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Perché l’alluvione di maggio 2023 è stata eccezionale

Analizziamo quanto è successo in Romagna cinque mesi fa, cercando di capire quali sistemi di monitoraggio hanno funzionato e dove migliorare

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Nella prima metà di maggio 2023 si sono verificate due alluvioni nell’arco di pochi giorni in una vasta area dell’Emilia-Romagna, di parte delle Marche e della Toscana. I due eventi hanno colpito soprattutto la Romagna, nelle province di Ravenna e Forlì-Cesena, e sono stati eventi eccezionali. Il primo è avvenuto dal 1 al 3 maggio, mentre il secondo si è verificato dal 15 al 17 maggio. In entrambi i casi sono caduti più di 200 millimetri di pioggia in 36 ore. Questi quantitativi sono sicuramente eccezionali se presi singolarmente, ma lo sono ancora di più se consideriamo che si sono verificati a distanza di soli 15 giorni esattamente sullo stesso territorio.

Durante il primo evento la siccità che aveva interessato la zona nei mesi precedenti ha avuto un ruolo importante perché ha reso il terreno duro e impermeabile. I suoli induriti dalla carenza di acqua hanno una minor capacità di assorbire le precipitazioni. Al contrario, durante il secondo evento, i suoli hanno assorbito poca acqua perché erano prossimi alla saturazione, cioè erano già pieni di acqua a causa delle piogge cadute nei giorni precedenti; così la maggior parte delle intense precipitazioni sono andate a ingrossare i corsi d’acqua, ancor più di quanto accaduto a inizio maggio. Insieme alla bassissima pendenza dei terreni, l’elevata saturazione è stata anche una delle cause che ha portata l’acqua a non defluire al termine delle precipitazioni. Anche per questa ragione, le aree sono rimaste allagate per più di 15 giorni.

Nel secondo evento, in sole 12-18 ore il livello dei corsi d’acqua è aumentato di oltre 6 metri, equivalente all’altezza di un palazzo di due piani. Il deflusso delle acque in superficie e nel sottosuolo verso i corsi d’acqua ha provocato onde di piena improvvise ed esondazioni. Nell’arco di due giorni sono esondati 23 corsi d’acqua. In alcune aree le esondazioni sono state aggravate dalla rottura degli argini, anch’esse legate alla violenza delle onde di piena.

Avremmo potuto fare qualcosa per evitare i danni?

Dobbiamo essere consapevoli che le opere di mitigazione del rischio non ci possono proteggere da piene così eccezionali. La manutenzione dei corsi d’acqua, così come la costruzione di invasivasche di laminazione, può mitigare il rischio di alluvione, ma eventi meteorologici di tale intensità sono destinati a provocare esondazioni e danni anche in futuro. Non possiamo pensare di eliminare completamente il rischio alluvionale.

La Protezione Civile ha allertato la popolazione in modo preciso e con netto anticipo in entrambi i casi. L’evento di pioggia estremo è stato previsto con 48 ore di anticipo: questo ha fatto sì che molti danni siano stati evitati grazie all’ottimo funzionamento del sistema di allerta nazionale. Per fare un confronto, l’alluvione avvenuta in Europa centrale a luglio 2021, ha provocato danni materiali decisamente maggiori e più di 200 morti tra Germania e Belgio, sebbene l’intensità delle precitazioni fossero decisamente inferiori.

Oggi un aiuto fondamentale ci arriva dai dati satellitari, non soltanto per il monitoraggio delle condizioni di saturazione del suolo, ma anche per monitorare con precisione le aree allagate. Per l’alluvione in Emilia-Romagna i sensori Sentinel del programma Copernicus dell’Agenzia Spaziale Europea hanno permesso di mappare le aree allagate come mostrato nella figura. I dati satellitari ci permettono, inoltre, di sviluppare ulteriori strumenti per la previsione del rischio di piena e frana, e anche per la gestione delle risorse idriche.

4 strumenti da usare in classe
1. Le immagini che derivano dai satelliti Sentinel-1 e Sentinel-2 possono essere esplorate nella piattaforma aperta di Sentinel Hub.
2. Questo video mostra un esempio delle applicazioni dei recenti dati satellitari ad alta risoluzione per il monitoraggio e la previsione delle piene fluviali e delle frane nel bacino del fiume Po.
3. In questa piattaforma interattiva è possibile anche esplorare i dati sull’intero bacino del Mediterraneo e fare analisi sui possibili scenari futuri sia per la previsione del rischio di piena, sia per la gestione delle risorse idriche. In questo articolo sono descritti maggiori dettagli e informazioni.
4. Questo strumento interattivo permette di vedere la previsione del rischio di piena nel bacino del Fiume Po.

Questi eventi avvengono più spesso che in passato

Nel bacino del Mediterraneo esiste un legame molto forte tra gli eventi meteorologici estremi e il surriscaldamento del pianeta. L’aumento delle temperature del mar Mediterraneo provoca una maggiore evaporazione che si traduce in un’atmosfera con maggiore energia. Pertanto è più facile che eventi particolarmente intensi si possano verificare.

Un esempio eclatante è rappresentato dal ciclone Daniel che a settembre 2023 ha colpito la Grecia e la Libia. I danni in termini economici e di vite umane sono stati molto più ingenti di quanto accaduto in Emilia-Romagna. L’area allagata in Grecia è stata di 730 km2, mentre in Romagna è stata di 58 km2. Anche in questo caso è possibile esplorare le aree allagate attraverso dati satellitari. L’impatto del ciclone Daniel in Libia è stato ancor più drammatico: sono morte più di 10000 persone, ma secondo le stime si potrebbe arrivare a 20000, contro i 16 morti registrati in Romagna. Questi numeri sono allarmanti e preoccupanti. E fanno capire quanto sia urgente riuscire a migliorare la capacità di previsione e di mitigazione degli eventi estremi, soprattutto nelle aree meno sviluppate del pianeta. Questa è una chiara priorità a livello internazionale, come dimostrato dal programma Early Warnings for All delle Nazioni Unite.

Rispetto al passato, quindi, gli eventi meteorologici estremi sono sempre più frequenti e questa è una tendenza che dobbiamo aspettarci anche per il futuro. Oltre alla gestione del rischio sismico, è necessario quindi imparare come comportarsi nel caso frane e alluvioni. Inoltre è fondamentale che le autorità e i cittadini restino sempre informati sull’evoluzione degli eventi estremi, scegliendo le misure da prendere sulla base della valutazione del rischio associato alla situzione in corso. Questi comportamenti possono aiutarci a salvaguardare i nostri beni, ma soprattutto le nostre vite e quelle delle persone che ci stanno vicino.

Immagine in apertura: European Commission (Dati Bendo) / Wikipedia

alluvione-1

Piogge cumulate durante il periodo 1-3 maggio (a sinistra) e 15-17 maggio (a destra): le aree rosa e rosse sono quelle in cui sono caduti più millimetri di pioggia.

alluvione-3

Aree allagate a valle dell’alluvione in Emilia Romagna ottenute attraverso immagini SAR (Synthetic Aperture Radar) alle microonde da Sentinel-1 (a sinistra) e attraverso immagini ottiche da Sentinel-2 (a destra). In entrambe le immagini, le aree più scure identificano la presenza di acqua. La differenza principale è il tipo di segnale che viene usato, che ci permette di individuare la presenza di aree inondate con un’elevata risoluzione spaziale (20 m).

alluvione-2_BIS

Umidità del suolo registrata prima il 1 maggio (a sinistra) e il 15 maggio (a destra) 2023, prima che ricominciasse a piovere: il colore blu più intenso indica zone in cui l’umidità del suolo era vicina al 70% (dati ottenuti attraverso osservazioni satellitari del satellite ASCAT di EUMETSAT, liberamente disponibili in Rete). La maggior saturazione è stata particolarmente importante nelle zone pianeggianti.