La miopia è dovuta a un allungamento del bulbo oculare che impedisce la corretta messa a fuoco dell'immagine sulla retina (in alto); negli ultimi decenni, si è registrato un preoccupante boom di miopi tra i giovani, soprattutto in Oriente (in basso) (immagine: Ian Morgan, Australian University)
Vecchi e nuovi imputati
Nei secoli il difetto è stato ricondotto a varie cause: dai libri ai computer e altri dispositivi come tablet e smartphone, fino alla predisposizione genetica. A livello biologico, sembrava plausibile che un’osservazione prolungata a distanza ravvicinata potesse alterare la crescita del bulbo oculare impegnato a raccogliere la luce in entrata e a mettere a fuoco sulla retina immagini vicine.
Ma in una serie di studi del 2000 sui comportamenti specifici, come ad esempio i libri letti a settimana o le ore trascorse a leggere o al computer, nessuno di questi sembrava contribuire in modo significativo al rischio di miopia. Anche la predisposizione genetica non spiega l'aumento esponenziale di casi da una generazione all'altra.
Il vero nocciolo della questione sembra essere piuttosto il numero di ore trascorse fuori casa, alla luce naturale, come dimostrano studi che hanno coinvolto migliaia di studenti di varie parti del mondo a partire dal 2007. Nei questionari, questo è l’unico dato ad avere una correlazione significativa con la miopia.
Un poster di Singapore che incoraggia i ragazzi a trascorrere più tempo all'aperto per prevenire la miopia (fonte: Singapore National Myopia Programme/Health Promotion Board)
L'effetto della dopamina
Ma in che modo la luce naturale avrebbe un effetto protettivo? L’ipotesi principale è che la luce stimoli il rilascio di dopamina nella retina, e questo neurotrasmettitore bloccherebbe l’allungamento dell’occhio durante lo sviluppo. Studi condotti su pulcini, tupaie e macachi tenuti a diversi livelli di illuminazione o trattati con inibitori della dopamina avvalorano questa ipotesi.
La dopamina retinica viene normalmente prodotta in un ciclo diurno – con un picco giornaliero - e induce l’occhio a passare da una visione notturna basata sui bastoncelli a una visione diurna basata sui coni. I ricercatori ora sospettano che in condizioni di illuminazione insufficiente (tipicamente negli ambienti chiusi), il ciclo si interrompa, con conseguenze per la crescita dell’occhio.
I possibili rimedi
Come correre ai ripari? Sulla base di recenti studi epidemiologici pubblicati su Nature, si stima che i bambini debbano trascorrere almeno 3 ore al giorno esposti a livelli di luce di almeno 10000 lux per essere protetti contro la miopia. In Australia (che ha “solo” un 30% di diciassettenni miopi) questo avviene già, ma in Europa, Stati Uniti e Asia orientale, la media è di una - due ore.
Benefici sono stati ottenuti in scuole che obbligano a trascorrere all’aperto l’intera pausa dalle attività scolastiche, e c’è perfino chi ha pensato a edifici interamente di vetro (in un’aula la luminosità media non supera i 500 lux), qualora gli istituti non abbiano la flessibilità per aumentare il numero di ore da spendere nel cortile.
Ma il consiglio migliore resta quello formulato più di un secolo fa da Henry Edward Juler, un famoso chirurgo oftalmico britannico. In un manuale di scienza e pratica oftalmica del 1904, scrisse che quando “la miopia diventa stazionaria, va prescritto di cambiare aria – per esempio fare un viaggio per mare, se possibile”. Ci abbiamo messo un secolo per riscoprire l’efficacia di un semplice rimedio suggerito dall’intuito.
Immagine banner in evidenza: Jonny Hinton/Flickr
Immagine box in homepage: Ian Morgan, Australian University