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Cellule iPS contro la sclerosi multipla

Dalle fucine del San Raffaele e della Statale di Milano, uno studio, per ora condotto solo sul topo, dimostra la possibilità di utilizzare cellule staminali per arginare malattie neurodegenerative come la sclerosi multipla.
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Le cellule iPS – cellule staminali pluripotenti indotte – tornano a far parlare di sé. E lo fanno, questa volta, proprio in Italia, grazie ad un gruppo di ricercatori milanesi guidati da Elena Cattaneo e Gianvito Martino. La ricerca, i cui risultati sono apparsi sulla rivista Nature Communications, è incentrata sull’impiego di cellule iPS nel trattamento della sclerosi multipla, una malattia neurodegenerativa causata dalla progressiva perdita di mielina in diverse aree del sistema nervoso centrale. La mielina è una sostanza isolante che avvolge gli assoni, i lunghi prolungamenti che si diramano dai neuroni e permettono la trasmissione del segnale nervoso. La presenza della guaina mielinica attorno agli assoni impedisce la dispersione del segnale a garantisce una propagazione rapida ed efficiente del potenziale d’azione. Nella sclerosi multipla, i manicotti di guaina mielinica diventano tuttavia il bersaglio di una reazione autoimmune: le cellule del sistema immunitario, normalmente preposte a riconoscere ed eliminare agenti patogeni estranei al nostro organismo, per ragioni non ancora chiare, si attivano in modo anomalo e distruggono progressivamente la proteina basica della mielina. Venendo meno l’azione isolante della guaina mielina, la trasmissione del segnale nervoso si fa meno efficiente, causando i sintomi associati alla sclerosi multipla.
La guaina mielinica (cerchi concentrici scuri) avvolge l'assone di un neurone al cui interno sono visibili cisterne di reticolo endoplasmatico liscio. (Immagine: Wikimedia Commons)
Per cercare di trovare una nuova alternativa alla cura della sclerosi multipla, i ricercatori milanesi sono ricorsi alle cellule iPS, le stesse che, nel 2012, sono valse a Shinya Yamanaka il Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia. Nello specifico, cellule della pelle sono state “de-differenziate” a cellule pluripotenti, le quali sono a loro volta state indirizzate a neuroni. Le cellule neuronali così ottenute sono poi state trapiantate in un modello animale caratterizzato da sintomi analoghi a quelli della sclerosi multipla. Tra gli effetti più interessanti descritti dai ricercatori vi è la capacità dei “nuovi” neuroni di venire attratti nelle zone in cui il processo infiammatorio ha distrutto la guaina mielinica: una volta localizzatisi in queste aree, i neuroni iniziano a rilasciare una sostanza, chiamata LIF (Leukemia Inhibitory Factor), che promuove la sopravvivenza dei neuroni demielinizzati e ne favorisce, addirittura, la re-mielinizzazione. Lo studio, seppure condotto al momento nel solo modello animale, aiuta a mettere a fuoco due aspetti importanti. Innanzitutto, la ricerca conferma che, attraverso le cellule iPS, è possibile ottenere neuroni dalle cellule della cute: questa procedura fa sì che il “donatore” di cellule sia il paziente stesso, eliminando problemi di compatibilità o di rigetto del trapianto. In secondo luogo, i neuroni generati in laboratorio sono in grado, una volta trapiantati, di andarsi ad incuneare nel meccanismo alla base della malattia, arrestandola e favorendone la regressione. Un primo piccolo passo contro la sclerosi multipla è stato finalmente fatto.
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