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La musica più brutta del mondo

Matematica e musica a confronto in una conferenza di Scott Rickard. Con video
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Se la musica che reputiamo bella è caratterizzata dalla ripetizioni di schemi di note, come può sembrarci una musica priva di qualsiasi forma di ripetizioni? Probabilmete la musica più brutta del mondo, come racconta il matematico Scotto Rickard in una conferenza che potete vedere qui sotto

Banalizzando, si può dire che il primo fu Pitagora: le sue scoperte sui rapporti matematici che governano gli accordi musicali sono ancora oggi la base di quella che chiamiamo armonia. Poi ci furono sicuramente Platone, che attinse agli insegnamenti del filosofo e matematico di Crotone, e da lui in poi una lunga serie di pensatori, matematici, astronomi, fisici e artisti che sono rimasti stregati dallo stretto rapporto che esiste tra matematica e musica, in un gioco di specchi tra eleganza delle leggi dell’universo e l’armonia scaturita da una serie preordinata di note, le quali, in fondo, sono determinate da concetti squisitamente matematici come quantità e ritmo.

Ma che cosa rende piacevole la musica alle nostre orecchie?
Nel corso dei secoli i più grandi intellettuali si sono cimentati nel tentativo di dare risposta a questa domanda, senza trovarne mai davvero una che fosse universale. Recentemente, come racconta Philip Ball nel suo ultimo libro tradotto in italiano (L’istinto musicale), lo sviluppo delle neuroscienze e delle tecnologie che permettono di studiare il cervello mentre è in attività (per esempio, mentre ascoltiamo diversi tipi di musica) sta cominciando a mostrare quali elementi determinino una sensazione di piacere all’ascolto.

Secondo quanto racconta Scott Rickard, matematico dello University College di Dublino, in una conferenza tenuta a Miami (Stati Uniti) per un ciclo di conferenze TEDx, un elemento che ricorre sempre all’interno delle grandi composizioni musicali della storia è un certo grado di ripetitività: temi che vengono proposti e riproposti all’interno di una composizione in diversi momenti, con diverse sfumature, ma sempre riconoscibili. Questo è ancor più vero se prendiamo in esame la musica popolare o quella rock, dove un ritornello viene riproposto sempre uguale a se stesso. Ma, si chiede Rickard nel video da poco pubblicato sul sito dell‘iniziativa, è possibile costruire un pezzo musicale senza nessuna ripetizione, senza che ci siano gruppi di note che riappaiono durante lo svolgimento del brano? Il risultato, secondo le premesse fin qui enunciate, dovrebbe portare alla musica più brutta immaginabile.

Armonia, pattern, sonar
Per arrivarci, però, la strada non è stata così semplice. Rickard, infatti, ha dovuto confrontarsi con concetti matematici per nulla banali, come per esempio le ricerche di Evariste Galois. Ma come si può apprendere guardando direttamente il video qui sotto, il punto di vista originale che Rickard ha scelto per interrogarsi sulla musica lo ha portato a imbattersi anche nelle ricerche di Solom Golomb e John Costas. Ricerche che apparentemente nulla hanno a che fare con la musica, ma che sono importanti per il miglioramento dei sonar per via dello studio che hanno fatto dei pattern, ovvero delle sequenze ripetute di informazioni. Quale migliore base, quindi, per cercare di costruire il brano musicale più brutto del mondo, quello cioè che non presenta alcun tipo di ripetizione di gruppi di note?


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