

Bernd Heinrich con pullo (immagine: http://www.jesseburke.com/outsidebernd)
Heinrich trasporta per chilometri, sulla neve fresca e alta, carcasse di animali morti che cerca ovunque nei dintorni, anche in fattorie e macelli lontani centinaia di chilometri. Le carica in macchina, passa ore a guidare, lascia l’auto fin dove la neve alta glielo consente e poi le trasporta nei luoghi d’osservazione, trascinandole a mano, sudando nel gelo. Il progetto doveva coinvolgere Heinrich solamente nell’inverno dell’anno sabbatico. Alla fine del quarto inverno di studio e osservazione, il libro finisce con molte risposte soddisfacenti e inedite, altre ancora da trovare, in tutti i casi con un entusiasmo sempre alle stelle. E il totale di carne che l’autore ha trascinato a mano su e giù per i boschi del Maine ammonta a 8 tonnellate.
C’è poi un altro aspetto: la pazienza e il metodo per “leggere” i segnali degli animali e riuscire a interpretarli nel modo corretto, con l'uso di esche (le 8 tonnellate di carcasse), ma anche grazie alla numerazione dei singoli individui (apparentemente tutti uguali) utilizzando trappole innocue. Lunghe ore immobile nella neve o sugli alberi, nascosto con un binocolo in mano. Per poi tornare nella gelida capanna a scrivere: “A quanto sembra, più vedo, più penso, più torbide si fanno le acque” [p. 99]. Oppure: “La mia impressione è che il corvo abbia davvero una notevole intelligenza, perché molte delle sue azioni presuppongono una consapevolezza. Ma le impressioni non sono prove” [p. 142]. Oppure: “Da numerose prospettive è probabilissimo che le supposizioni siano corrette, ma la distanza tra il probabile e il reale è spesso immensa” [p. 189].
Un libro sulle avventure di un professore universitario un po’ selvatico, un diario di campo, un prezioso esempio di cosa sia applicare il metodo scientifico anche se le risposte non ci piacciono, uno studio devoto e ossessivo su un singolo, affascinante animale. Questo libro è tante cose, e peraltro è stato fondamentale per un bestseller ora fuori catalogo.
Una "costola" di questo libro, infatti, è il romanzo In volo nel paese degli alberi (Sperling & Kupfer, 2001, 409 pp., reperibile solo online usato) di Ben Gadd (1946), dove i personaggi sono corvi che parlano, ma che si comportano in modo etologicamente e scientificamente esatto, e che non sarebbe potuto esistere senza il lungo lavoro di Heinrich.
Nell’attesa e nella speranza che di Bernd Heinrich vengano tradotti anche altri libri (ne ha scritti ben 20), per esempio Winter World: The ingenuity of Animal Survival oppure Life Everlasting: The Animal Way of Death, o anche Why We Run, possiamo leggerci l’esemplare Corvi d’inverno, segnalando, per salutarci, un’altra persona che lo ha letto: il pittore italiano Giorgio Griffa (1936) con i suoi bellissimi lavori dedicati al corvo che potete ammirare qui.

