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Tu Youyou: dalla medicina tradizionale cinese al Nobel

La storia della scienziata cinese che negli anni Settanta ha scoperto l’artemisinina efficace contro la malaria studiando antichi testi cinesi

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Nel 1967 il Vietnam era martoriato da una guerra che durava da oltre un decennio e che era destinata a durare quasi altrettanto. Ad affrontarsi erano due schieramenti figli della Guerra Fredda: da una parte il Sud sostenuto dagli Stati Uniti e altri paesi filo-occidentali, dall’altra il Nord con l’appoggio dell’Unione Sovietica e altri paesi filo-comunisti. Ma a peggiorare la situazione per gli eserciti di entrambe le parti era il dilagare della malaria, che riduceva il numero di soldati in grado di combattere. Per questo motivo, il presidente del Vietnam del Nord Ho Chi Minh e il primo ministro Zhou Enlai avevano chiesto aiuto alla Cina, riuscendo a convincere Mao Zedong, il presidente della Repubblica Popolare Cinese nonché del Partito Comunista Cinese. Ed è proprio quest’ultimo che il 23 maggio del 1967 lancia il progetto militare segreto chiamato Progetto 523 per la ricerca di un rimedio alla malaria.

A capo di quel progetto c’è una chimica farmaceutica con alle spalle studi approfonditi sulla medicina tradizionale cinese, ma anche una solida preparazione sulla medicina occidentale. Il suo nome è Tu Youyou e le ricerche del suo gruppo l’avrebbero portata alla scoperta di una nuova medicina contro la malaria e a vincere il premio Nobel nel 2015.

Chi è Tu Youyou

Tu Youyou (in cinese: 屠呦呦) nasce il 30 dicembre del 1930 a Ningbo, una importante città portuale della Cina orientale che oggi conta più di nove milioni di abitanti. Nelle note biografiche che ha scritto in occasione del conferimento del Nobel, Tu scrive che «sebbene quando ero bambina la Cina stesse attraversando un periodo tumultuoso, ho avuto la fortuna di aver completato una buona istruzione dalle elementari alle medie», una situazione favorita dalla posizione di bancario del padre. Un momento decisivo per le sue scelte future arriva a sedici anni, quando Tu è costretta a interrompere per qualche tempo gli studi secondari a causa della tubercolosi: cercare di far star bene le persone diventerà da allora una delle motivazioni che le fanno scegliere di studiare farmacologia all’università.

All’epoca dei suoi studi universitari, la Cina era profondamente diversa da quella di oggi. Lo ricorda Tu stessa:

All’inizio degli anni Cinquanta la Cina non disponeva di risorse mediche. Nel paese c’erano solo circa ventimila medici e diverse decine di migliaia di medici tradizionali cinesi.

In questa situazione, nel tentativo di ammodernare la sanità e la ricerca medica nazionale senza snaturare le proprie radici culturali, il Ministero della Salute cinese organizza corsi sui fondamenti della medicina tradizionale per chi vuole studiare medicina, chimica e chimica farmaceutica. Tu, che viene da un percorso di studi più vicino a quelli occidentali, si trova così a studiare per due anni e mezzo i fondamenti di un’altra tradizione medica: una competenza in due diversi mondi che risulterà decisiva nella ricerca di un rimedio per la malaria.

Il Progetto 523

Le istituzioni militari cinesi cominciano a studiare la malaria a partire dal 1964 e tre anni più tardi viene aperto un apposito dipartimento che avrebbe dovuto trovare un farmaco per curarla. Gli sforzi, però, non danno alcun frutto. L’insuccesso di questa prima iniziativa e un generale spirito di rinnovamento delle istituzioni cinesi in quel periodo, portano a un rinnovamento anche del Progetto 523, all’interno del quale Tu si ritrova a gestire un gruppo di ricerca sulla malaria con lo specifico compito di guardare innanzitutto all’immenso repertorio di manuali e trattati della medicina tradizionale cinese.

Tu e il team del Progetto 523 scandagliano la letteratura cinese, a cominciare da opere datate tra il 1046 e il 256 a.C., all’epoca della dinastia Zhou. Febbri intermittenti, come quelle provocate dalla malaria, sono infatti note da millenni e la medicina tradizionale cinese ha sempre cercato di offrire alcuni rimedi. La speranza del Progetto 523 era di individuare tra le migliaia di pagine un’indicazione di qualche principio contenuto in una pianta che potesse funzionare. Negli anni Sessanta, infatti, non c’è solamente il problema dei soldati del Vietnam da affrontare, ma il fatto che il plasmodio che causa la malaria comincia a mostrare segni di resistenza al chinino e gli altri rimedi ricavati dalla china, un genere di piante endemiche in America meridionale appartenenti al genere Chinchona e noto in Europa fin dal XVI secolo. 

Una su duemila

Dalle ricerche nelle varie biblioteche, Tu raccoglie circa duemila ricette di medicamenti che servono a trattare diverse forme di febbri intermittenti. Da queste ricava 640 diverse preparazioni che devono essere testate in laboratorio per comprenderne l’eventuale efficacia. E tra queste ultime potrebbe esserci una molecola che ha l’effetto desiderato. Una lunga serie di insuccessi, però, non la demoralizza. Tu ritorna a studiare i testi antichi e nota due cose fondamentali per la sua ricerca. La prima è il nome di una famiglia di piante che in cinese viene chiamata Qinghao (青蒿) e che in molti testi è indicata come il rimedio per le febbri intermittenti. Bisogna però capire quale delle diverse specie è quella giusta, ma questo riferimento restringe il campo di indagine.

La seconda cosa che Tu nota nella lettura è una precisa indicazione di un trattato di Ge Hong (葛洪), un medico vissuto tra il III e il IV secolo d.C. in Cina. La frase dice: «Immergere una manciata di Qinghao in due litri d’acqua, spremerne il succo e berlo tutto». Tu capisce che fino a quel momento ha commesso l’errore di lavorare la pianta a caldo, mentre l’indicazione di Ge Hong (vecchia di quasi duemila anni) era chiara: acqua fredda! Nel giro di poco, tutti i pezzi del puzzle vanno al loro posto. Scrive Tu:

[...] il 4 ottobre del 1971 abbiamo osservato che il campione numero 191 dell’estratto di etere etilico di Qinghao mostrava un’efficacia del 100% nell’inibire i parassiti della malaria nei roditori.

Usando la specie giusta di Qinghao, quella che in occidente è nota come Artemisia annua, e trattandola a bassa temperatura, se ne può estrarre un composto che è efficace contro la malaria. Il Progetto 523 aveva trovato ciò che cercava unendo il rigore della medicina occidentale ma lasciandosi profondamente ispirare dalla medicina tradizionale cinese.

Il ritardo nel riconoscimento di Tu Youyou

La scoperta di Tu e del suo gruppo di ricerca è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) “probabilmente l’intervento farmaceutico più importante dell’ultimo mezzo secolo”. Nonostante ancora oggi la malaria non sia stata eradicata e mieta oltre 400 mila vittime l’anno, l’artemisinina, la molecola scoperta da Tu, è a tutt’oggi un efficace rimedio per combattere la malattia. Questa fondamentale scoperta, però, è stata riconosciuta dalla comunità internazionale solo molti anni dopo che Tu e il suo gruppo avevano effettuato le prime ricerche. Certo, non ha aiutato il fatto che la scoperta sia avvenuta all’interno di un programma segreto e che solo all’inizio degli anni Ottanta siano iniziate a circolare versioni inglesi delle pubblicazioni di Tu. Anche allora, però, la comunità scientifica internazionale ha mostrato alcune resistenze nei confronti di una scienziata che ha compiuto l’intero percorso di formazione e ricerca in Cina, un paese che all’epoca non rientrava nell’élite della scienza mondiale. Il riconoscimento è stato comunque tardivo, con il premio Nobel arrivato oltre mezzo secolo dopo la scoperta iniziale.

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I fiori dell'Arteminisa annua, la pianta da cui Tu ha ricavato l'artemisinina.
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Ge Hong in una incisione di Gan Bozong (periodo Tang, 618-907 d.C.)