Oggi più uno scienziato diventa famoso e più viaggia. Charles Darwin ha fatto il percorso inverso. Ha girato il mondo intero da giovanissimo, quando in pochi avrebbero scommesso sul suo futuro, e si è ritirato in campagna appena la sua reputazione ha iniziato a consolidarsi.
Down House è il nome della casa nel Kent, a una trentina di chilometri da Londra, dove la famiglia Darwin si è stabilita a partire dal 1842. Ho visitato la casa a luglio, insieme a mia figlia, in un’escursione di un pomeriggio che, come direbbe la guida Michelin, vale la deviazione (dal centro di Londra si arriva a Down House in meno di un’ora con i mezzi pubblici).
Non aspettatevi una casa particolarmente bella o maestosa. “Old and ugly” è come i Darwin l’avevano descritta ad amici e parenti prima di traslocare da Londra, quando la famiglia stava crescendo e il piccolo appartamento in città era insufficiente. Da “vecchia e brutta”, la casa è stata trasformata nel tempo in un insieme armonioso e piacevole, pur rimanendo sostanzialmente piccola e modesta, nel buon senso del termine. Soprattutto se pensiamo che i mezzi del nonno Wedgwood avrebbero permesso ben altre dimore alla numerosa tribù dei Darwin.
I Darwin vivevano in modo semplice e informale, in un luogo che era un eremo soltanto apparente. In questa casa isolata, ai margini di un paesino di poche anime, il servizio postale di sua maestà recapitava infatti ogni mattina decine di lettere provenienti da ogni angolo del pianeta. Per quattro decenni, migliaia di conoscenti, colleghi, estimatori di Darwin gli avevano continuato a inviare osservazioni e reperti sulle specie più disparate. Darwin aveva così accumulato, per dirlo con le sue parole, “un capitale assolutamente milionario di fatterelli bizzarri e curiosi” che si era sommato ai materiali raccolti in precedenza durante il viaggio sul Beagle.
Lo studio dove Darwin analizzava quella miriade di campioni naturali era una stanza essenziale e priva di orpelli. C’erano giusto un tavolo rettangolare, per leggere e scrivere, e un altro, rotondo, su cui Darwin eseguiva qualche semplice esperimento. Dall’uno all’altro Darwin si muoveva con un bizzarro accrocchio fra una poltrona e un carrello a ruote. Il viaggio sul Beagle aveva lasciato in eredità a Darwin un innumerevole numero di cose, non ultime la capacità di lavorare in uno spazio angusto e una serie di malanni che gli rendevano faticoso ogni spostamento (soprattutto per problemi di salute, Darwin si è mosso raramente da Down House).
È in questo spazio ristretto e dimesso che la teoria dell’evoluzione per selezione naturale stava prendendo forma nella mente di Darwin. Qui ogni pezzetto biologico subiva un esame scrupoloso e metodico; ogni fatterello trovava un posto nell’elaborazione delle idee; ogni curiosità andava ad arricchire la trama di relazioni fra specie, contemporanee ed estinte, che Darwin aveva cominciato a dipanare. I reperti su cui Darwin conduceva le sue analisi erano sistemati con cura negli scaffali e negli schedari da ufficio disposti lungo le pareti.
“Tuo papà dove fa i cirripedi?” aveva chiesto uno dei figli di Darwin a un amico, ritenendo che lo studio meticoloso di quei piccoli crostacei dovesse essere l’occupazione abituale di ogni papà. L’intera famiglia, del resto, era coinvolta da Darwin in studi sul campo, in casa e in giardino.
Ogni luogo, fuori e dentro la casa, era un laboratorio per osservazioni, esperimenti, ricognizioni. Dal prato davanti alla sala da pranzo, all’orto, alla bella serra turchese, Darwin non perdeva occasione per nutrire e rafforzare la sua concezione delle forze che muovono la natura, con nuove prove.
Per pensare, Darwin amava camminare. Nel corso delle passeggiate quotidiane lungo l’ormai famosissimo sandwalk, un sentiero alberato che corre lungo un’estremità del giardino, Darwin risolveva problemi e organizzava le idee in un pensiero coerente.
La scienza di Darwin è fiorita in quest’ambiente domestico, umano, lontano dalla città e dai laboratori universitari. Down House e la sua armonia sono un’espressione non solo della personalità di Darwin, ma anche di sua moglie Emma, che in un interminabile ciclo di gravidanze, fra uno svezzamento e l’altro è riuscita ad assistere con devozione, in ogni bisogno intellettuale e materiale (e in ogni malanno), il suo straordinario marito.
La casa di Down è aperta al pubblico dal 1929, dopo essere stata ristrutturata e restaurata, al piano terreno, con mobili e oggetti originali, in base alle fotografie e ai ricordi dei figli di Darwin. Al piano superiore c'è una bella mostra permamente sulla vita di Darwin e sulla teoria dell'evoluzione; e c'è una ricostruzione della cabina occupata da Darwin sul beagle.
Per recarvi a Down House potete seguire le istruzioni, impeccabili, pubblicate sul sito della casa museo: treno da Victoria Station per Bromley South e bus 146 per Downe. In meno di un’ora ci si trova in un tranquillo paesaggio di campagna, riposante rispetto all’agitazione e al traffico di Londra. Il bus si ferma al capolinea, nella piazzetta principale di Downe, e lì lo si ritrova al ritorno. Dal centro di Downe, in meno di 10 minuti a piedi si raggiunge Down House. Le indicazioni in paese sono scarse, ma basta chiedere e tutti sanno indicare dov’è la casa.
Se volete saperne di più su Darwin, sull’attuale dibattito evolutivo, e anche su Down House, potete leggere Darwin – L’eredità di uno scienziato globale, pubblicato dalle Chiavi di lettura Zanichelli. Gli autori sono cinque fra i maggiori studiosi dell’evoluzione darwiniana: James Secord, Sean Carroll, Steve Jones, Paul Seabright, John Dupré.
Le fotografie di questo articolo sono state tutte scattate da me, a eccezione dell'immagine dello studio, tratta dal sito di Down House.