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A caccia di contagi in rete

La rete offre straordinarie opportunità di sorveglianza delle nuove epidemie. Con qualche cautela. Occorre infatti trovare il modo di eliminare il rumore di fondo, costituito da fantasie, ipocondrie e notizie diffuse ad arte da portatori di interessi.
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«Mal di testa» AND «febbre» AND «vomito».
 
Un americano su due digita ogni anno nei motori di ricerca sintomi come questi, ma anche nomi di malattie, farmaci, terapie. I dati italiani non li conosco, ma mi aspetto che, in proporzione alla diffusione dell’uso della rete, non si discostino troppo da questo punto di vista.
 
Dove si parla di salute sul web? Nei siti delle istituzioni sanitarie, nelle pagine delle associazioni di pazienti, ma anche in maniera informale nei blog, nelle chatroom e nei social network come facebook.
 
Quello che forse la gente non immagina è che l’insieme di queste ricerche, con i dati che permettono di identificarne la provenienza geografica, è monitorato in tempo reale da sistemi avanzati di sorveglianza. Lo scopo? Ridurre il tempo che ci si mette a riconoscere lo scoppio di un’epidemia e facilitare le risposte delle autorità di sanità pubblica per il contenimento delle malattie infettive. Per una volta dunque, dietro al monitoraggio, non possiamo dire che ci sia un Grande Fratello pieno di malvagità e smania di potere. Al contrario, questo genere di sorveglianza previene le eventuali reticenze dei governi poco portati alla trasparenza.
 
In pratica com’è nata questa rete? I primi tentativi risalgono al 1994, quando la Società internazionale per le malattie infettive ha fondato ProMED-mail, un sistema di monitoraggio delle malattie emergenti tramite posta elettronica; ProMED-mail ha oggi più di 45.000 iscritti, in quasi 200 Paesi. Nel 1997 è nato il Global Public Health Intelligence Network (GPHIN), su iniziativa dell’Agenzia di salute pubblica canadese con l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Il software su cui è basato il GPHIN raccoglie ogni 15 minuti tutti gli articoli rilevanti che trova negli aggregatori di news come Google.
 
Ricordate la SARS? Già a novembre 2002, oltre un mese prima che questa nuova sigla finisse sulle prime pagine dei giornali, i funzionari delle istituzioni di salute pubblica erano stati allertati dell’epidemia incipiente sia da ProMED sia da GPHIN, che avevano identificato resoconti informali della malattia nelle news e nelle chat-room.
 
Ai due software pionieristici è seguita una nuova generazione di sistemi più sofisticati, capaci di estrarre informazioni su potenziali epidemie, categorizzarle, filtrarle e visualizzarle online. Il tutto in tempo reale. Fra questi, Healthmap, con fino a 150.000 visitatori al giorno, usa dati provenienti dalle fonti più disparate per produrre una mappa globale delle minacce di infezioni in corso.
 
 
Sistemi simili sono MediSys, BioCaster e il Wildlife Disease Information Node per quanto riguarda la salute animale.
 
Quanto sono potenti e affidabili queste analisi? È di pochi mesi fa una un’epidemia americana da Salmonella enterica, originata dalla contaminazione del burro di noccioline. In quest’immagine, ripresa dall'articolo del New England Journal of Medicine su cui è basato questo post, potete paragonare la curva epidemica dei casi confermati di infezione con le tendenze nel volume di ricerche su Google di termini come «diarrea», «burro di noccioline», «avvelemenamento da cibo» e «salmonella». GoogleFlu per il monitoraggio dell'influenza funziona in questo modo.
 
 
Se la ricerca di dati su Internet è un’opportunità importante in questo campo, la rete offre anche strumenti utili perché gli esperti condividano le loro osservazioni. L’International society for disease surveillance ha creato la Distributed Surveillance Taskforce for Real-Time Influenza Burden Tracking and Evaluation (DiSTRIBuTE), mentre l’International society of travel medicine, in collaborazione con i Centers for disease control and prevention (CDC), ha sviluppato il progetto GeoSentinel.
 
Oggi tutti questi sistemi funzionano in base all’analisi automatica di parole scritte, ma gli sviluppatori stanno lavorando per includere presto anche i video e i podcast radiofonici. E c’è anche chi si avventura nel regno della mobilità: Innovative Support to Emergencies, Diseases, and Disasters (InSTEDD) è una tecnologia che permette di mettere a disposizione di chi deve intervenire informazioni raccolte tramite messaggi e conversazioni telefoniche, localizzazioni geografiche incluse.
 
 

Tutte queste novità sembrano molto belle, utili e promettenti per prevenire e controllare le malattie emergenti. Perché siano strumenti davvero affidabili occorre risolvere alcuni problemi non da poco, primo fra tutti l’eccesso di informazioni. Ma anche la scarsa specifiità dei segnali (i sintomi con cui inizia questo post, per fare un esempio, sono riferibili a centinaia di malattie diverse), i falsi (il mondo è pieno di ipocondriaci e inventori fecondi!) e le notizie dietro la cui diffusione si possono celare interessi di varia natura. Tutto questo crea un rumore di fondo che occorre saper cogliere, misurare ed eliminare, per evitare dati inattendibili e confusi.

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