A volte dalla mano del chirurgo escono parole acute, incisive e penetranti. Un medico scrittore può anche essere divertente. A volte con ironia, sempre con chiarezza, il chirurgo olandese Arnold van de Laar è capace di raccontare storie sagaci e istruttive sulla sua disciplina.
Viaggiatore, ha lavorato in diversi ospedali nel mondo. Ha scritto a lungo articoli sulla storia della chirurgia per un giornale medico, che ha poi rielaborato e raccolto in Sotto i ferri, un libro davvero piacevole e stimolante, tradotto in italiano da Laura Pignatti per Codice edizioni (2019). Oggi van de Laar vive ad Amsterdam con la moglie e due figli, e va in ospedale ogni giorno in bicicletta.
In poco più di 350 pagine che volano, si imparano un mucchio di cose, prima fra tutte l’origine della parola chirurgo, o chirurgeon, che in greco significava guaritore che usava le mani. La parola è infatti l’unione di mano (kheir) e lavoro (ergon). Di seguito riporto alcuni fatterelli che mi hanno colpito, in ordine sparso.
In principio la chirurgia aveva scopi molto semplici: si incideva soprattutto per far uscire il pus. Da cui la vecchia massima latina, “ubi pus, ibi evacua”, che van de Laar sostiene di tenere incorniciata e appesa sopra il suo letto.
Se oggi dopo un’operazione non vi fanno una sutura, giustamente vi preoccupate. Le ferite aperte erano però la norma ai tempi, tutto sommato recenti, in cui non c’era modo di mantenere la sterilità durante un intervento. Per questo bisognava lasciar sgorgare l’inevitabile pus, conseguenza di un’infezione, e perciò occorreva che la ferita rimanesse aperta. (Immaginate le cicatrici!).
Oltre a permettere le suture, la sterilità è essenziale anche al successo di una protesi o un impianto. Contro i microbi attaccati a un oggetto che non ci appartiene il sistema immunitario è impotente. Se però l’oggetto estraneo è contaminato, il nostro corpo tenderà a rigettarlo. E questo vale non solo per arti o articolazioni artificiali, ma anche per viti, placche di metallo, pacemaker, cristallini sintetici per gli occhi, valvole per il cuore e così via.
Ancora oggi la chirurgia può avere fini rituali, diversi dal curare o guarire. È il caso della circoncisione, con i suoi numeri da capogiro.
Secondo una stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, solo nel 2006 circa 665 milioni di uomini e ragazzi si sono sottoposti a un’operazione di circoncisione. Sebbene un singolo prepuzio pesi appena pochi grammi, ciò significa che centinaia di tonnellate di prepuzi vengono rimosse ogni anno. Si stima che circa il 30 per cento dell'attuale popolazione mondiale maschile sia stata circoncisa. Ciò fa della circoncisione l'operazione più eseguita in assoluto, non solo attualmente ma da tutti i tempi.
Senza chirurgia non avremmo neppure alcune famose reliquie (in molteplici copie). Ancora in tema di prepuzi:
Dopo che la cittadina di Charroux in Francia aveva dichiarato di possedere il prepuzio di Cristo, quella madre di tutte le reliquie è comparsa in una dozzina di altri luoghi in Europa. Anche Anversa ne aveva una. L’ultimo prepuzio rimasto è stato rubato nel piccolo villaggio italiano di Calcata nel 1983.
Forse non sapete che anche le ossa possono sanguinare. Quando un osso è fratturato, i piccoli vasi che lo attraversano e lo nutrono perdono sangue. Almeno finché non sono spazzati via dagli osteoclasti, le cellule che demoliscono le ossa, liberando l’area attorno a una frattura. Per la ricostruzione arrivano poi gli osteoblasti, formando il famoso callo osseo.
In origine gli ortopedici non erano chirurghi. Lo sappiamo dal nome, che deriva da orthos, diritto, e paidion, bambino. L’obiettivo era correggere le deformità dei più piccoli mettendo loro tutori e stecche. La chirurgia ortopedica è venuta più tardi e oggi è al massimo dello sviluppo, con le sofisticate protesi stampate in 3D per un adattamento ottimale alle caratteristiche individuali.
Vi chiedete da dove viene la parola placebo?
Nel Medioevo chiunque volesse dare un po’ di lustro al proprio funerale poteva assoldare un gruppo di monaci per venire a cantare il Salmo 114. […] Non era economico, ma garantiva un commiato memorabile. I cantanti non avevano nulla a che fare con il defunto, naturalmente. Il loro lamento era tutta finzione. Erano essenzialmente persone che inscenavano il lutto, chierici mercantili che venivano scherzosamente soprannominati con la parola che cantavano nella maniera più drammatica di tutte: placebo, dal latino ‘piacerò’ a Dio.
A volte salute e operazioni sono una questione di stato. Quasi ogni starnuto di Luigi XIV, il Re Sole, è stato annotato dai suoi molteplici medici nel suo Journal de Santé, fino alla morte avvenuta a 77 anni. L’età veneranda è stata raggiunta nonostante numerose malattie all’epoca gravi. Non ultime, le fistole anali operate chirurgicamente.
Un consiglio utile: non leggete troppo a lungo al gabinetto. Lo so, lo so che è piacevole, ma stando seduti la pressione sulle vene dell’ano è piuttosto elevata, e se lo è per troppo tempo e di frequente, vi potrebbero venire le fastidiose emorroidi.
"Uno può anche morire attraversando la strada", è una delle scuse più sentite dai medici quando consigliano ai pazienti di smettere di fumare. Ecco cosa ne pensa il nostro bravo e schietto van de Laar:
In effetti può capitare ma i 28.000 europei uccisi sulle strade nel 2015 sono una goccia nell'oceano rispetto ai 700.000 morti nello stesso anno a causa del fumo. Circa un quarto di tutte le persone nel mondo fuma. La metà di loro morirà per quest'abitudine e la metà di questi anche prima di avere raggiunto l'età pensionabile.
Quali organi non sono riparabili con il bisturi? Per ora la spina dorsale e il nervo ottico. Per quasi tutto il resto, aspettatevi un “Si può operare”.
Forse anche per il grande numero di operazioni possibili molti chirurghi sono assai ricchi, ma forse non lo erano a Babilonia. Lì vigeva il codice di Hammurabi, che stabiliva che il pagamento fosse dovuto solo in caso di successo dell’operazione. Se l’operazione non aveva successo, i chirurghi non ricevevano nulla. E se addirittura peggiorava la situazione, ci rimettevano in natura: un occhio per un occhio, un dente per un dente e così via.
Le operazioni degli animali? Si fanno soprattutto castrazioni e sterilizzazioni di bestiole domestiche, ma anche operazioni allo stomaco alle mucche e addominoplastica ai maiali panciuti. Non manca poi chi ripara le ernie addominali ai cavalli e le ossa fratturate ai ghepardi, e chi corregge i denti agli ippopotami.
Ma il nostro van de Laar fantastica su operazioni veterinarie più ardite, come un'angioplastica alle carotidi nel collo di una giraffa o un'appendicectomia a un koala (la cui appendice è lunga due metri). Per non parlare di un intervento chirurgico a cuore aperto su una balena (il cui cuore è abbastanza grande da starci dentro) o una correzione alla proboscide di un elefante.
Questo libro fresco, sorprendente, sempre chiaro e mai pesante si chiude con un utile glossario, contenente le parole più gergali del libro, seguite da semplici definizioni.
Dopo l’insuperabile Memorie di un giovane medico di Michail Bulgakov, è uno dei libri sulla medicina più interessanti e piacevoli che ho letto. Lo consiglio perfino agli ipocondriaci, che in queste storie troveranno pane per i loro denti e la rassicurazione che tante malattie, se non si possono proprio guarire, si possono almeno curare.
La stele con il codice di Hammurabi (circa 1793-1751 a.C., Wikipedia, Musée du Louvre, Parigi)