«Molto del nostro sapere è un rigirare dell’uomo intorno a se stesso, come fossimo noi la cosa più importante dell’Universo.»
Carlo Rovelli, La realtà non è come ci appare, p. 9
Cinquant’anni fa, qualcuno avrebbe potuto immaginare che nella maggior parte delle nostre scuole ci sarebbero stati oggetti grandi come valigette in grado di compiere migliaia di operazioni velocissime e incredibilmente complesse? Il tempo, qualunque cosa sia, è passato velocemente, e tante cose prima impensabili ora fanno parte della nostra quotidianità. Per esempio i computer nelle scuole e in quasi tutte le case, e gli smartphone – a tutti gli effetti piccoli computer – nelle mani di tanti di noi, come protesi per corpi finalmente completi di tutte le parti… Leggendo buoni libri di divulgazione scientifica, in particolare di fisica, ci si può rendere conto che l’immaginario collettivo è sostanzialmente rimasto a Isaac Newton (1642-1727): un mondo fatto di spazio, tempo e particelle. Questa percezione di essere rimasti indietro, che le cose non stiano esattamente come ci hanno insegnato (la struttura dell’atomo ideata da Bohr che mi hanno insegnato a scuola, come un sistema solare in miniatura, era già sorpassata negli anni Venti), è molto forte dopo la lettura dei due più famosi libri di Carlo Rovelli, fisico teorico operativo in Francia con il dono della divulgazione di alta qualità.Per esempio, si tende a pensare che il tempo scorra e che lo spazio sia un contenitore vuoto. Ma… La realtà non è come ci appare (Raffaello Cortina, 2014, pp. 241, 22 euro), ci dice Rovelli fin dal titolo di uno dei libri di divulgazione scientifica più significativi che l’editoria italiana abbia stampato negli ultimi anni, vincitore del Premio Galileo 2015. Qualcuno avrà sentito nominare Rovelli per via del fatto che il suo libro di pochi mesi successivo, Sette brevi lezioni di fisica (Adelphi, 2014, pp. 88, 10 euro), è stato uno dei libri più venduti in Italia nel 2015, secondo solo al romanzo La ragazza del treno di Paula Hawkins. Sarebbero da leggere tutti e due, e possibilmente in ordine cronologico: entrambi i libri infatti nascono da articoli che Rovelli aveva scritto per l’inserto «Domenica» del «Sole 24 ore» (memorabile la serie dedicata ai buchi neri). Dato che nel secondo libro manca l’evoluzione storica e a volte l’autore dà per scontato che il lettore sappia già alcune cose, leggendoli in ordine di pubblicazione, le Sette brevi lezioni saranno forse più comprensibili in tutte le loro sfumature… meta-fisiche.
La realtà non è come ci appare
Decisamente, non è come ci appare. Per dimostrarlo, Rovelli parte da molto lontano, come un padre, uno zio, un nonno, un amico potrebbe fare in una notte di bufera davanti al caminetto. Anassimandro, Talete, Leucippo e più di tutti Democrito (la perdita dei suoi scritti è probabilmente una delle sciagure peggiori della storia dell’umanità), ci portano dritti alla mente e al cuore della fisica di oggi, ovvero ad Albert Einstein. Ma prima di arrivare all’icona che ancora oggi rappresenta il concetto di "genio", Rovelli introduce ed esamina, concentrandosi efficacemente sui nodi cruciali e più rilevanti, il pensiero di tutti coloro (scienziati prima e fisici poi) che hanno contribuito a farci capire come stanno le cose, soprattutto Isaac Newton («Il mondo di Newton è il mondo di Democrito, matematicizzato», p. 47) e la coppia di studiosi (il primo grande visionario, il secondo grande matematico) Michael Faraday e James Clerk Maxwell, che scoprirono il campo e unendo campo elettrico e campo magnetico introdussero nella conoscenza umana il campo elettromagnetico. Ma la fisica di oggi non esisterebbe senza Einstein e le sue due teorie della relatività. Rovelli è talmente bravo da riuscire a creare, nel lettore, l’illusione di comprenderle perfettamente. In estrema sintesi:- la relatività ristretta (1905) dove viene introdotto il concetto di «presente esteso» (il mio presente, qui, in questo preciso istante, su Marte dura 15 minuti). Ovvero: il nostro "adesso" esiste solo "qui" e in nessun altro luogo. In qualunque altro luogo, la durata del presente cresce man mano che ci si allontana. Il punto più importante però è l’equivalenza tra massa ed energia, che porterà all’energia nucleare, con la famosissima formula: E = mc², dove c è la velocità della luce, ovvero 300 milioni m/s.
- la relatività generale (1915), «la più bella di tutte le teorie», dove Einstein, dopo dieci anni di durissimo lavoro, ha l’ennesimo colpo di genio e identifica il campo gravitazionale con lo spazio di Newton. Il campo gravitazionale non è qualcosa di piatto e fisso, ma si muove e ondeggia come il campo di Faraday e Maxwell. Siamo immersi in un gigantesco mollusco flessibile, dice Einstein. E cosa muove il mollusco? «Lo spaziotempo si incurva di più là dove ci sia più materia», scrive Rovelli. Per questo la Terra gira intorno al Sole: è «come una pallina che rotoli dentro un imbuto». E l’imbuto è la deformazione generata dall’enorme massa del Sole sullo spaziotempo. Quindi la Terra, in realtà, corre dritta, ma in uno spazio inclinato.
- granulare: “esiste una granularità nel fondo di tutte le cose, compresa la luce”;
- relazione/interazione: solo le relazioni danno origine alla nozione di “cosa”;
- soggetta a indeterminismo: il mondo è un fluttuare, vibrare, pullulare continuo di particelle imprevedibili che vediamo solo quando si scontrano con altre particelle.