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«Mors tua, vita mea», anche nei vulcani sottomarini

La missione oceanografica ISTEGE 2, indagando nell'area di un probabile vulcano sottomarino, si è imbattuta in una enorme biocostruzione: la sua cima ospita un'altissima biodiversità.
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La missione oceanografica ISTEGE 2, indagando nell'area di un probabile vulcano sottomarino, si è imbattuta in una enorme biocostruzione: la sua cima ospita un'altissima biodiversità.

Il profilo computerizzato del vulcano con un dettaglio degli organismi campionati CREDITI: ISMAR-OGS-INGV

Che cosa ha a che fare un vulcano con un riccio di mare? Molto se il vulcano è sottomarino, e in Italia non mancano. Un vulcano, anche se sottomarino, non ha nulla da invidiare per estensione e comportamento ai suoi cugini terrestri, ma anche se può sembrare controintuitivo, non è sempre facile identificarlo. L’ultimo scoperto, spento ma all’interno di una zona piuttosto attiva sismogeneticamente, è stato infatti rilevato grazie a una ricognizione aeromagnetica nel 2010: sepolto nei pressi di Capo Vaticano (Calabria) a 3 chilometri di profondità giace una struttura di 20 chilometri circa di lunghezza per 5 di larghezza, a poca distanza dal più conosciuto vulcano Marsili, questa volta attivo e per questo "osservato speciale" dai geologi (ma anche dall’industria energetica per le possibilità che offrirebbe dal punto di vista geotermico).

Recentemente la missione oceanografica ISTEGE 2, che ha visto impegnati l’ISMAR (istituto di Scienze Marine del CNR), l’OGS (Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale) Osservatorio di Trieste e l’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), con l’obiettivo di indagare le cause del devastante terremoto del 1905 che sconvolse l’arco calabro, ha effettuato numerosi campionamenti e scoperto che il vulcano sarà anche morto, ma alla sua sommità si sono avvicendate generazioni di organismi, che tutt’ora proliferano. Nella coltre di 30 cm di spessore che costituisce un'enorme biocostruzione estesa 4,6 km quadrati, gli scienziati hanno trovato animali di ogni tipo, Molluschi bivalvi, Cnidari (coralli) ed Echinodermi come il Riccio matita (Stylocidaris affinis) ritratto nella foto, ma anche i meno familiari Anellidi serpulidi sono stati "pescati" dalle benne della nave da ricerca OGS-Explora.
 

Il recupero di una benna (Crediti: ISMAR-OGS-INGV)

L’interesse principale riguardo alla zona, tuttavia, rimane quello geosismico: il vulcano sembra morto, ma le ricerche precedenti avevano identificato massicce fuoriuscite di fluidi, indizi inequivocabili di attività geologica. Come scrivono gli scienziati nel rapporto, il campionamento dei fluidi è stato effettuato con una Rosette: si tratta di uno strumento specifico dell’oceanografia e delle analisi ambientali che consente di campionare le acque a diverse profondità. Per massimizzare le possibilità dello strumento di campionare i fluidi, i ricercatori hanno portato la OGS-Explora in prossimità dei probabili punti di emissione mappati nel 2010 e calato la Rosetta a un metro dal fondale, trainandola poi a bassissima velocità.
Le bottiglie con i campioni, chiuse ermeticamente per non alterare il contenuto dei gas disciolti, sono ora in analisi presso l’INGV di Palermo.

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