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Che cos’è un sedere

I sederi degli animali hanno una lunga storia evolutiva e funzioni essenziali, curiose e inaspettate, seppure non sempre allettanti

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Chi non sa cos’è un sedere? Che domanda sciocca e banale. Eppure tra esperti a volte se ne discute ancora. È la parte posteriore di un animale? O è invece l'ano, ovunque esso si trovi? Per i più è l’estremità da cui escono le feci, distinta da quella in cui entra il cibo. Raccapricciante e insieme attraente, il sedere fa spesso ridere, e soprattutto i bambini ne sono particolarmente affascinati.

«Non t’arrampicare sul fico ci sono i rizzaculi», diceva la bambina Viviana al bambino Clé, pseudonimo dell’antropologo Fosco Maraini nella sua autobiografia Case, amori, universi. Da piccolo barone rampante, Maraini viveva più in cima agli alberi che per terra nel giardino della sua casa fiorentina. Le Crematogaster scutellaris, che portano il proprio sedere nel nome comune rizzaculi, le ha descritte così:

«I rizzaculi erano delle minuscole rabbiose formichette le quali, in processioni nutritissime, salivano e scendevano lungo il tronco del fico. Se lasciate tranquille, correvano su e giù con solerzia e fervore soffermandosi solo ogni tanto per brevi incontri o scambi di notizie, tramite le loro microscopiche antenne soffregate l’una contro le altre; se però le disturbavi, cominciavano a girare in confusione con i protervi culi rizzati per aria – donde il nome. In quello stato, se ti venivano addosso, pungevano: non facevano un gran male, ma avvertivi benissimo il morso. Clé le conosceva bene, e spesso si divertiva a riempirsene il palmo d’una mano, con la quale poi minacciava di carezzare Viviana. La bambina, si capisce, scappava gridando in una specie di paura divertita».

Da quando esistono i sederi? Da parecchio ma non da sempre. Qualche centinaia di milioni di anni fa la maggior parte degli animali non aveva quello che oggi consideriamo un deretano. I più avevano un unico foro multiuso, utile sia a mangiare sia a espellere. I discendenti di alcuni di questi animali, come i coralli e le meduse, funzionano ancora oggi così.

Perché due fori è meglio? Con un solo foro un animale può fare soltanto una cosa per volta: mangiare, quindi digerire, infine liberarsi dei rifiuti. Viceversa, animali che come noi hanno due aperture possono continuare a mangiare mentre digeriscono e non devono aspettare che l’intero tubo digerente si svuoti prima di mangiare di nuovo.

Un sistema più efficiente? Certamente gli animali che hanno evoluto un ano separato dalla bocca hanno potuto ricavare più sostanze ed energia dai propri pasti (e magari anche ingrassare di più?). I loro corpi hanno inoltre potuto allungarsi, diventare più grandi e sviluppare sistemi di locomozione nell’acqua, sulla terra e nell’aria.

In certi casi il sedere è un… albergo. Il deretano dei cetrioli di mare è, per esempio, una casetta per altri animali, tra cui pesci e granchi. Non tutti gli ospiti sono però benvenuti. Molti cetrioli di mare hanno specie di denti nell’ano, per scoraggiare alcuni a fare lì la propria residenza. L’ospitalità è interdetta in particolare a quegli animali che appena entrati cominciano a rosicchiare le gonadi e altre cosine che si trovano là dentro.

C’è chi muove il sedere per procacciarsi il cibo. È il caso del formicaleone, stuzzicato dal bambino Andrea Carandini, oggi famoso archeologo, nella serra di Villa Albertini, la casa di famiglia a Collereto Giacosa. Racconta così di quell’antico incontro ne L’ultimo della classe: «Nella piccola serra – da tempo secca e in disuso – osservavo, sopra sabbiosi ripiani, i piccoli coni di sabbia scavati da insetti chiamati formicaleoni. Con un fuscellino stuzzicavo le pareti inclinate di una di queste trappole – mors tua vita mea – al fondo della quale se ne stava celato l'insetto, come Satana di quegli inferi.

«Al minimo movimento la bestiola s’illudeva – con un flusso di saliva in bocca? – che si trattasse di un insetto caduto nel cono» – continua Carandini. «Dava allora colpetti ritmati e precisi con la sua coda di Minosse per smuovere la sabbiolina che faceva scivolare il malcapitato in fondo all'infernetto dove quel demonio in miniatura era pronto a inghiottirlo e che invece per colpa mia restava a bocca asciutta».

Come funzionano gli animali senz’ano? Gli acari del viso ne sono un esempio. Per tutta la durata della loro vita, due settimane circa, il loro corpo si allunga via via che le feci si accumulano all’interno. Quando muoiono, scoppiano un po’ come nella famosa scena de Il senso della vita dei Monty Python. Il contenuto così liberato si sparge allora nelle ghiandole sebacee e nei follicoli piliferi dei volti delle persone…

C’è chi con il sedere si difende. Le larve degli insetti della famiglia dei Berothidae vivono nei termitai. Curiosamente le termiti, pur essendo animali territoriali e bellicosi, le lasciano stare. La ragione è un gas invisibile ma potente che le larve di Berothidae rilasciano, mettendo quasi istantaneamente fuori combattimento le termiti.

Nella vana ricerca di pulizia e ordine da parte dei figli, qualche genitore ha provato (invano) a dare come esempio il comportamento defecatorio delle formiche. Con indimenticabile ironia Ugo Gregoretti, ne Il teatrino di casa mia, riportava in proposito una curiosa conversazione, che era stata anche oggetto della puntata di una sua trasmissione radiofonica:

«I miei figli hanno messo in crisi la mia teoria che le formiche sono bestie pulite ma non voglio dargli soddisfazione:
– Le formiche sono insetti razionali, organizzati, non si comportano con la sregolatezza delle mosche...»

«Interviene il maggiore, con un ghigno ironico:
– Sta' a vedere che ora papà ci vuole far credere che le formiche quando gli scappa vanno a farla nel formicaio, dove ci sono tutti i cessetti in fila, come a scuola.
– Già, – incalza un altro, – forse per questo quando vanno in colonna ce n'è sempre una fila che torna indietro, hai notato? Devono essere quelle che non vogliono sporcare dentro casa, per non far dispiacere a papà».

«Queste vostre ironie di pessimo gusto mi lasciano del tutto indifferente, – rispondo io con freddezza impassibile. Ma internamente, un dubbio nuovo e un po' inquietante mi rode: che faranno effettivamente le formiche? Se ci fosse in ascolto qualche cortese scienziato lo pregherei di farmelo sapere».

Ho scritto questo post un po’ stupidino inseguendo pensieri diversi da quelli gravi e guerreschi. Per scriverlo ho trovato ispirazione nel podcast di Science Friday “From Zero To 100 Butts: The Wild World Of Invertebrate Behinds” (4/3/2022). Le citazioni vengono da: Fosco Maraini, Case, amori, universi, La nave di Teseo (2019); Andrea Carandini, L’ultimo della classe, Rizzoli (2021); Ugo Gregoretti, Il teatrino di casa mia, Editori Riuniti (1980).
In apertura (
Wikipedia) un nido di Crematogaster scutellaris, conosciute volgarmente come formiche rizzaculo.

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La copertina de Il teatrino di casa mia di Ugo Gregoretti (Editori Riuniti, 1980),
oggi purtroppo introvabile

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Fosco Maraini da ragazzo (immagine: Giornale del Trentino, 2/5/2019)

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Un formicaleone illustrato da Roesel von Rosenhof (immagine: Wikipedia)

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Cetrioli di mare in un’illustrazione di F. Jeffrey Bell (1892) nel Catalogue of the British echinoderms in the British Museum of Natural History (immagine: Wikipedia)