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“Se imparo il creazionismo non mi ammettono all’università!”

Un ragazzo di 14 anni si è ribellato al creazionismo imposto nelle scuole pubbliche della Louisiana. Non solo perché il creazionismo è inutile e falso, ma perché fa danni. È difficile infatti essere ammessi in una buona università se non si hanno le idee chiare sull'evoluzione.
leggi

In una striscia di Doonesbury, uno dei più famosi cartoonist americani, un professore sta insegnando alla sua classe qualche “nozione” di creazionismo, quando dal fondo della classe si leva la voce di un ragazzo che gentilmente chiede al prof: “Per favore, la smetta di insegnarci queste cose, io vorrei entrare in una buona università”.

Questa striscia non è uno scherzo. In Louisiana, come in altri Stati americani, c’è davvero una legge che “offre” agli studenti la “opportunità” di imparare, accanto alla teoria dell’evoluzione, anche le idee balzane dei creazionisti. E proprio uno studente, che voleva che lui e i suoi compagni potessero ricevere un insegnamento adeguato a entrare in un buon college, si è ribellato.
 
Gli studenti di solito stanno sullo sfondo nelle battaglie pro- o contro il creazionismo ed entrambe le parti li hanno spesso dipinti con una buona dose di paternalismo, come cervelli inermi, plastici e sgombri, in cui ciascun avversario avrebbe potuto riversare la propria intollerabile teoria.
 
In genere la controffensiva è a carico di scienziati, ricercatori, insegnanti coraggiosi che decidono di sfidare i creazionisti in qualche aula di giustizia. L’obiettivo è evitare che storielle infondate e perniciose siano inculcate in generazioni di ragazzi tramite leggi che si appellano, in malafede, alla libertà di opinione e d’insegnamento.
 
Le partite di boxe del creazionismo contro la teoria dell'evoluzione non sono uno sport amatoriale negli Stati Uniti. Chi ci si butta, da una parte o dall’altra della barricata, fa molto, molto sul serio.
 
Ma Zack Kopplin è uno studente tutt’altro che inerme e la sua storia comincia nel 2008. Zack ha allora 14 anni, ha appena iniziato il liceo a Baton Rouge, quando il governo del suo stato, la Louisiana, passa una legge sull’insegnamento della scienza che permette agli insegnanti di portare in classe materiali supplementari. In pratica la porta è aperta all’introduzione di testi che presentano il creazionismo come se fosse non una favola senza fondamento, ma una concezione alla pari con la teoria dell’evoluzione.
 
In effetti questo è proprio ciò che accade nella classe di Zack. Appena passa la legge, alcuni insegnanti iniziano non solo a portare “supplementi” ai libri di testo, ma a eliminare di fatto i libri che considerano “di parte”.
 
Zack è talmente offeso e indignato che all’argomento dedica una ricerca assegnatagli dal professore di inglese.
 
Ma la legge del 2008 è solo un assaggio di quel che potrebbe accadere. Nel 2010, nel periodo in cui il Comitato per l’educazione dello Stato deve selezionare i libri di testo che si potranno adottare nelle scuole pubbliche della Louisiana, i creazionisti si scatenano e  sommergono il Comitato di lamentele sui libri che riportano in maniera adeguata la teoria dell’evoluzione e le sue prove. Anche il creazionismo, secondo loro, deve essere rappresentato.
 
Zack è un ragazzo timido. Pensa che saranno gli altri, gli adulti, a occuparsi del caso. Ma quando vede che nessuno si muove, decide che l’abrogazione della legge del 2008 sarà il suo progetto – nonché la sua battaglia civile – per l’ultimo anno di liceo.
 
La prima vittoria di Zack avviene proprio nel 2010, quando la sua testimonianza sposta il voto dei membri del Comitato per l’educazione e l’adozione dei libri di testo di biologia scientificamente adeguati vince 8 a 2.
 
In quell’occasione Zack aveva scritto in un articolo pubblicato sul Shreveport Times, un giornale locale: “Ritengo che il Comitato per l’educazione debba immediatamente adottare libri di testo adeguati, che insegnino la teoria dell’evoluzione senza dinieghi, revisioni o materiali supplementari […] Gli studenti delle scuole pubbliche della Louisiana hanno un bisogno disperato di nuovi libri che insegnino la scienza in modo appropriato e che li preparino a eccellere nell’economia globale”.
 
In effetti, se uno vuole andare a studiare ad Harvard, è difficile farsi ammettere se nei test d’ingresso confonde l'evoluzione con il creazionismo. Ma ha scritto ancora Zack: “Tra gli scienziati l’evoluzione non è un tema controverso! E questo punto è stato sottolineato molte volte da organizzazioni scientifiche prominenti come l’American Association for the Advancement of Science, con i suoi 10 milioni di membri. […] Ogni tentativo di presentare le cose come se ci fosse una controversia scientifica è falso e in malafede”.
 
La legge è però ancora in vigore e così Kopplin decide di scrivere una lettera a Sir Harry Kroto, chimico britannico e premio Nobel per la chimica nel 1996. A superare la timidezza lo aiuta l’incoraggiamento di Barbara Forrest, una docente di filosofia della Southeastern Louisiana University. Kroto ha firmato la lettera, che è stata sottoscritta da altri 77 premi Nobel e ha ricevuto il sostegno di numerose organizzazioni scientifiche.
 
Nonostante l’appoggio della comunità scientifica internazionale, la battaglia di Zack è tutt’altro che facile e ha più di un fronte. Un altro terreno di lotta in cui Zack si è impegnato è quello dei voucher, i finanziamenti che le scuole private ricevono indirettamente dallo stato, tramite buoni offerti agli studenti e alle loro famiglie.In alcune di queste scuole (Zack ne ha contate 19, dopo un’indagine) si insegna che il mostro di Loch Ness è esistito e che la sua esistenza è una prova a sfavore dell’evoluzione.
 
Zack ha scritto in proposito: “Queste scuole hanno tutti i diritti di insegnare quello che vogliono – nonostante il mio profondo disaccordo – purché siano completamente private. Quando invece ricevono soldi pubblici tramite i voucher, queste scuole devono rendere conto allo Stato e seguire le stesse regole delle scuole pubbliche”.
 
Gli oppositori non hanno tardato a denigrare Zack e i suoi sforzi. Lo hanno chiamato l’Anticristo, lo hanno accusato di essere il fantoccio di professori liberal e di essere perfino la causa dell’uragano Katrina. Alcuni non lo hanno preso sul serio per la sua età e gli scontri più duri sono avvenuti nelle aule dei tribunali. Ma come potete vedere in questa testimonianza, Zack si difende bene:
 
 
 
Quello che mortifica di più Zack è l’atteggiamento dei suoi coetanei: “Molti dei miei compagni (adesso Zack ha 19 anni ed è uno studente della Rice University, a Houston in Texas) pensano di dovere vestirsi bene, stare seduti e tranquilli e aspettare di diventare adulti per cambiare le cose. Quest’attitudine deve cambiare. La mia generazione deve avere il coraggio di sostenere le cose in cui crede”.
 
A questo punto non vi stupirete se Zack ha ricevuto la targa Friend of evolution nel 2012 da parte del National Center for Science Education.
 
Ma la cosa più bella che a mio parere ha scritto Zack è questa: “La scienza è osservabile nella natura; si può testare e falsificare; si può espandere. La scienza è tutto quello che non è il creazionismo. E se neghiamo l’evoluzione, neghiamo anche il cambiamento climatico, i vaccini” e altre evidenze emerse con prove forti dalla ricerca scientifica.
 
Trovo che sia uno dei modi più sani e rigorosi per lasciare il creazionismo fuori dal cortile in cui gioca la scienza, perché non funziona con le stesse regole. Una teoria è fruttuosa, genera nuove intuizioni, produce risultati e cambia i modi di fare scoperte. Un dogma come il creazionismo non è in grado di fare nulla di tutto ciò e perciò non fa parte della scienza.
 
Ho tratto la maggior parte delle informazioni di questo post dall’ottimo articolo di George Dvorsky, How 19-year-old activist Zack Kopplin is making life hell for Louisiana’s creationists, pubblicato il 15/1/13 su Io9, un quotidiano online che si occupa di scienza, science fiction e futuro. Se volete approfondire potete consultare il sito di Zack Kopplin. Di Zack Kopplin hanno scritto in tanti, incluso Richard Dawkins. Sono contenta di non essere la prima ad averne scritto in Italia: Emanuele Lugli ne ha parlato su Vogue.it già nel 2011 e altri ne hanno scritto in questi giorni. L’immagine di apertura è di Arthur D. Lauck ed è tratta da The Advocate. Ho trovato la striscia di Doonesbury su Gocomics.

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