Il “sandwalk”, il sentiero dei pensieri di Charles Darwin
"Il pensatore" di August Rodin è seduto: sta meditando su qualcosa di preciso? (Giardino del museo Rodin, Parigi; Wikipedia)
Anche dove uno cammina è importante. Marc Berman, oggi all’Università di Chicago, anni fa aveva chiesto a un gruppo di studenti di fare un test di memoria dopo un giretto in un bosco o due passi per le strade di una città, e nel primo caso gli studenti hanno ottenuto risultati migliori. Pare che le risorse mentali si esauriscano più rapidamente in ambienti urbanizzati e si ricarichino in luoghi verdi. Le ragioni non sono chiare, ma può darsi che l’effetto dipenda dalla quantità di stimoli: in città l’attenzione è continuamente sollecitata da altri individui, dalle auto, da luci e insegne. In un parco, un giardino o un bosco la mente è più libera di vagare al ritmo cui ci ha abituato la nostra storia evolutiva. A volte l’effetto estroso non è immediato, ma si manifesta quando uno torna alla scrivania. Una passeggiatina aiuta a girare e rigirare mentalmente idee o frasi che sfuggono oppure girano male. Come il ritmo dei passi organizza il mondo attorno a noi, muovere le idee organizza il pensiero. Ma non lo fa subito, magicamente: un testo, un’idea, occorre capovolgerli tante volte in testa, e poi sulla pagina, finché diventano chiari, armoniosi, fluidi al punto giusto. «I nostri pensieri non resistono a una lunga immobilità; come i soldati a una rivista d’estate se debbono star fermi un pezzo cascano a terra svenuti». La stagione è adatta per accogliere il consiglio di Robert Musil ne L’uomo senza qualità: muovete le gambe ed eviterete di soccorrere pensieri accasciati... Per scrivere questo post ho consultato Ferris Jabr, Why walking helps us think, The New Yorker (3/9/2014) e gli altri articoli linkati nel testo. Nella foto di apertura (Wikipedia) una donna passeggia nella fortesta di bambù di Arashiyama vicino a Kyoto.Auguste Rodin, Il pensatore, 1880-1902, Musée Rodin, Parigi.