Aedes egypti è un efficiente tassinaro di virus. È la zanzara che ha introdotto la febbre gialla nel corpo di milioni di persone, con conseguenze devastanti prima che esistesse un vaccino. Oggi porta in giro per il mondo un altro ospite non meno pernicioso, il virus dengue, la cui diffusione dal 1965 a oggi è aumentata di trenta volte.
La dengue provoca fino a 100 milioni di infezioni l’anno. Nella maggior parte dei casi la malattia si risolve con una sorta di influenza leggera, ma per circa mezzo milione di persone il problema è serio: una febbre emorragica grave causa vomito e sanguinamenti dal naso, dalla bocca, dalla pelle. Il dolore poi è talmente forte che il soprannome più comune della malattia è “febbre spacca ossa”. Nelle zone a rischio per la dengue, in America centro-meridionale, in molti paesi dell’Africa subsahariana, in India e in diverse isole orientali del Pacifico, abitano circa due miliardi e mezzo di persone, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità.
La mappa dei paesi a rischio di trasmissione della dengue
(Organizzazione mondiale della sanità, 2008)
(Organizzazione mondiale della sanità, 2008)
Per la febbre di dengue non c’è né vaccino, né cura. L’unico modo di difendersi è uccidere gli insetti che la trasmettono, immergendo case, strade e giardini in una nebbia di insetticidi. Ma le disinfestazioni chimiche sono un’arma spuntata, visto che molte zanzare resistono ai veleni.
Ora la ricetta per una soluzione c’è e grosso modo è questa: si prende una zanzara Aedes aegypti maschio e si sfrutta l’istinto all’accoppiamento con una femmina; quindi si libera il maschio nell’ambiente, dopo aver inserito nel suo patrimonio genetico una mutazione che non permette alla prole di sopravvivere. Con questo metodo innovativo di controllo delle nascite la popolazione di insetti nocivi dovrebbe diminuire.
La ricetta è ben più di un’idea e funziona. Il nome ufficiale della zanzara geneticamente modificata è OX513A e il suo ideatore è Luke Alphey, uno zoologo cresciuto all’Università di Oxford e attualmente direttore di una piccola biotech inglese, la Oxitec. La zanzara è allevata in laboratorio, in una popolazione mista di maschi e femmine. Finché gli insetti stanno in un ambiente controllato, il gene killer è inattivato da una sorta di interruttore, che resta “spento” finché le zanzare assumono una molecola, la tetraciclina. Quando poi le zanzare maschio sono liberate nell’ambiente, dove non c’è la tetraciclina, il gene si attiva, ma lascia il tempo per l’accoppiamento con le femmine presenti nell’ambiente. Le uova fecondate che emergono da questi interludi amorosi non sopravvivono a lungo: in genere gli insetti neonati muoiono poco dopo la schiusa e prima che inizino a volare.
La sperimentazione sul campo è iniziata circa un anno e mezzo fa a Juazeiro, una piccola città del Brasile dove i casi di dengue sono i più alti al mondo. Il test è una collaborazione fra il Ministero della salute brasiliano, la Moscamed, una biotech che alleva le zanzare in loco secondo la ricetta inglese, e la Oxitec. Dopo l’introduzione delle zanzare geneticamente modificate, in questo e in un'altra sperimentazione alle isole Cayman, solo il 15-20% delle uova deposte dalle femmine non portava il gene mutato. In altre parole, l’80% circa delle uova non avrebbe dato luogo a zanzare capaci di riprodursi. I dati, pubblicati su Nature Biotechnology, dicono che l’esperimento è riuscito e che ampliando la scala del test la popolazione di Aedes aegypti dovrebbe diminuire drasticamente, insieme alla dengue. Fra l’altro, allevare queste zanzare modificate costa pochissimo e anche il trasporto non è caro, perciò l’approccio sembra essere anche sostenibile.
Ci sono rischi? Non c'è tecnologia priva di rischi, ma in questo caso pare che siano proprio minimi. Nel mondo ci sono circa 3000 specie di zanzare note e il numero è verosimilmente più alto; solo qualche centinaia è interessata al nostro sangue; solo una specie, Aedes aegypti, trasmette la dengue. Il ruolo ecologico è minimo: non è un animale che introduce aria nel suolo, come le formiche o i vermi; non impollina le piante, come le api; non sembra neppure essere il cibo preferito di qualche altra bestiola.
L’approccio per prevenire l’infezione è quindi dei più “verdi”, perché è mirato contro l’unica specie di zanzara che trasmette la febbre emorragica provocata dal virus dengue, e nessun altro insetto sarebbe ucciso, come invece avviene con gli indiscriminati insetticidi.
Quali rischi ci sono a non usare queste zanzare? I danni da Aedes aegypti sono già enormi in termini di salute pubblica, e la continua espansione delle zanzare non potrà che farli aumentare, insieme a quelli economici. Ci sono già località turistiche, nel Sud della Florida, che la gente comincia a disertare perché non vuole correre il rischio di prendere la dengue.
Aedes aegypti e le malattie che diffonde sono un esempio tipico delle conseguenze di un mondo sempre più caldo e collegato. Le uova della zanzara tigre viaggiano alla grande specialmente nei pneumatici usati e in altri oggetti trasportati dai container delle navi, dove c’è un ambiente perfetto per l’incubazione: calore e umidità a sufficienza, residui di acqua piovana, ossia tutto ciò che è necessario a mantenere pronte all’uso le uova degli insetti. Avete idea di quante navi viaggino ogni giorno negli oceani? Date un’occhiata a questa (ogni puntino è una nave):
Le imbarcazioni in viaggio nel mondo la mattina di domenica 18 novembre 2012
(i dati derivano dal database sailwx.info)
(i dati derivano dal database sailwx.info)
Grazie alle navi le uova coprono distanze che le zanzare non riuscirebbero mai a colmare volando. Ma i trasporti non bastano: il riscaldamento climatico, che ampia i tempi e i luoghi di sopravvivenza degli insetti, e la sempre minore efficacia degli insetticidi, concorrono alla diffusione.
Come reagisce la gente all’idea di prevenire la dengue con la zanzara GM? Dipende. Nelle regioni dei paesi dove la febbre emorragica è arrivata senza che siano ancora scoppiate grandi epidemie, l’atteggiamento è decisamente negativo. In discussioni piene di emotività escono tante idee assurde e infondate, per esempio che la “zanzara robot-Frankenstein” sia prodotta da una grande e cattiva multinazionale. Peccato che la Oxitec sia una minuscola start-up non profit, nata in un dipartimento universitario di ricerca pubblica, e che riceva il sostegno di charities come il Wellcome Trust e la Fondazione Gates. In questo video, prodotto dal Wellcome Trust, potete vedere un’intervista agli scienziati di Oxitec, che spiegano come funziona il loro piano di prevenzione della dengue con la zanzara OX513A:
A Key West, in Florida, dove la dengue è tornata per la prima volta dopo 70 anni, la gente è disposta a cospargere di insetticidi se stessi e i propri bambini, riuscendo così a uccidere solo le zanzare ancora sensibili, pur di non accettare il rischio ben più limitato di introdurre nell’ambiente la zanzara GM (ne ha parlato Nature). Problemi simili si sono verificati in Malesia, dove è avvenuta una sperimentazione di cui si è scritto su Science.
In Brasile, dove la popolazione si ammala di dengue a frotte, l’atteggiamento è ben diverso. Tutti conoscono la malattia, dato che in ogni famiglia almeno una persona l’ha avuta, e sanno che contro la dengue non c’è difesa. Perciò i ricercatori, che vanno di casa in casa a raccontare i test che stanno facendo, sono accolti come eroi. Anche perché l’esperimento sta funzionando alla grande.
Io sogno un mondo senza zanzare che trasmettono malattie. Un numero strabiliante di morti sarebbe risparmiato dalle conseguenze di malaria, chikungunya, filariasi, West Nile, varie forme di encefalite e molti altri orrori (e sogno anche un mondo dove le zanzare non mi svegliano la notte a novembre inoltrato).
Prima c’è qualche problemino da risolvere. Per esempio, la zanzara GM è un animale, un farmaco o entrambe le cose? E quale istituzione ne deve regolamentare l’uso in ogni Paese? Il ministero dell’agricoltura o l’agenzia del farmaco? Non sono temi da poco, ma è bello che ce li poniamo perché vuol dire che abbiamo una soluzione potenzialmente efficace a portata di mano. La soluzione c’è, ma perché diventi possibile usarla bisogna che la gente cominci a ragionare con un po’ di testa.
Ho potuto scrivere questo post grazie alle molte informazioni raccolte nel bellissimo reportage di Michael Specter, The mosquito solution, pubblicato sul New Yorker del 9-16 luglio 2012. Inoltre ho consultato Angela Harris et al., Successful suppression of a field mosquito population by sustained release of engineered male mosquitoes, Nature Biotechnology 30, 828–830 (10 September 2012); Martin Enserik, GM Mosquito Release in Malaysia Surprises Opponents and Scientists—Again, Science Insider (27 January 2011); Amy Maxmen, Florida abuzz over mosquito plan, Nature 487, 286 (19 July 2012). Se volete approfondire, vi consiglio di leggere Occhio ai virus di Giovanni Maga, un libretto delle Chiavi di lettura Zanichelli che spiega molto bene come i virus si diffondono, approfittando dei commerci e dei cambiamenti ambientali e climatici. In questo video potete vedere una breve presentazione dell’autore. La foto di apertura del post è un immagine di pubblico dominio: scattata da James Gathany, appartiene ai Centers for Disease Control and Prevention del governo americano. La mappa di diffusione della dengue è dell’Organizzazione mondiale della sanità.