa dei drink, mentre hanno avuto qualche difficoltà in più a stimare le unità di alcol quando Fleming ha scritto di “molti drink”, o del “carrello dei liquori” o di “serie ubriacature”. Le ricette dei cocktail sono state consultate su Wikipedia. Un eccentrico condensato di ironia britannica è calato nella struttura seria e formale di un vero articolo scientifico. Si ride dalle prime righe dell’abstract, quando gli autori dichiarano il luogo in cui lo studio si è svolto (“Una comoda poltrona nella casa degli autori”) e i nomi dei partecipanti (“Comandante James Bond, 007; Mr Ian Lancaster Fleming”). Ma il divertimento è anche un modo per attirare l’attenzione sull’alcolismo, un problema serio, grande e in crescita. Dalla prigione con amore. Nei 123,5 giorni descritti, Bond non ha potuto bere per ben 36 giorni a causa di pressioni esterne (ricoveri in ospedale, arresti, periodi di riabilitazione). Restano 87,5 giorni in cui il consumo totale di alcol è stato di 1150,5 unità, corrispondenti a 92 unità medie a settimana (per darvi un’idea, una decina di bottiglie di vino o più di 50 cocktail di superalcolici ogni sette giorni). La massima dose giornaliera è stata di 49,8 unità (nel terzo giorno di Dalla Russia con amore). Ma Bond potrebbe avere bevuto ben di più, fino a 130 unità d’alcol a settimana, dato che molti studi hanno dimostrato che la gente in genere sottostima il proprio consumo di alcol di circa il 30%. Nel periodo in cui non aveva limitazioni a bere si è astenuto soltanto per 12,5 giorni, poco meno del 15% del tempo. Prima di mettersi alla guida, Bond butta sempre giù qualche drink. In Missione Goldfinger beve 18 unità di alcol mentre cena con Auric Goldfinger, per poi tornare a casa in macchina. In Casino Royale si scola oltre 39 unità prima di un inseguimento ad alta velocità, al termine del quale perde il controllo e passa 14 giorni in ospedale (sempre in Casino Royale, un giorno fuma anche 70 sigarette, e sappiamo quanto il mix di alcol e fumo sia micidiale!). Gli autori si augurano che la lezione sia stata salutare.

Una bevutina passionale in Missione Goldfinger (fonte: SFGate)

+ 0,5 - Guida un altro giorno. Se oggi Bond fosse al volante della sua Aston Martin in Italia, gli avrebbero già ritirato la patente, dato che il limite è 0,5 grammi di alcol per litro di sangue. Ma la nostra spia preferita, nonostante la sbronza perenne, fa cose incredibili quando è in servizio: gestisce situazioni di grande stress che richiedono straordinarie abilità fisiche e intellettuali. Dato che l’alcol limita la capacità di giudizio, la coordinazione dei movimenti, le capacità motorie, e genera anche irrazionalità e emozioni alterate, gli autori notano che le prestazioni di 007, incluse quelle sessuali, sono verosimilmente pura fiction. Uno non è abbastanza. Nel corso della sua carriera Bond ha bevuto molto all’inizio, un po’ meno in mezzo, di nuovo molto verso la fine. Una possibile ragione della ripresa potrebbe essere la morte della recentissima moglie, deceduta in Al servizio segreto di Sua Maestà nel 1963. Bond cercava forse consolazione nell’alcol? L’andamento variabile del consumo è comunque condiviso da molti alcolisti con cirrosi epatica, al di là dei possibili lutti.

  Il consumo settimanale di alcol di James Bond negli anni di pubblicazione dei libri di Fleming (fonte: British Medical Journal)

L’uomo dal fegato d’oro. Con oltre 60 g di alcol al giorno, Bond è un bevitore di categoria 3 secondo il Sistema sanitario britannico: il gruppo a più alto rischio di tumori, ipertensione e cirrosi. Bond è anche ad alto rischio di disfunzione sessuale, cosa che dovrebbe nuocere alla sua passione per le belle donne. Per evitare simili problemi il Ministero della Salute italiano raccomanda che un maschio adulto non superi due unità alcoliche al giorno, equivalenti a circa due bicchieri di vino; la raccomandazione si riduce a una unità per le donne e per le persone sopra i 65 anni; e a zero alcolici per i minori di 18 anni. Le raccomandazioni italiane sono più restrittive di quelle britanniche, anche se queste consigliano almeno due giorni di astinenza completa alla settimana.

Beveva anche nella vasca da bagno (fonte: SFGate)

Morire a 59 anni per la bottiglia. Dati sull’aspettativa di vita dei veri agenti segreti nel mondo sono, non sorprendentemente, difficili da trovare. In Moonraker Bond riflette che con ogni probabilità sarà ucciso prima di compiere 45 anni (peraltro, è questa l’età del pensionamento obbligatorio per gli agenti di categoria “00” del MI6, il servizio segreto britannico). Non venisse ucciso in azione, è verosimile che a ucciderlo sia la bottiglia. Infatti i malati di cirrosi epatica in media superano raramente i 59 anni e Ian Fleming, bevitore e fumatore, è morto a 56 (qui lo potete vedere in una splendida foto di Cecil Beaton, davanti una collezione di bottiglie più o meno vuote). Quindi l’alcol assunto a lungo e in modo massiccio accorcia drammaticamente la vita, molto più delle altre malattie croniche per cui l’aspettativa di vita media è attorno agli 80 anni. “Shakerato e non mescolato”, così Bond vuole il suo Vodka Martini. Gli autori notano però che la ricetta del cocktail preferito da 007 stabilisce il contrario: mescolato e non shakerato. Quindi, secondo gli autori, l’errore marchiano di Bond sarebbe una copertura per nascondere il tremore dell’alcolista che gli renderebbe impossibile mescolare i suoi drink senza rovesciarli. L’esposizione cronica a sostanze tossiche come l’alcol può in effetti causare un danno al cervelletto, il sito del coordinamento motorio nel cervello, e provocare sintomi come il tremito delle mani.

  007 mentre si prepara un Vodka Martini: forse gli tremano le mani (fonte: WEST)

Amatore o alcolista? Uno strumento per identificare la dipendenza da alcol è un questionario con quattro domande. Se la risposta è positiva ad almeno due domande, occorre approfondire. * Hai mai sentito il bisogno di ridurre gli alcolici? * Ci sono persone che ti hanno giudicato per quanto bevi e il loro giudizio ti ha infastidito? * Ti sei mai sentito in colpa per avere bevuto? * Hai mai avuto bisogno di un drink come prima cosa al mattino per stabilizzare i nervi o per liberarti dai postumi di una sbornia? In Thunderball - Operazione tuono Bond riconosce il suo alto consumo di alcol e dice di sentirsi meglio quando beve meno. Ammette anche che certe volte ha bisogno di bere dal primo mattino, per esempio un cocktail come il Prairie Oyster per superare la sbornia della sera precedente. Sempre in Thunderball si secca quando M, il suo capo, mette in discussione le sue bevute. Quindi, secondo gli autori Bond avrebbe risposto sì a tre domande su quattro; riguardo all’ultima, francamente, chiedere che una spia e un assassino abbia dei rimorsi di qualunque genere è chiedere troppo. No, Bond non ha mai mostrato sensi di colpa per le sue ubriacature.

 

La geniale infografica dell’articolo (si ingrandisce cliccando. Fonte: British Medical Journal)

La sbornia non muore mai. Gli affezionati a 007 avranno notato che in Skyfall Bond ha abbandonato il suo beneamato cocktail per una birra di una marca famosa. Caduta di stile a parte, sembra che la novità abbia fruttato ai produttori ben 45 milioni di dollari di sponsorizzazione. È chiaro che l’alcol, pur essendo a tutti gli effetti una droga molto pericolosa, non è soltanto accettato socialmente, ma gode di una luce assai favorevole nei film e nello spettacolo in genere. Una luce che contrasta con la serietà del problema. Due milioni e mezzo di persone nel mondo muoiono ogni anno per consumo di alcolici: è come se quasi tutti gli abitanti di Roma sparissero ogni 12 mesi soltanto per l'alcol. La morte è in genere causata da incidenti, cirrosi epatica, avvelenamento e tumori. I casi di cirrosi epatica sono cresciuti in Gran Bretagna di oltre il 200% negli ultimi vent’anni! E la malattia è uno primi cinque top killer nel Paese. Soltanto in Europa dell’Est la situazione è altrettanto grave. In Italia per ora non si vede una simile crescita della malattia, ma il consumo di alcol, e in particolare di superalcolici, è in aumento fra i giovanissimi e questo è un fatto allarmante, cui occorre porre rimedio. Chissà che la storia delle bevute di James Bond non faccia riflettere qualche ragazzo o ragazza? Il domani è roseo per chi smette. Il fegato infatti è un organo meraviglioso: da un lato è il nostro artificiere personale, capace di “disinnescare” quasi ogni “bomba” tossica che ingurgitiamo; dall’altro lato è in grado di autorigenerarsi, almeno entro certi limiti. Perciò il fegato può riprendersi e tornare a funzionare normalmente, a condizione che uno eviti di bere totalmente per almeno sei mesi o un anno, evitando così il danno quotidiano al fegato. E che poi si mantenga entro le dosi raccomandate. Considerazioni etiche. L’impatto dello studio sulle spie britanniche di fantasia è stato considerato minimo dagli autori, che perciò non hanno cercato di ottenere l’approvazione di un comitato etico. Né hanno provato a ottenere la firma del Comandante Bond sul consenso informato, il principale ostacolo a tale adempimento essendo la sua natura fittizia e quindi l’impossibilità di fornire un consenso valido.
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Schermata 2014-01-05 a 19.47.30
Schermata 2014-01-05 a 19.47.30

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