I commenti sulle condizioni meteorologiche che viviamo in prima persona possono mettere in dubbio anni di studio e ricerche scientifiche sui cambiamenti climatici, che dimostrano invece quanto la Terra si stia surriscaldando a ritmi insostenibili. Ogni stagione ha i suoi detrattori: in inverno, se ci sono nevicate eccezionali sulle nostre montagne o al nord Europa, sui social network è molto facile veder circolare post e commenti che provano a smentire il riscaldamento globale con i dati di giorni di gelo, di nevicate imponenti o di pioggia eccessiva che fanno calare le temperature. Anche la scorsa estate, soprattutto in alcune zone del nostro Paese dove le temperature sono state più miti a causa di precipitazioni più frequenti, almeno per i mesi di giugno e luglio, ci si è chiesti se non fossimo davanti a una regressione del riscaldamento globale.
Come dimostra il climatologo Giulio Betti nel suo bel libro divulgativo uscito quest’anno per Aboca, dal titolo Ha sempre fatto caldo!, siamo di fronte a manifestazioni atmosferiche che non fanno altro che alimentare e confermare l’aumento delle temperature medie globali e lo scioglimento dei ghiacciai. I fenomeni metereologici estremi sono oltretutto coerenti con le variazioni climatiche a cui stiamo assistendo. E anche se in Italia la prossima estate fosse particolarmente fresca, la temperatura globale del pianeta non ne risentirebbe così tanto da invertire la tendenza al rialzo.
Il problema, come spiegano i climatologi che studiano e raccontano la crisi climatica, è confondere il meteo con il clima. Il meteo descrive le condizioni atmosferiche quotidiane, quello che vediamo fuori dalla finestra. Il clima, invece, è una media di questi eventi su scale temporali più lunghe e tiene conto dunque del comportamento dell’atmosfera nel corso dei decenni. A questa confusione tra meteo e clima, spesso si aggiunge l’utilizzo dei dati con la tecnica del cherry picking (letteralmente scegliere le ciliegie migliori), cioè mostrando e raccontando solo quelli che sono utili a confermare una certa opinione.
Un esempio significativo di come il cambiamento climatico stia alterando le nostre condizioni meteorologiche è la misurazione dello zero termico. Lo zero termico indica la quota alla quale la temperatura dell’aria è a 0°C; negli ultimi anni, abbiamo assistito a un innalzamento preoccupante di questa quota, soprattutto durante i mesi estivi. Nel 2024, tra 10 e 11 agosto, la temperatura in cima al Monte Bianco è rimasta per 24 ore ininterrottamente a +4°C, mentre lo zero termico si è registrato a oltre 5200 metri.
Un innalzamento così marcato dello zero termico ha implicazioni dirette anche sulla disponibilità di acqua durante l’anno, poiché la diminuzione delle riserve di ghiaccio riduce il flusso dei fiumi che dipendono dallo scioglimento delle nevi.
Ma l’estate quindi è stata più calda del solito oppure o no?
Sì, l’estate 2024 è stata la più calda mai registrata in Europa, lo confermanoi dati pubblicati a settembre da Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea. La temperatura media dell’aria sul territorio europeo per l’estate (giugno-agosto) 2024 è stata la più alta mai registrata per la stagione, con 1,54°C sopra la media del periodo 1991-2020. I tre mesi estivi si sono classificati ciascuno al secondo posto tra i mesi più caldi mai registrati, con anomalie molto simili: 1,57°C sopra la media a giugno e agosto, 1,49°C a luglio.
E nel resto del Pianeta? La Terra ha avuto il mese di agosto più caldo degli ultimi 175 anni, secondo i dati della National Oceanic and Atmospheric Administration, un ente governativo statunitense che gestisce uno dei più importanti network di stazioni meteorologiche di raccolta dati sul clima. In particolare, in Europa e Oceania agosto è stato il mese più caldo di sempre, in Asia il secondo, mentre l’Africa e il Nord America hanno avuto entrambi il terzo agosto più caldo mai registrato.
Come spiega ancora Giulio Betti:
[...] se vivessimo in una fase climatica stabile, record termici di caldo e freddo si compenserebbero con un rapporto 1:1. Negli ultimi 30-40 anni invece tale rapporto è andato sbilanciandosi in maniera netta verso i picchi di calore.
Se ci riferiamo alla Terra, e non solo al nostro Paese, nel periodo 1998-2017 la percentuale di superficie terrestre che ha sperimentato temperature mensili estreme è di circa il 6,8% per il caldo e lo 0,3% per il freddo, che avrà picchi anomali sempre più irrilevanti in una serie statistica e non modificheranno la tendenza termica globale.
Che cosa dicono ancora i dati di Copernicus? Che l’estate 2024 ha superato di 0,2°C il precedente record di temperatura dell’aria, stabilito nell’estate del 2022. Nel sud-est della nostra penisola sono state registrate il 60% di giornate calde in più rispetto alla media. Sono stati poi 66 i giorni estivi caratterizzati da un “forte stress da caldo”, che indica le giornate in cui le temperature sono talmente elevate che il corpo fatica a raffreddarsi da solo: si tratta del numero di giornate critiche per la nostra salute più alto mai registrato.
È estate, è normale che faccia caldo!
Se la lettura di questi non ci convince, possiamo vederli rappresentati in maniera molto efficace in un grafico chiamato le “strisce di calore”, introdotto dal climatologo Ed Hawkings per mostrare l’andamento crescente della temperatura media globale dal 1850 a oggi. I dati sono del Berkeley Earth Institute, che coordina 40 mila centraline di osservazione quotidiane in tempo reale. Nel grafico le strisce blu indicano una temperatura sotto la media, mentre quelle rosse al di sopra della media. Nel sito showyourstripes.info è possibile produrre un proprio grafico con le anomalie delle temperature in una determinata regione o Paese del mondo, come quello che segue:
A volte sentiamo dire: «Ma questi cambiamenti sono naturali, non è colpa degli esseri umani!» Che il clima della Terra sia sempre stato soggetto a variazioni naturali, come le glaciazioni e i periodi di riscaldamento, è certamente assodato. Quello che stiamo vivendo in questi anni, tuttavia, è un cambiamento molto più rapido e significativo di quelli avvenuti in passato, e le prove scientifiche indicano chiaramente che le attività umane ne sono la causa principale.
Come scrive ancora Betti, la vita sulla Terra muta, evolve e si adatta su scale temporali lunghissime, ma il nostro impatto è assimilabile a quello di un cataclisma:
[...] le nostre emissioni di gas serra stanno provocando una variazione nel bilancio energetico del pianeta paragonabile soltanto a quelle causate da improvvisi shock geologici o astronomici.
Se non lo accettiamo, difficilmente potremo agire per provare a cambiare le cose.
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Il sito di Copernicus
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La sezione sui cambiamenti climatici per ragazzi della Nasa
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Dati storici sul clima dal sito del NOAA e quelli specifici dell’Italia forniti dall’ARPAE
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Un’analisi interessante: Come quantificare il costo umano del riscaldamento globale
immagine di copertina: Wikipedia