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Ciao Ötzi!

Prorogata la mostra su Ötzi, l'uomo dei ghiacci, a Bolzano fino a gennaio 2013: un appuntamento che merita una gita, sia per il grande numero di scoperte recenti, che hanno riscritto la storia dell'uomo dei ghiacci, sia per la qualità straordinaria dell'esposizione.
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Vi piace Ötzi? Ci sono almeno tre buone ragioni per andarlo a trovare al Museo archeologico di Bolzano, anche per chi è già passato di lì. Le ragioni sono: tanta nuova, ottima scienza; una mostra che cattura per semplicità, chiarezza, efficacia e senso dell’umorismo; una ricostruzione bellissima e commovente dell’uomo di Similaun.

Cominciamo dalla scienza. Oggi sappiamo che gli occhi di Ötzi erano marroni e non azzurri, come si pensava prima del sequenziamento del DNA. Dal rapporto fra gli isotopi contenuti nelle ossa e nei denti conosciamo le valli in cui ha vissuto. E tramite l'analisi radiologica del tubo digerente sono emersi tre calcoli alla colecisti e il menù del suo ultimo pasto: carne di stambecco, cereali, pezzi di mele, foglie e ali di insetti.
 
La storia della mummia del Similaum è stata riscritta negli ultimi dieci anni dagli studi genomici, dalle immagini carpite all’interno del corpo e da altri approfondimenti impossibili fino a pochi anni fa. In questo video potete ascoltare il dottor Albert Zink, direttore dell’Istituto EURAC per le mummie e l’Iceman di Bolzano, mentre spiega come è stato sequenziato il DNA di Ötzi:

La freccia che ha ucciso l’alpinista più famoso del neolitico, colpendolo sotto la spalla sinistra, è stata scoperta per caso, come racconta il professor Eduard Egarter-Vigl, patologo personale di Ötzi:

Tutte queste scoperte hanno meritato di essere raccontate in una mostra bellissima che celebra i primi vent’anni della mummia fuori dal ghiaccio. Ogni oggetto del corredo di Ötzi, dalla faretra alle frecce, dalle scarpe al cappello, dai contenitori di corteccia di betulla al marsupio, fino al “coltellino svizzero” del neolitico, è esposto a un’altezza giusta per adulti e bambini. I testi esplicativi sono chiari, esatti, rapidi, pensati per chi legge e non per chi scrive. E non manca il senso dell'umorismo (le ragazze che erano con me si sono divertite a paragonare i loro leggings a quelli di Ötzi).
 
Il risultato è che chi osserva ha l’impressione di vivere l’esperienza quotidiana di questo antenato che, seppure nei limiti delle tecnologie dell’epoca, era un essere umano molto simile a noi e portava su di sé un universo di oggetti dalle funzioni chiaramente riconoscibili anche ai nostri occhi.
 
La nuova ricostruzione dell’uomo dei ghiacci, oltre a incorporare tutte le conoscenze accumulate finora, è un capolavoro di poesia. Da solo, questo nuovo corpo (opera dei due gemelli olandesi Adrie e Alfons Kennis) ci dice che Ötzi era un essere umano forte, che tuttavia portava su di sé qualche segno del tempo, del sole e di qualche acciacco doloroso. Malgrado i malanni, l'istinto di sopravvivenza ha prevalso fino all'ultimo, visto che, secondo le scoperte più recenti, l'ultimo pasto di Ötzi risale a un'ora prima della morte.

Il vero Ötzi riposa in una piccola camera sterile, a una temperatura e un’umidità simili a quelle del ghiacciaio che lo ha preservato per più di 5000 anni. Su di lui arrivano continuamente spruzzi d’acqua e glicol (ricordate? Il liquido antigelo che a Natale scorso era esaurito, lasciando a terra migliaia di passeggeri negli aeroporti assediati dalla neve). La cameretta è continuamente aspirata per evitare che si formi la condensa e in caso di emergenza, nel vicino ospedale è sempre a disposizione una camera operatoria pronta per portare soccorso alla mummia. L’obiettivo è preservarlo più a lungo possibile, per gli studiosi di domani.
 
L'uomo di Similaun colpisce l’immaginazione. Se Brad Pitt se lo è tatuato sul braccio, c’è anche chi è convinto di essere una reincarnazione o un parente stretto della mummia. Una raccolta ventennale di curiosità e stranezze occupa l’ultimo piano della mostra: una parentesi di fiction che depone a favore del senso dell’ironia dei curatori (complimenti! Non tutti gli scienziati sono altrettanto spiritosi).
 
La chiusura della mostra è appena stata rimandata a gennaio 2013. È un'occasione ghiotta per organizzare una gita (qui trovate tutte le offerte del Museo per la scuola). E dal museo di Ötzi c’è davvero molto da imparare, anche per chi ha intenzione di organizzare una mostra o un museo scientifico.
 
Noi che ci siamo appena stati aspettiamo la prossima vagonata di scoperte. Ötzi riserva di certo sorprese, per questo museo che ha una dichiarata voglia di rinnovarsi in base ai risultati della ricerca.
 
Nell'Aula di scienze avevamo già parlato della mostra su Ötzi. Per scrivere questo post mi sono basata sui ricordi miei e di Chiara L., che è anche autrice del disegno di apertura. Oltre al sito della mostra, ho consultato il capitolo sull'uomo di Similaun ne Gli antenati di Jill Rubalcaba e Peter Robertshaw (Chiavi di lettura Zanichelli 2011).

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