Chi era Robert Recorde?
A differenza di altri personaggi della storia del pensiero e della scienza, del giovane Robert Recorde si sa davvero poco. È nato nel 1510 in Galles, che proprio in questo periodo entra definitivamente a far parte dei possedimenti inglesi e perde lo status di principato autonomo, da una famiglia di cui l’edizione del 1911 dell’Enciclopedia Britannica ricorda solamente che era “rispettabile”. Nel 1525, a soli 15 anni, è a Oxford, dove si laurea nel 1531. Probabilmente vi insegna qualche anno, ma poco dopo è a Cambridge, dove ottiene una licenza di medico nel 1545. Si trasferisce immediatamente a Londra, con l’idea di esercitare la professione. È nella capitale che la sua strada si incrocia con quella dell’apparato statale inglese.
Che cosa ha scoperto?
Secondo i biografi J. J. O'Connor e E. F. Robertson della Scuola di Matematica della St. Andrew’s University (Regno Unito), la vita privata e professionale di Robert Recorde può apparire quella di un uomo facilmente incline all’impeto e all’irruenza. Non così sul fronte scientifico, dove Recorde si dimostra meticoloso, attento didatta e poco incline ad affermazioni azzardate. Dal punto di vista della professione medica, l’unico contributo noto è un trattato sulle diverse caratteristiche delle urine a scopo diagnostico, mentre è di grande interesse la sua produzione matematica, soprattutto di testi destinati all’apprendimento. Il suo The Grounde of Artes del 1543 è un vero e proprio manuale di aritmetica e uso dell’abaco per i commercianti dell’epoca. È scritto in volgare e non in latino, la lingua usata dagli eruditi dell’epoca, e sfrutta la forma del dialogo tra maestro e discepolo per presentare i problemi e le soluzioni. Sono due elementi che contribuiscono alla fortuna dell’opera, come successe poco più tardi ai libri di Galileo Galilei. Nel 1551 è la volta di una versione abbreviata degli Elementi di Euclide (Pathwaie to Knowledge) e nel 1556 di una introduzione, diremmo oggi divulgativa, all’astronomia di Tolomeo, in cui però Recorde fa capire di essere favorevole al copernicanesimo. Ma su questo punto preferisce non sbilanciarsi definitivamente, scrivendo che Copernico è stato un uomo di grande intelligenza e acume osservativo, oltre che di competenza matematica, ma sul confronto tra eliocentrismo e geocentrismo «la controversia dipende da una più profonda conoscenza che quella che questa introduzione [all’astronomia], perciò la lasciamo da parte per un’altra occasione».
Qual è la sua eredità?
Come scrive lo storico della matematica Carl B. Boyer, «la matematica aveva languito in Inghilterra per quasi due secoli [...], e quel poco che era stato realizzato all’inizio del XVI secolo dipendeva in gran parte da autori italiani come [Luca] Pacioli». Recorde è, quindi, «l’unico matematico di una certa levatura in Inghilterra per tutto il XVI secolo». Secondo Boyer, infatti, Recorde ha diversi meriti: contribuisce alla diffusione della notazione araba tra gli studiosi inglesi, fornisce strumenti manualistici popolari per alcune generazioni di commercianti e professionisti che devono usare l’aritmetica e l’algebra per professione. Inoltre è un bravo divulgatore, come mostra il suo trattato di astronomia: Recorde conosce la teoria copernicana, di cui però preferisce non entrare nei dettagli. È una scelta saggia, perché la disputa tra eliocentrismo e geocentrismo sta scaldando gli animi in tutta Europa, acuendo il clima di diffidenza che si sta creando tra cattolici e protestanti (Lutero muore nel 1546, tre anni dopo la pubblicazione del Revolutionibus orbium coelestis di Copernico). Anche la matematica si sta trasformando, sebbene le grandi innovazioni cominceranno ad arrivare nel secolo successivo a quello di Recorde con il già citato Leibniz e, tra gli altri, Isaac Newton e René Descartes. In questo clima culturale, Recorde, da uomo pratico, abituato a risolvere problemi contingenti, punta sulla formazione e l’educazione. E questo spirito traspare anche dalla motivazione che dà alla sua introduzione del simbolo dell’uguale. Scrive, infatti: «Per evitare le noiose ripetizione delle parole “è uguale a”, introduco (come spesso faccio nei miei appunti di lavoro) un paio di parallele, o linee gemelle, della stessa lunghezza (quindi =), perché non ci sono due cose più uguali».
Per approfondire:
Per inquadrare Recorde nel periodo storico in cui è vissuto, si può consultare il capitolo dedicato al Rinascimento di "Storia della matematica" di Carl Boyer, Mondadori, Milano 1968 e ss.
La biografia scritta scritta da J. J. O'Connor e E. F. Robertson per il portale biografico dell'Università di St. Adrew's.





