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I libri sono beni di consumo come gli altri?

Che cos'è per voi un libro? Assomiglia a un prodotto come un altro o è qualcosa di speciale? Inventate le vostre similitudini!
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Sono facili da comprare quasi quanto una Coca Cola. Ne acquistiamo più di quanti ne leggiamo. Come le scarpe, anche se costano molto meno, per fortuna. Quando restano lì abbandonati ci sentiamo in colpa come per del cibo buttato via. L'inizio è penoso, ma l'immersione a volte è una delizia, come per un pesce che va pulito prima di gustarlo. Possono irritare come l'igiene dentale, annoiare come una polizza d'assicurazione, addormentare come un sonnifero. Molti sono spazzatura: rifiuti che prima erano prodotti. Durano a lungo, ma meno di un diamante. Si tarlano che è una meraviglia, come si tarma un golf di cachemire. Ci sono quelli che vanno via veloci come un Frecciarossa e quelli che ti fanno arrancare come una notte insonne in vagone letto. A volte hai in mano un libro e non puoi proprio fermarti: una pagina tira l'altra, come i pistacchi. Si perdono come le chiavi o gli occhiali, ma la scocciatura è più piccola e il dispiacere è più grande. Si riciclano piuttosto bene, come un cartone o un regalo di matrimonio. Cambiano la vita delle persone senza avvertenze o precauzioni per l'uso, come un farmaco senza foglietto. AIcuni hanno provocato scaramucce come micce accese. Dai libri impari le lingue meglio che in un corso intensivo alla Berlitz. Ti fanno passeggiare nella mente altrui come un film? Forse di più. In qualche caso un libro va via come il pane, altre volte (rare) tutti ne vogliono uno, manco fosse una borsa di Prada. C'è chi li compra a metri come il prato di un campo di calcio. Dicono però che se ne vendono sempre meno, come i francobolli. Non scompariranno come il telefono a gettoni, ma potrebbero diventare rari come un telefono a rotella? Se tieni ai libri li puoi regalare come cioccolatini. A volte danno piacere come il cioccolato, a volte emozionano come il primo amore. Come l'amore, l'emozione di un libro non si può prevedere, né controllare, e te ne accorgi durante, mai prima (e anche l'amore a volte si compra). Come l'amore provocano poderose illusioni, cocenti delusioni, repentini disinnamoramenti. Per le vacanze non dimenticate di farvene una scorta: sono indispensabili, in montagna come le pedule, al mare come la crema solare.

 ***

Forse vi state chiedendo come mi è venuto in mente questo sproloquio. Ieri un amico mi ha inoltrato la domanda che è nel titolo: “I libri sono beni di consumo come gli altri?”, con un articolo che parlava dell'ennesima lite che da anni contrappone gli editori e Amazon, la grande libreria online, sui prezzi dei libri e in particolare degli ebooks (in questo momento, in particolare, è Hachette sul piede di guerra). Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, è diventato famoso vendendo libri, ma per i libri non ha un particolare attaccamento romantico. Li considera, appunto, un bene di consumo come un altro, che al più permette alle sue “macchine” di catturare le preferenze e gli interessi dei clienti. Lo scopo? Offrire loro altri prodotti più profittevoli dei libri, in sintonia con i loro gusti.

 

Jeff Bezos, fondatore di Amazon

Non solo Bezos considera i libri una merce qualunque, ma ne ricava circa il 7% di fatturato. Una vera bazzecola per la sua corporation. Per contro gli editori non possono permettersi di far finta che Amazon sia un microbo, dato che nella più grande libreria online al mondo si vendono il 65% di tutti i loro libri e il 90% degli ebooks. Il proverbiale piatto della bilancia è tracollato da una parte. Forte del suo potere, Amazon impone agli editori condizioni difficili da accettare e per chi non ci sta, i libri perdono sconti e vengono spediti in tempi lumaca. Il tira e molla va avanti da anni in tribunale, e ogni volta che la diatriba si riaccende rispunta fuori l’argomento difensivo, che i libri non sarebbero affatto un bene di consumo come gli altri, diversamente da quel che sostengono ad Amazon. Chi ha ragione e chi ha torto? Il conflitto è prima di tutto nella nostra testa, o quanto meno, lo è sicuramente nella mia. Il 17 giugno 1997 un amico mi regalò il primo libro tramite quella fantastica libreria virtuale che allora mi sembrò magica. Il libro era “The Golden Gate: A novel in verse” di Vikram Seth: ricordo ancora l’emozione che provai ad aprire il pacco (oltre che a leggere quel libro meraviglioso). Da allora in poi avrei potuto ricevere a casa in pochi giorni tutti i libri in commercio al prezzo più basso possibile! Era finita l'era degli ordini lenti, carissimi, estenuanti nelle poche librerie internazionali... Il mio primo ordine su Amazon è del 4 maggio 1998: due copie di “All That Is Solid Melts Into Air” di Marshall Berman, una per me e una per un'amica greca. Sì, Amazon mi faceva anche sentire vicina ad amici lontani! Poi quel libro in realtà non l’ho letto, come tanti altri del resto, ma da allora sono stata una cliente piuttosto fedele. Ora su Amazon compro ancora molti libri, su carta e su kindle (altra bella magia!), insieme a cose ben più prosaiche, dallo smartphone alle scarpe per la mia adolescente. Ci ho trovato perfino i ricambi per l’aspirapolvere! Del resto i prezzi sono quasi sempre i più bassi e il servizio è eccellente. Amazon mi ha aiutato nel mio lavoro? Ieri ho passato la mattina a leggere l’ultimo libro che Jeff Bezos (sì, proprio lui in persona…) mi ha recapitato. S’intitola “Amati, odiati, mangiati” di Hal Herzog e mi serve per documentarmi su un progetto che ho in cantiere. Una lettura coinvolgente che a un certo punto ho dovuto interrompere per sbrigare un po' di incombenze editoriali. Dopo che per qualche ora ero stata una che i libri li consuma, adesso mi dovevo trasformare in una che i libri li fa. Se la lettrice e la consumatrice che c'è in me è contenta, la scrittrice-curatrice è un po' più combattuta. Da un lato mi fa piacere che i libri che scrivo e curo siano facilmente reperibili e possano avere un prezzo che non rappresenti un ostacolo per nessuno. Dall’altro lato, però, mi chiedo: e se quel prezzo basso diventasse talmente irrisorio da innescare una crisi drammatica e irreversibile per autori ed editori? George Packer ha sintetizzato la questione con una semplicissima domanda, nel suo articolo sul New Yorker di febbraio 2013: “Amazon è buono per i clienti. Ma è buono per i libri?”. Per non parlare delle altre questioni di cui si sente parlare, dalle condizioni di lavoro nei magazzini in cui impacchettano i libri (gli stessi libri che mi piace tanto ricevere) alla sofferenza delle librerie tradizionali.

La libreria Lello a Porto, fra le più belle al mondo

Jeff Bezos è un eroe che ha reso la mia vita molto più bella e facile? O è uno che potrebbe togliermi l’immenso piacere di fare libri? Sto banalizzando e ovviamente il problema non è creato, ma semmai acutizzato da Amazon, dato che sento parlare  della crisi del libro più o meno da quando sono nata. Quindi, guai a idealizzare un passato idilliaco che non è mai esistito. Ogni epoca produce cambiamenti che portano novità insieme positive, negative o neutre. I due pensieri, possibilmente veri entrambi, hanno continuato ad accapigliarsi nella testa e a mettermi di fronte alle mie incoerenze. Così, per cacciare la frustrazione e l’intrattabilità del problema ho provato a cambiare prospettiva e a fare l’esercizio che avete letto sopra. Mi sono chiesta: se i libri sono veramente prodotti di consumo come gli altri, avranno pure qualche somiglianza con almeno alcuni di essi? Ecco che, un po’ per scherzo e un po’ per capire, ho iniziato a buttare fuori similitudini a raffica. Un’attività un po' compulsiva, che ha riempito qualche oretta di un pomeriggio piacevole, come un piccolo tarlo mentale inarrestabile. Alla fine mi sono dovuta trattenere dall’andare avanti. Era venuto il momento di decidere qual era il mio personale succo della faccenda (e di preparare la cena). L’esercizio è servito a calmare il conflitto interiore. A risolverlo non credo di essere riuscita, ma almeno ho capito un po' meglio che cosa sono per me i libri: una miscela di tante caratteristiche disparate, a volte comuni ad alcuni prodotti di consumo, a volte no. È proprio questa moltitudine di qualità (e difetti) a fare sì che per me i libri siano degli oggetti un po' speciali e diversi da tutti gli altri. Basteranno questi argomenti a mettere d'accordo Amazon e gli editori? Dubito. La questione sembra filosofica, ma è di soldi. Se volete aggiungere le vostre similitudini, fate pure: i commenti servono a questo. Vi ricordo la regola: potete scrivere tutti i modi in cui un libro vi appare somigliante a un prodotto di consumo (anche in senso lato). Buone vacanze e soprattutto buone letture! Ci risentiamo a settembre. In questo post non ho parlato di biologia e dintorni, ma di libri. Può sembrare fuori tema, ma i libri sono uno strumento cruciale per trasmettere le idee, le scoperte, la passione per la scienza perché, come dice Federico Tibone, "sono modi per trasmettere idee e sensazioni ad altre persone (anche dopo che si è morti)". Ho sentito tanta gente dire che un libro gli ha cambiato la vita. Forse perché i libri permettono quell'immersione intensa, individuale, prolungata, a tu per tu con la mente, che può essere la premessa di un cambiamento profondo. Ma le cose cambiano e forse la vita dei ragazzi di oggi sarà indirizzata da altri trasmettitori di idee e sensazioni. Come ricordo la data di acquisto dei libri? Non è registrata nei miei neuroni, per fortuna, ma nella mia pagina personale su Amazon: una comoda "protesi", involontariamente indelebile, della mia memoria, che contiene traccia delle mie scelte, dei miei gusti, dei miei capricci. Se riguardo i libri che ho comprato per me o per altri, vedo ripassarmi davanti un pezzo di vita. Le opinioni che ho espresso sono personali e non necessariamente condivise dalla casa editrice Zanichelli. Le immagini sono tratte da Wikipedia.
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