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Influenza, l'armistizio è vicino

Ci siamo quasi: per la prima volta un vaccino ha indotto la produzione di anticorpi in grado di riconoscere ceppi influenzali diversi.
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L’autunno non è neppure iniziato e parlare di influenza può sembrare prematuro, ma sul fronte della prevenzione non si è mai troppo in anticipo. Grazie a una cordata di tre prestigiosi istituti di ricerca statunitensi, sono state identificate 3 classi di anticorpi in grado di neutralizzare diversi ceppi influenzali contemporaneamente. Questa scoperta potrebbe aprire le porte a un cambiamento epocale, segnando finalmente un punto a favore della ricerca di un vaccino universale contro l’influenza.
Fotografia al microscopio elettronico a trasmissione (TEM) di un vizio e di virus dell'influenza (Immagine: Wikimedia Commons).

Non è una “semplice influenza”

Quante volte si sente dire: è una semplice influenza. Eppure non è così per bambini con meno di due anni, anziani, donne incinte e per chi è affetto da malattie croniche, come cardiopatie o diabete: per tutte queste persone anche una “semplice influenza” può causare gravi rischi per la salute. Secondo le stime della World Health Organization, ogni anno milioni di persone vanno incontro a gravi complicanze a causa dell’influenza, con un numero di morti che raggiunge le centinaia di migliaia (tra i 250000 e i 500000). Il modo più efficace per prevenire l’infezione e le sue conseguenze rimane il vaccino, una strategia impiegata ormai da più di 60 anni.  

Influenze stagionali: un sequel senza fine

Nonostante il vaccino sia un’arma potente, la sua efficacia è per lo più limitata a una stagione. Infatti, gli epitopi dell’emoagglutinina, una delle proteine dell’envelope esterno, mutano molto rapidamente, conferendo al virus dell’influenza una fama degna del migliore dei trasformisti. Purtroppo, l’emoagglutinina (abbreviata HA o H) è anche l’unico antigene contro cui sia stato finora possibile sviluppare vaccini protettivi. Il risultato è che, ad ogni “cambio d’abito” del virus, il vaccino perde di efficacia e deve essere continuamente aggiornato, proprio come faremmo con l'antivirus di un computer. Come si può intuire, questa continua rincorsa tra vaccino e virus comporta un enorme dispendio di risorse. Un vaccino universale - cioè in grado di arginare il virus dell’influenza per sempre, e non solo per una stagione - risolverebbe molti di questi problemi e contribuirebbe a diffondere un’immunità solida e permanente nella popolazione. Questo, nel tempo, minerebbe i bacini di replicazione del virus e ne limiterebbe la diffusione.

Suddivisione del globo in base alla stagionalità del virus influenzale: zone rosse (aprile - novembre), zone gialle (tutto l'anno) e zone blu (novembre - aprile) (Immagine: Wikimedia Commons).

 

Il punto debole del virus dell’influenza

Anche il migliore dei trasformisti ha però un punto debole e quello del virus dell’influenza è situato nello stelo dell’emoagglutinina. Rispetto alla regione della testa, lo stelo ha un tasso di mutazione molto basso ed è conservato fedelmente nei diversi ceppi virali. Un vaccino in grado di scatenare la produzione di anticorpi contro gli epitopi dello stelo fornirebbe una copertura ad ampio raggio, capace di neutralizzare più ceppi influenzali in modo duraturo. L’idea che simili anticorpi esistessero e fossero in grado di fornire le basi per un vaccino universale ha avuto una prima conferma circa un anno fa, quando questi “super-anticorpi” furono rinvenuti nel sangue di pazienti che avevano contratto l’influenza (per i dettagli di quella scoperta, vedi questa News dell’Aula di Scienze).  

Vaccino influenzale universale: Sacro Graal o realtà?

A distanza di un anno, un nuovo studio (pubblicato dalla rivista Cell) dimostra che la produzione di questi anticorpi può essere stimolata anche artificialmente mediante un vaccino. L’analisi ha coinvolto sei persone che avevano ricevuto un vaccino contro il ceppo di influenza aviaria H5N1. Nel loro sangue sono stati rinvenuti linfociti B (le cellule del sistema immunitario che producono anticorpi) in grado di attivarsi in risposta a molteplici ceppi influenzali dei Gruppi A e B. Il genoma di questi linfociti B è stato sequenziato e sono state identificate tre classi di anticorpi “universali”, riscontrati in più di un paziente arruolato nello studio. In futuro, questi risultati potranno aiutare a testare l’efficacia di nuovi vaccini, permettendo di selezionare quelli con la maggior copertura. Le basi per un vaccino universale sono state finalmente gettate: l’armistizio tra vaccini e influenza non è mai stato così vicino a essere firmato.   -- Immagine banner: WIkimedia Commons Immagine box: Wikimedia Commons
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