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Cellule in fuga

Il movimento è una caratteristica fondamentale per molte cellule. Se però a migrare sono cellule tumorali, il rischio è quello delle metastasi: un nuovo studio mostra la traccia che spinge le cellule di melanoma a spostarsi.
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Il movimento è una delle caratteristiche più ancestrali delle cellule. Si muovono i neutrofili per raggiungere ed eliminare i batteri penetrati nell'organismo. Si muovono gli spermatozoi, seguendo una traccia chimica che li porterà verso la cellula uovo da fertilizzare. Persino le cellule della pelle si muovono, quando devono rimarginare e guarire una ferita. In tutti questi casi il movimento, chiamato chemiotassi, è guidato da gradienti di segnali chimici: seguendoli, le cellule si spostano verso il punto dove il segnale è via via più forte. Quella del movimento può però diventare una pericolosa caratteristica quando a farlo sono cellule tumorali: un nuovo studio mette in luce il meccanismo che guida le cellule di melanoma verso la formazione di metastasi.
Gli stadi di progressione del melanoma, il tumore che ha origine dai melanociti della pelle (Immagine: Shutterstock)
Farsi strada: il melanoma e le metastasi Il melanoma è un tumore che ha origine dai melanociti della pelle, le cellule che producono melanina quando ci esponiamo al sole. A rendere tanto temibile questo tumore è proprio la sua spiccata capacità di migrare verso nuovi organi e tessuti, dove le cellule di melanoma si insediano e danno origine ad una nuova colonia: nasce così una metastasi. Ma cosa spinge queste cellule a "fare le valigie" e migrare in altri tessuti? Per rispondere a questa domanda, un gruppo di ricercatori inglesi ha filmato cellule di melanoma in laboratorio, scoprendo qualcosa di inaspettato: anche in assenza di stimoli esterni, le cellule si muovono secondo una direzione ben precisa, seguendo una traccia creata da loro stesse. Per capire in che cosa consistesse questa traccia, i ricercatori hanno passato al setaccio degli esperimenti diversi segnali chimici: alla fine ne è rimasto solo uno: l'insospettabile acido liso-fosfatidico o, come lo chiamano tutti, LPA. L'LPA è un derivato dei fosfolipidi (le molecole che formano le membrane cellulari) già noto per il suo ruolo di "segnale chimico": è tuttavia la prima volta che viene dimostrato il suo ruolo nel movimento delle cellule di melanoma. Il melanoma si fa strada seguendo una traccia di LPA Il meccanismo con cui LPA guida la migrazione è tanto efficace da essere disarmante: crescendo, il melanoma inizia a danneggiare i tessuti vicini, provocando la degradazione dell'LPA. Si viene a creare così una zona con poco LPA, circondata da aree in cui l'LPA è ancora integro: ecco formatosi un gradiente. Le cellule di melanoma inizieranno ora a spostarsi verso le aree con LPA più elevato: facendolo, lo degraderanno e saranno attratte a spostarsi sempre un po' più in là (come mostrato nel video qui sotto realizzato da Muinonen-Martin et al. Plos Biol 2014)).
Questa scoperta ribalta la prospettiva da cui studiare le metastasi. Non sono segnali esterni ad attrarre il melanoma, sono piuttosto le cellule tumorali stesse a tracciare la pista da seguire, scavandosi come minatori una galleria di fuga nei tessuti. Man mano che la migrazione procede, il segnale non fa che rinforzarsi (sempre più LPA viene degradato): il risultato è un meccanismo a catena che si autorinforza e che porta rapidamente alla formazione di metastasi. Seppure da confermare, questa scoperta apre la via a nuove possibilità terapeutiche: bloccando i recettori che guidano il melanoma sulla scia dell'LPA si potrebbe far perdere alle cellule il senso dell'orientamento, minando alla base la formazione di metastasi.   Immagine banner: Wikimedia Commons Immagine box: Shutterstock
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