Le piante che crescono sui muri hanno tutta la mia ammirazione. Tenaci e ostinate, queste maratonete del mondo vegetale affondano le radici in cavità anguste, ostili alla vita. Da lì si conquistano ogni centimetro di esistenza in cambio di qualche rara goccia di rugiada e niente più. Il cappero vince su tutte per bellezza. Ma le piante che mi sorprendono di più sono gli alberelli che a volte si vedono, in qualche borgo medievale, spuntare magri e fieri da qualche muro alto. Oltre al cemento sfidano anche la forza di gravità.
Eleganza e poesia non bastano però a farsi amare, soprattutto quando i danni al suolo d’elezione sono importanti. È il caso del poligono del Giappone, la Fallopia japonica per i botanici. Introdotto in Europa due secoli fa per lo splendore della sua fioritura, questo arbusto infestante ricorda un po' il bambù. In molti paesi europei cresce però come un ossesso poiché, a differenza del Giappone, nel vecchio continente non c'è nessun insetto o fungo che si ciba delle sue foglie.
Per chi compra casa e se lo trova nelle fondamenta, il poligono del Giapppone è un vero e proprio incubo, capace di creare boschetti alti fino a 3 metri. In Gran Bretagna alla prima traccia di questa peste le imprese edili fuggono. Secondo le stime, circa mezzo milione di edifici infestati non sarebbero assicurabili e i costi per danni e disinfestazioni potrebbero superare i 200 milioni di euro.
“Se stai vistando questa pagina web, hai probabilmente intenti omicidi. Come non mi stancherò mai di ripetere, più che a uccidere la Fallopia japonica sono interessato alla sua vita sessuale”. Si apre così la pagina del sito dell’Università di Leicester che il Dr. John Bailey, fra i massimi esperti al mondo, dedica a questa specie amata da pochi, detestata da molti.
Non si scoraggi chi nutre sentimenti malvagi verso il poligono giapponese. Il governo inglese è motivato a risolvere il problema. Dopo 5 anni di studi e una sperimentazione pilota, la Gran Bretagna ha approvato ai primi di maggio l’immissione nell’ambiente di uno dei più potenti nemici della Fallopia japonica, con il benestare dell’Unione europea.
L’arma contro l’infestante orientale è un minuscolo pidocchio di 2 millimetri di lunghezza. Aphalara itadori è il suo nome; la superfamiglia delle psille, il gruppo di insetti cui appartiene. Lo ha individuato il Dr. Richard Shaw, un entomologo che lavora nel Surrey per il Centre for Agricultural Bioscience International (CABI) e che è a capo di questo progetto di controllo biologico.
Identificare il nemico non è stato facile. Fra i circa 168 insetti e 40 funghi che in Oriente tengono a bada la Fallopia, occorreva individuare quelli con un’ossessione per un solo cibo (come quei bambini piccoli che si fissano sulla banana o sulla pasta in bianco). L’importante, per la sicurezza, è che non avessero appetito per altre piante. Dopo un’analisi delle preferenze dietetiche di tutti gli insetti e i funghi, in base ai dati presenti nella letteratura scientifica, la scelta si è ristretta a 9 specie potenziali, particolarmente ghiotte delle foglie di questo arbusto.
Fidarsi dei testi è bene, ma fare qualche esperimento è meglio. Anzi, è necessario. Le preferenze alimentari dei 9 organismi selezionati sono state testate in laboratorio. Di fronte a un’offerta di oltre 90 piante da gustare, la psilla si è dimostrata la più sdegnosa, rifiutando ogni delizia pur di rimanere fedele alla sua passione monofagica. Non solo, ma questo pidocchio ha soddisfatto un ulteriore requisito, essenziale per ogni operazione di lotta biologica: la capacità di crescere facilmente in laboratorio.
La prima sperimentazione controllata è avvenuta nel 2010: dopo tre mesi di vita in comune, la Fallopia non era riuscita a liberarsi del pidocchio, e il pidocchio non si era lasciato attirare dalle altre piante vicine. Superata la prova di principio, ora la scala dell’esperimento si è ampliata: la psilla è stata dispersa, con oltre 100.000 esemplari allevati in laboratorio, in ben otto siti di studio. Qui i ricercatori continueranno a monitorare che il pidocchio non cambi abitudini alimentari, ma soprattutto cercheranno di capire se la psilla è davvero in grado di tenere a bada la crescita dell'arbusto.
La storia della lotta biologica è segnata da conseguenze che nessuno aveva potuto prevedere. Fra le sventure ecologiche più note vi è il caso del rospo delle canne, o Bufo marinus, che fu liberato negli anni Trenta in Asutralia, per contrastare la diffusione di un coleottero, il Dermolepida albohirtum, devastante per la coltivazione della canna da zucchero. Purtroppo l’abbondanza di specie della Grande terra australe fu terribilmente eccitante perfino per il rospo che, anziché attaccare l'insetto vorace, finì per divorare qualunque essere vivente alla sua portata.
Ma eventi come questi sono rari. In un’intervista a Science, il Dr. Shaw ha dichiarato che “nell’ultimo secolo più di 1400 organismi, perlopiù insetti e funghi, sono stati utilizzati in tutto il mondo per combattere circa 380 piante infestanti, e solo nell’1% dei casi ci sono stati problemi”.
La psilla salverà le case dalla pianta che ama il cemento? Impossibile dirlo ancora, visto che i primi test hanno dato, giustamente, la precedenza alla sicurezza. Per valutare pienamente l’efficacia serviranno i risultati degli esperimenti sul campo che sono attualmente in corso.
È tempo di salutarci. Biologia e dintorni ha bisogno di un po’ di riposo. Prima di chiudere per ferie vi consiglio di dare un’occhiata a Life before the dinosaurs: è il blog di un bambino di 7 anni, appassionato di artropodi, che detta i suoi post alla madre. Carino, no? Buone vacanze a tutti.
Per scrivere questo post ho consultato, fra le altre cose, Loosing the Louse on Europe's largest invasive pest di Jennifer Carpenter, Science, 13/5/2011. La galleria interattiva è una mia produzione, tramite il software Vuvox e immagini trovate in rete (i siti da cui ho tratto le immagini: il cappero; le foglie e i fiori di F. Japonica; il boschetto di Fallopia; il poligono giapponese che cresce attraverso il cemento; i danni che provoca agli edifici; il Dr. Richard (Dick) Shaw; la psilla che dovrebbe mangiarsi la Fallopia, usata anche come immagine di apertura).