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Project Nim

Uno scimpanzé può parlare? Negli anni '70 un esperimento cercò di rispondere a questa domanda. Il film Project Nim ci racconta la storia dei suoi protagonisti.
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Una locandina del film (Crediti: BBC films)



           

1973.

Herbert Terrace, psicologo comportamentale, comincia un esperimento che, per diversi motivi, rimarrà nella storia. L'idea è quella di sfidare il "dogma", secondo cui nessun'altra specie, a parte l'uomo, è in grado di padroneggiare un linguaggio dotato di grammatica. L'ambizioso accademico sceglie per l'esperimento un piccolo di scimpanzé e lo battezza Nim Chimpsky, con ovvio riferimento al celebre linguista Noam Chomsky. Nim è subito affidato a Stephanie, un'allieva di Herbert, e diventa presto parte della numerosa, e per certi versi, bizzarra famiglia.

"Erano gli anni '70!", esclama Stephanie ridendo nelle interviste ai protagonisti della storia che è stata raccontata in Project Nim, documentario di James Marsh prodotto dalla BBC.
E siccome erano gli anni '70, a Stephanie sembrò più che naturale allattare il piccolo scimpanzé al seno, crescerlo come un bambino indisciplinato e addirittura iniziarlo all'edonismo di alcol e droghe. Non propriamente il contesto ideale per un esperimento così importante, tanto più che Stephanie, in quanto psicanalista, si interessava di più allo sviluppo sessuale di Nim che all'insegnamento del lingua dei segni.

E intanto l'animale diventava sempre più grande e forte.
Herb decide quindi di affidare l'educazione di Nim alla sua giovane assistente, Laura-Ann, ma la casa di Stephanie continua a essere un ambiente inappropriato a uno studio scientifico: alla prima occasione, Nim viene trasferito in una grande casa immersa nel verde di proprietà della Columbia University e concessa a Herb per portare avanti l'esperimento.

Nim sembra non risentire affatto del distacco dalla madre adottiva, e con Laura-Ann, arrivano presto i risultati sperati: Nim impara rapidamente nuovi termini con andamento esponenziale e comunica efficacemente anche con gli altri insegnanti, soprattutto Bill.
Il problema, di cui in pochi sembrano rendersi conto, è che anche se lo stesso Nim identifica se stesso come un essere umano, in realtà è uno scimpanzé maschio che cresce quanto sembrino crescere le sue abilità linguistiche, diventando audace e aggressivo. 

Laura-Ann lascia il progetto. Renee, insegnante di lingua dei segni, prende il suo posto, ma viene gravemente ferita al volto e si ritira a sua volta. Intanto i fondi scarseggiano ed Herb ritiene che cinque anni di dati siano sufficienti: è il momento di analizzarli meticolosamente. Il Project Nim volge al termine, ma nessuno ha ancora le idee chiare sul destino da riservare all'animale.

La storia non finisce qui, ma per sapere il seguito vi consigliamo di vedere il film che ha avuto una distribuzione limitata in Italia, ma che da settembre sarà disponibile il DVD.

Il film è ovviamente centrato sulla figura dello scimpanzé, un animale che, nel bene e nel male, ha lasciato un'impronta indelebile in tutti quelli che lo hanno conosciuto: tutti, davanti alla cinepresa di Marsh, si commuovono sull'orlo delle lacrime (in particolare il primatologo Bob Ingersoll). E nonostante il film sembri suggerire il contrario, l'esperimento Nim è stato una pietra miliare nel suo campo. Quei cinque anni di dati raccolti indicavano una sola cosa: Nim non si avvicinava nemmeno lontanamente a usare una grammatica. Comunicava, certo. Aveva il suo modo di farsi capire e per farlo a volte usava i segni, ma, come dice Terrace in una vecchia intervista, incalzato dal giornalista che aveva appena mostrato un filmato dove l'animale diceva «Dammi una banana»:

G: Come fa a dire che non sta parlando come un essere umano?

HT: Una stringa di segni non è necessariamente una frase. Lei può memorizzare una lista di parole, ma questo non ha niente a che vedere sulle sue capacità grammaticali.

Herb, osservando i filmati, aveva capito che il più delle volte Nim imitava di rimando i segni degli insegnanti e che fondamentalmente aveva imparato ad ottenere dagli umani quello che voleva. Herbert non vedeva l'ora di scardinare le convinzioni dei linguisti riguardo alla differenza qualitativa e non solo quantitativa tra linguaggio umano e comunicazione animale, ma come ogni buon scienziato pubblicò dati e conclusioni che invece avallavano la tesi opposta, ammettendo di aver dovuto cambiare idea.

La storia di Nim non è certo allegra:  Terrace non nasconde di avere fatto errori nella gestione dell'esperimento, ma ha giudicato comunque eccessivamente severo il taglio dato al suo ruolo, sia perché l'esperimento non è stato affatto un fallimento scientifico (e anzi ha fatto scuola), sia perché dal documentario non si comprende quanto fosse legato a Nim, nonostante avesse preso delle decisioni scomode che nessun altro poteva prendere. Il regista Marsh ha anche ammesso di aver fatto in modo che Terrace non andasse alla prima proiezione pubblica del film al Sundance Film Festival, perché gli altri protagonisti non volevano nemmeno vederlo.

Nim, lo scimpanzé che si credeva umano, attorno al quale si sono intrecciati i destini e le carriere di tante persone, è morto il 10 marzo 2000 all'età di 26 anni.

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