I cadaveri sono merce rara. Lo erano ai tempi del dottor Nicolaes Tulp, che per la sua Lezione di anatomia, un pubblico evento dipinto da Rembrandt nel 1632 ad Amsterdam, dovette recuperare il corpo da una pubblica esecuzione. Oggi gli usi sono cambiati e chi trova un corpo da osservare, trova un tesoro.
Provate a chiedere a uno studente di medicina come ha studiato anatomia. Vi risponderà: “Sui libri, sui DVD, con le animazioni in 3D”. Ottimi metodi, perfetti per tenerci ad asettica distanza dai cadaveri, se non fosse che, come non c’è un viso uguale all’altro, anche i corpi all’interno sono tutti diversi. Nessun libro o animazione è in grado di restituire questa varietà e perciò, ecco la ragione d'essere dei plastinati.
Il nome fa pensare a una banda di supereroi e un po’ eroi lo sono, i plastinati. Il loro corpo, esibito dopo la morte, è una sfida a convenzioni, dogmi, censure, ipocrisie che continuano a farsi sentire. Insieme ai dubbi sulla loro origine: nonostante le rassicurazione dell’Istituto dall'Istituto per la Plastinazione di Heidelberg che ogni corpo è stato donato, le insinuazioni su vicende torbide sono diffuse.
Ogni plastinato è un corpo umano vero, che l’abilità del dottor Gunther von Hagens ha dapprima liberato, con un bagno in formalina, dai cento triliardi di batteri, funghi e altri ospiti microscopici pronti a decomporlo. Quindi, un gelido tuffo a -30°C ha prodotto una doppia sostituzione: i grassi e i liquidi si sono dissolti per effetto dell’acetone, e l’acetone a sua volta ha lasciato il posto a una specie di caucciù a base di silicone, che è penetrato in ogni cellula grazie a una pompa a vuoto.
Dopo la tecnologia è il momento del teatro. Il corpo a questo punto è molle e plasmabile come un pezzo di gomma, e può assumere qualsiasi posizione. Per far ciò ogni plastinato è fissato nella sua posa finale con un’attrezzatura a metà fra l’equipaggiamento di uno scalatore e quello di un puparo: tutti i pezzi (vene, arterie, muscoli, nervi ecc.) devono essere bloccati uno a uno, tramite corde, fili, graffette. È senza dubbio la fase più scenografica della preparazione, ma anche la più lunga, faticosa, meticolosa. Senza questa ricerca delle pose dinamiche, estetiche, spettacolari (alla fine indurite definitivamente con gas e calore in una camera ermetica), la collezione di centinaia di plastinati umani e animali non avrebbe fatto il giro del mondo con la mostra Body Worlds.
La preparazione di un corpo intero richiede molte settimane o mesi. Una delle figure più grandiose, quella del cavaliere a cavallo, è emersa in tutta la sua imponenza dopo ben tre anni di lavoro. I tessuti sono separati progressivamente, con scalpelli, pinzette, bisturi; i corpi sono aperti a fisarmonica; e fra una struttura e l’altra si aprono spazi artificiali, che fanno vedere com’è costruito il nostro corpo se lo potessimo ispezionare a cassetti.
La preparazione del cavallo impennato con cavaliere
Body Worlds offre un modo concreto di vedere e imparare l’anatomia. Non è scienza, perché non c’è niente di veramente nuovo in quello che si vede in mostra; ma è istruzione nel senso di una visualizzazione ampia e profonda dell’interno di un corpo vero, fatto di tanti strati sovrapposti e connessi. È anche un viaggio nella prevenzione, se crediamo che osservare i danni inflitti al corpo da abitudini prevenibili come il fumo possa essere un monito.
“Ricorda che sei mortale: io ero come te, tu puoi diventare come me” è uno dei messaggi più tenaci che escono dalle sculture corporee dei plastinati. Ed è forse la ragione viscerale, morbosa, del loro successo presso un pubblico che ha superato i 35 milioni di visitatori in più di settanta città del mondo.
Facciamo di tutto per ignorare che siamo di passaggio, come se non ci riguardasse, e quasi nulla ci impressiona. Non ci ripugna neppure che i nostri morti escano dagli ospedali insieme al transito dei rifiuti. Eppure la morte, più la scacciamo e più va di moda. Al punto che c’è chi riveste candide bambinette di felpe stampate di teschi, e persino il cane (visti entrambi con i miei occhi). Il dottor von Hagens gioca un po’ compiaciuto con questo andazzo incoerente.
Ma il successo di Body Worlds ha anche a che fare con l’immedesimazione che producono le pose plastiche. È impossibile non mettersi nei panni dei giocatori di poker, nella loro posizione tesa verso le carte e attenta al gioco, o non sentirsi le gambe e le braccia tese dello sciatore che si prepara a saltare.
I giocatori di poker
Come il dottor Tulp, anche von Hagens sfoggia un cappello nero, il segno distintivo dell’antica arte e scienza anatomica, fiorita soprattutto nel Rinascimento, quando chi conosceva bene il corpo umano poteva diventare Michelangelo.
Il Dr. Gunther von Hagens con la nuotatrice
Ancora oggi la professione dell’anatomo-patologo è nobile, importante, essenziale, ma in grande crisi di vocazioni. Peccato, perché serve molto alla vita oltre che alla morte. Il patologo infatti stabilisce non solo le cause di morte tramite le autopsie, ma la natura precisa delle malattie e dunque la possibilità di una cura o di un’altra. Il mestiere purtroppo attrae poco gli studenti di medicina, che dovrebbero riflettere di più sulla sua importanza cruciale e sul momento prospero. Se un nuovo farmaco funziona, è il patologo ad accorgersene per primo, tramite le sue osservazioni, che sono la prova del nove di ogni nuovo tentativo diagnostico o terapeutico. Se un tempo era un lavoro durissimo, fatto di centinaia di vetrini da osservare e di centinaia di diagnosi da fare ogni giorno, oggi lo è un po’ meno: nuove tecnologie per colorare molecole e tessuti, e contare automaticamente le cellule, stanno riducendo le ore di tediosa manualità. Ricordate, cari studenti di medicina, senza patologi l’intera scienza medica va in crisi. E ci saranno posti di lavoro.
Von Hagens ha avuto una vita avventurosa fra le due Germanie. Di sé racconta di essere stato vicino alla morte da bambino, e di avere subito allora la fascinazione per il potere e la bellezza del corpo umano, oltre ad avere nutrito tanta riconoscenza per i medici e gli infermieri che lo hanno curato. Come un famoso filosofo e giurista inglese del Settecento, Jeremy Bentham, Von Hagens ritiene che “il corpo non deve diventare inutile dopo la morte” perché ha ancora molto da insegnare e da restituire alla società. Anche lui diventerà, ovviamente, un plastinato quando verrà la sua ora. E forse solo allora, quando sarà un “dead rebel” e non più un “living rebel”, riceverà il meritato riconoscimento per la sua opera, dopo decenni di controversie.
Il corpo conservato di Jeremy Bentham,
conservato all’University College London
conservato all’University College London
Che nozioni ho portato a casa da Body Worlds? Che siamo leggeri come una piuma: ci sorreggono solo dieci chili di scheletro osseo, che se fosse d’acciaio peserebbe quattro volte tanto; il nostro cervello pesa solo il 2% dell’intero corpo, ma si ciuccia il 20% della circolazione; con i 400 milioni di alveoli polmonari potremmo moquettare un appartamento di 100 m2 e con la rete dei vasi potremmo girare due volte attorno alla Terra all’equatore.
Dalla mostra esco più consapevole della mia macchina meravigliosa, e solo un po’ frustrata per aver visto poco movimento. I cadaveri, si sa, stanno immobili, ma noi no. Qualche animazione in 3D dei plastinati aiuterebbe. La mostra così com’è è bella e istruttiva, ma è statica, e i ragazzi di oggi sono viziati da giochi elettronici, animazioni e ogni diavoleria che si agita. Oltre a vedere come sono fatte le cose, vogliono capire come funzionano. Non sarebbe ora di unire l’anatomia alla fisiologia?
Un altro piccolo appunto è sulle protesi: ce ne sono parecchie di diverse articolazioni, c’è qualche valvola e, se non ricordo male, un cuore artificiale. Mancano invece le protesi, per così dire, elettive: i seni artificiali, i nasi rifatti e compagnia bella. Sono un segno dei tempi e non dovrebbero mancare in una moderna lezione di anatomia.
Body Worlds ha appena concluso il suo viaggio in Italia, dopo tre tappe a Napoli, Roma, Milano (e varie puntate in lezioni di anatomia per studenti e infermieri), ma le occasioni di vedere ancora i plastinati non mancheranno altrove. Ora sono in viaggio verso Vienna. Tutte le immagini dei plastinati sono di proprietà di BODY WORLDS di Gunther von Hagens, Istituto per la Plastinazione, Heidelberg, Germania, www.bodyworlds.com. Il particolare della Lezione di anatomia del dottor Tulp di Rembrandt, conservata al Mauritshuis all’Aia, proviene da Wikipedia. Anche la foto del corpo di Bentham, conservato all’University College London, è tratta da Wikipedia. Per approfondire, si può scaricare la guida per le insegnanti di Body Worlds.