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Consigli per maturandi a caccia di indizi di memoria

Memoria visiva: da Rubinstein alla SenseCam, passando per una macchia di caffè
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Italiano, matematica, fisica, storia, filosofia, arte... Come ricordare tutto di tutte le materie? Dura la vita dello studente, specialmente se smemorato, quando si avvicina la maturità. 

Qualche idea per ricordare, da uno degli studi più recenti sulla memoria (ne ha parlato Science).
 
Siamo a Cambridge, in Gran Bretagna. La signora B. non è uno studente, ma una persona anziana con qualche problema di memoria. Da quando un’infezione le ha causato una lesione cerebrale, tutto ciò che le accade le rimane in testa per non più di 3-5 giorni. A meno che non legga e rilegga il diario che le hanno suggerito di tenere i medici riabilitatori, Narinder Kapur ed Emma Berry. Solo così i ricordi restano in vita per circa 2 settimane.
 
Da qualche tempo la signora B., oltre a tenere il diario, si aggira con un aggeggio elettronico appeso al collo. L’aggeggio, chiamato SenseCam e inventato da Lindsay Williams, ricercatore presso i centri di ricerca Microsoft di Dublino, scatta automaticamente qualche migliaio di foto ogni giorno, più di una al minuto, con un grandangolo che mima il campo visivo umano. Le riprese non sono scandite però soltanto dal tempo: la macchina scatta anche quando la signora B. passa da una camera all’altra o dall’interno all’esterno, oppure quando una persona le si avvicina (SenseCam sente le variazioni di luce dei diversi ambienti e con i raggi infrarossi percepisce il calore dei corpi umani).
 
Rivedere le foto scattate da SenseCam ha esteso la durata dei ricordi della signora B a qualche mese: un risultato straordinario rispetto alla sua performance di base. Forse è perché questo modo di riprendere la realtà corrisponde alla natura della memoria umana: frammentaria, formata in maniera perlopiù inconsapevole, a partire dalla propria prospettiva e in modo più che altro visivo.
 
In questo video potete farvi un’idea di che cosa esce dalla SenseCam:
 

 
Gli indizi visivi in effetti sono importanti per la memoria. Quando vengono a mancare possono creare qualche guaio anche ai più mnemo-dotati. Come Arthur Rubinstein, pianista fra i più celebri del Novecento, famoso per la sua prodigiosa memoria fotografica che gli permetteva di visualizzare a mente le pagine dello spartito che non aveva mai davanti agli occhi durante i concerti.
 
Nel 1975 Rubinstein è a New York per dare una delle sue ultime, straordinarie performance, con la New York Philarmonic Orchestra diretta da Daniel Barenboim. Durante le prove, la mattina prima del concerto, Rubinstein fa un piccolo errore. Una cosa da nulla, un micro-buco di memoria, che però lascia il grande pianista un po’ contrariato. Tanto che nel taxi (che lo sta accompagnando al ristorante insieme a Barenboim) chiede di fare una piccola sosta in un negozio di spartiti musicali. Purtroppo ha scordato i suoi spartiti a Parigi e vorrebbe controllare nella partitura il pezzo che ha suonato imperfettamente.
 
Pochi minuti più tardi esce dal negozio e risale nel taxi senza aver acquistato lo spartito. «Non avevano l’edizione che sono abituato a suonare, e io ho una tale memoria fotografica – mi ricordo perfino la pagina dove c’è una macchia di caffè – che o ho la mia edizione o un'altra non mi serve.»
 

 
Quali suggerimenti da queste storie per la memoria dei maturandi 2009?
 
Comprare SenseCam e scattare migliaia di foto? Non è ancora un’opzione. SenseCam è per ora soltanto un congegno sperimentale, nelle mani di sette centri di ricerca, fra cui quello di Cambridge; fra qualche anno sapremo se sarà un vero aiuto nel rinforzare la memoria.
 
Cose che invece si possono fare fin da ora:
 
  1. leggere e poi rileggere, rileggere, rileggere;
  2. arricchire il libro di sottolineature e altri indizi visivi;
  3. fissare nella mente la struttura delle pagine, le immagini e gli altri segni grafici;
  4. studiare sempre sullo stesso libro, in modo da ritovare continuamente le sottolineature e gli altri segnali visivi che aiutano a "fotografare" mentalmente le pagine;
  5. tenere vicino al libro una tazza di caffè, con una buona inclinazione alla macchia... (macchie però non troppo grandi, mi raccomando, altrimenti non si legge più nulla)!
Una piccola nota di memoria autobiografica: riflettendo su questo post mi viene, ecco che mi viene in mente l’aneddoto di Rubinstein. Prima di scrivere qualunque cosa controllo sempre: abitudine professionale, ma anche crescente  sfiducia nelle mie capacità mnemoniche (di recente ho scritto di un mio  falso ricordo). Così mi metto a cercare dove credo di aver letto l’aneddoto: in Musicofilia, il bellissimo libro di Oliver Sacks su musica e cervello. Dopo un’ora circa capisco che l’aneddoto non viene proprio da lì (anche se ci sarebbe stato gran bene). Non mi va però di farne a meno, così non mi arrendo e mi butto su "santo" Google. Non faccio a tempo a digitare “Rubinstein AND coffee”, che subito riemerge l’indizio perduto: è citato nella biografia di Rubinstein di Harvey Sachs. Ne parla Daniel Barenboim (ma certo! Come non averci pensato prima?). Bene, l’indizio è salvo, ne posso scrivere. In quale libro l’avrò mai trovato, però, dal momento che non ho letto la biografia di Rubinstein? Ho due libri di Barenboim che ho letto qualche anno fa: Paralleli e paradossi e La musica sveglia il tempo. Li sfoglio rapidamente, ma non ci trovo né una sottolineatura, né uno straccio di indice analitico e neppure la più piccola traccia di... macchia di CAFFÈ!

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