Quando si fa riferimento a specie viventi a rischio di estinzione o a fragili equilibri di ecosistemi che stanno cambiando pensiamo ai grandi mammiferi, come panda, tigri, primati, o agli ettari di foreste che vanno via via scomparendo. Esiste, però, un’altra consistente fetta di organismi viventi che non se la passa particolarmente bene: parliamo della biodiversità del suolo, una gamma piuttosto variegata di forme di vita - dai microrganismi ai piccoli mammiferi – che giocano un ruolo fondamentale negli ecosistemi terrestri. Uno studio pubblicato di recente su Nature Communications punta i riflettori proprio su questa categoria, evidenziandone l’importanza e la fragilità.
La biodiversità sotto i nostri piedi
La variabilità genetica degli organismi viventi all’interno di una singola specie e le specie diverse che popolano la Terra in altrettanto diversi ecosistemi vengono descritti con il termine “biodiversità”. La biodiversità, quindi, descrive la diversità della vita in tutti i suoi livelli di organizzazione: dai geni, alle popolazioni, agli ambienti in cui vivono. Si contano circa 1,75 milioni di specie descritte dalla scienza, ma si stima che il loro numero effettivo oscilli tra i 3,6 e i 111 milioni. Oltre un quarto vive nel sottosuolo.
Il terreno sotto i nostri piedi è una vera e propria fabbrica brulicante di attività nella quale migliaia di specie diverse, che formano la cosiddetta biodiversità del suolo, lavorano per creare le condizioni che permettono a piante e animali di nutrirsi e alla civiltà umana di ricavare materie prime fondamentali. Microrganismi come batteri, funghi, alghe, e organismi più grandi, come lombrichi, formiche, termiti, talpe, collaborano per mantenere il suolo “in salute”. Gli permettono, infatti, di immagazzinare e rilasciare carbonio, mantengono fertile il terreno decomponendo la materia organica e depurano l’acqua che filtra nel sottosuolo.
In più, la biodiversità del sottosuolo è un importante leva per la biodiversità di “superficie”. Più ricca è la biodiversità del terreno, infatti, maggiore è il numero di predatori che se ne cibano. Non va dimenticato, infine, che i microrganismi del suolo fungono da fonte di principi attivi farmacologici, molti ancora da scoprire. Un esempio su tutti è la penicillina, isolata proprio da un fungo che vive nel terreno. Tuttavia, il cambiamento climatico, l’agricoltura intensiva e l’urbanizzazione minano la ricchezza di questa risorsa che è sostanzialmente non rinnovabile: occorrono decenni, infatti, affinché il suolo si rinnovi. L’importanza e la fragilità della biodiversità del suolo è stata riconosciuta a livello globale, tanto che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2015 l’Anno Internazionale del Suolo.
Il ruolo del suolo negli ecosistemi
Un’ulteriore conferma dell’importanza della biodiversità del suolo arriva dal recente studio firmato dai ricercatori della Peking University e della University of Copenhagen, che hanno analizzato il terreno in 60 siti diversi dell’altopiano del Tibet.
L'altopiano del Tibet, scelto come sito dello studio per le sue notevoli differenze climatiche (Immagine: Peking University)
Nonostante la diversità delle condizioni climatiche nei vari siti considerati, è stata sempre riscontrata un’importante influenza del suolo negli ecosistemi del luogo, in particolare nel ciclo del carbonio e nella disponibilità dei nutrienti. Secondo le conclusioni della ricerca, il 32% delle differenze riscontrate tra ecosistemi è da attribuire alla biodiversità del suolo, percentuale decisamente non trascurabile se si pensa che dalla biodiversità delle piante ne dipende il 42%. Oltre a confermare l’importanza della vita sotto ai nostri piedi lo studio ne evidenzia il ruolo nel predire come gli ecosistemi risponderanno ai futuri cambiamenti climatici. Per questo, concludono gli autori, vanno riservate maggiori attenzioni a quel brulicante mondo che vive nel sottosuolo, spesso sottovalutato e trascurato.
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