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Mars 500 è "tornato"

500 giorni in isolamento, simulando le difficoltà di un viaggio umano verso il Pianeta Rosso: questo lo scopo della missione Mars500, appena «rientrata» alla base. Se si reputa un viaggio umano verso un altro pianeta del sistema solare una delle grande occasioni per l’avanzamento scientifico-tecnologico, allora capire come l’uomo può reagire a condizioni così estreme è fondamentale
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500 giorni in isolamento, simulando le difficoltà di un viaggio umano verso il pianeta rosso: questo lo scopo della missione Mars 500, appena "rientrata" alla base. Se si reputa un viaggio umano verso un altro pianeta del sistema solare una delle grande occasioni per l’avanzamento scientifico-tecnologico, allora capire come l’uomo può reagire a condizioni così estreme è fondamentale.   Mentre si chiudevano le selezioni per la nuova edizione del Grande Fratello televisivo, vicino a Mosca si concludeva la missione scientifica Mars 500. Ovvero, mentre alcune aspiranti starlette televisive venivano selezionate per essere rinchiuse in una casa a favore di telecamere, Il 4 Novembre si apriva il portellone del simulatore all’interno del quale sei uomini hanno trascorso 520 giorni delle loro vite (più o meno un anno e mezzo), vivendo in uno spazio di appena 160 metri quadri in nome della scienza. Potrebbe sembrare un’enfasi eccessiva, ma questi sei esseri umani hanno affrontato dure prove fisiche e psicologiche per dare il proprio contributo alla progettazione del primo volo con equipaggio umano verso Marte. L’obiettivo di questa lunga reclusione è stato cercare di capire come affrontare le condizioni estreme che gli astronauti affronteranno durante una missione vera. La "missione" Mars 500 è servita a preparare il terreno a una missione reale che potrebbe prendere forma nel giro di circa due decenni.  
Modello 3D dell’apparato sperimentale di Mars 500
  Il pianeta rosso non è solo uno dei feticci più noti e sfruttati della fantascienza, ma è effettivamente di grande interesse per l'esplorazione spaziale (e forse anche per la colonizzazione). Il problema, però, è che per la nostra attuale tecnologia sarà un viaggio molto lungo. Come può reagire un equipaggio umano a questo isolamento forzato? Quali problemi, piccoli e grandi, troverebbe? Rispondere a questo tipo di domande, dalla natura squisitamente pratica, è stato l'obiettivo della missione. Naturalmente (e non è un problema da poco) non è stato possibile simulare condizioni come l'assenza di peso, nota per creare parecchi problemi agli astronauti (calo di tono muscolare, decalcificazione delle ossa, ecc...) anche per brevi periodi di permanenza nello spazio. Per il resto, però, persino le comunicazioni erano verosimili, studiate per avere un ritardo compatibile di volta in volta con la "distanza". Inoltre la missione ha previsto anche una simulazione di atterraggio ed esplorazione: per due settimane il gruppo ha avuto accesso a un modulo che simulava qualche metro quadrato del suolo marziano. Anche trovandosi in un paesaggio totalmente costruito, sono stati prelevati campioni e compiute rilevazioni ambientali. Inoltre, per simulare la transizione che si sperimenterebbe passando, dopo mesi, da un ambiente a gravità zero a uno con un gravità pari a un terzo di quella terrestre, prima dell'atterraggio i nostri eroi sono stati costretti a dormire a testa in giù. Una volta rinchiusi i volontari non sono poi rimasti con le mani in mano, hanno anzi condotto oltre cento esperimenti anch'essi mirati alla risoluzione delle problematiche nelle quali si imbatterà il vero equipaggio: come si fa a mantenere fisicamente e mentalmente sano un individuo in condizioni così innaturali? La missione è stata un successo, e un caloroso applauso ha accolto i sei uomini all'uscita dal "bunker" di Mars 500. Forse non vedranno mai il suolo marziano, ma quando finalmente il primo equipaggio lascerà le sue impronte sul pianeta rosso, sarà anche grazie a loro. Ecco i loro nomi: l’ingegnere francese Romain Charles; il chirurgo russo Sukhrob Rustamovich Kamolov; il comandante della missione, l’ingegnere Alexey Sergeyevich Sitev; il fisiologo russo Alexandr Egorovich Smoleevskiy, l’italo-colombiano Diego Urbina e Wang Yue (王跃), istruttore al China Astronaut Research and Training Center.  

Qui sopra il video della liberazione in un servizio del TG Leonardo, il telegiornale scientifico della RAI.

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