Una rappresentazione artistica di Kepler-444. I pianeti sono stati rilevati dall’attenuazione di luminosità dovuta ai loro transiti sul disco della stella madre (immagine: Tiago Campante/Peter Devine).
Caccia ai sistemi extrasolari
Kepler-444 e i suoi pianeti sono stati descritti in un recente studio pubblicato su The Astrophysical Journal da un team internazionale guidato da ricercatori dell’Università di Birmingham. Per determinare le caratteristiche di Kepler-444 si è fatto ricorso all’astrosismologia, una tecnica che misura la frequenza delle oscillazioni naturali della stella, causate da onde sonore di risonanza intrappolate al suo interno. Queste provocano minuscole variazioni nella luminosità della stella e permettono ai ricercatori di misurarne il diametro, la massa e l’età.
Un video che mostra i cinque pianeti in orbita intorno alla stella Kepler-444 (fonte: YouTube)
La presenza e le dimensioni relative dei pianeti vengono invece rilevate dall’attenuazione dell'intensità della luce ricevuta dalla stella, che si verifica ogni volta che i pianeti transitano davanti al disco stellare.
La vita ha avuto molto più tempo per svilupparsi Tiago Campante, primo autore dello studio, è entusiasta della scoperta: «Ora sappiamo che i pianeti delle dimensioni della Terra si sono formati per la maggior parte dei 13,8 miliardi di anni di vita dell’Universo, un tempo abbastanza lungo da favorire la comparsa della vita in altre epoche e in altre zone della nostra Galassia». Intanto il telescopio spaziale Kepler continua la sua caccia agli esopianeti: un gruppo di astronomi dell'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics ha stimato dai suoi dati che nella Via Lattea risiedano "almeno 17 miliardi" di esopianeti simili alla Terra. Una gran bella opportunità, per l'evoluzione di esseri viventi. Immagine banner in evidenza e box in homepage: Tiago Campante/Peter Devine