Italo Calvino (fonte: Wikipedia)
Che dire del tempo dilatato da un evento traumatico? Spesso chi ha la fortuna di poter raccontare quel che gli è accaduto durante un incidente, ricorda alcuni secondi come se fossero durati minuti o ore, in ogni minimo dettaglio. Succede anche con le cose che ci fanno paura. I ragni, per esempio, sembrano più vicini, grandi, veloci a chi li teme. La memoria si concentra non su ciò che è prevedibile, ma sulle sorprese. «Ogni discorso sul significato, le leggi, i principi e quant’altro della storia è solo un tentativo di addomesticare il tempo, la ricerca della prevedibilità – scriveva Brodskij - Il che è paradossale, perché la storia ci coglie quasi sempre di sorpresa. A pensarci bene, la prevedibilità è esattamente ciò che precede uno shock».Iosif Brodskij (fonte: Wikipedia)
Ma ci sono anche sorprese piacevoli che fanno contrarre o dilatare il nostro tempo mentale. «Nella vita pratica il tempo è una ricchezza di cui siamo avari; in letteratura, il tempo è una ricchezza di cui disporre con agio e distacco: non si tratta di arrivare prima a un traguardo stabilito; al contrario l’economia di tempo è una buona cosa perché più tempo risparmiamo, più tempo potremo perdere. La rapidità dello stile e del pensiero vuol dire soprattutto agilità, mobilità, disinvoltura; tutte qualità che s’accordano con una scrittura pronta alle divagazioni, a saltare da un argomento all’altro, a perdere il filo cento volte e a ritrovarlo dopo cento giravolte», scriveva ancora Calvino. Anche per Brodskij «[...] l’esercizio poetico è uno straordinario acceleratore della coscienza, del pensiero, della comprensione dell’universo. Una volta che si è provata questa accelerazione non si è più capaci di rinunciare all’avventura di ripetere l’esperienza [...]» Alla fine dei conti, però, la nostra mente perché gioca così tanto col tempo? Lasciatemi affidare le conclusioni a Calvino. «La divagazione o digressione è una strategia per rinviare la conclusione, una moltiplicazione del tempo all’interno dell’opera, una fuga perpetua; fuga da che cosa? Dalla morte, certamente […]». Ho scritto questo post per associazioni un po' stravaganti fra letture disparate. Se non vi ritrovate, perdonatemi e divertitevi a trovare le vostre. Sul lato della scienza, mi hanno colpito due articoli usciti su Nautilus, How your brain gaslights you – for your own good, di Jim Davies, e When bad things happen in slow motion, di Ivan Amato. Sul lato della letteratura, Profilo di Clio di Iosif Brodskij (Adelphi, 2003) è un libro di cui mi sono chiesta come ho fatto a vivere fino alla mia età senza averlo preso in mano prima. Le Lezioni americane di Italo Calvino, (Garzanti, 1988), lezioni che purtroppo non tenne mai, sono una meraviglia. Bisognerebbe leggerle a scuola, prima di ogni tema e di ogni lezione di scienze. «Affrettati lentamente», il titolo del post, l’ho preso in prestito dal motto che Calvino aveva scelto per sé fin da ragazzo, dalla massima latina, Festina lente. L’immagine di apertura è il monumento equestre a Marco Aurelio, che una volta abitava a Roma, in piazza del Campidoglio, e adesso sta al riparo dalle intemperie nei Musei Capitolini. È un monumento che piaceva molto a Brodskij.