ALBERO
L’esplosione lentissima
di un seme.
Bruno Munari
Un tempo la mia casa era una ghianda.
Roger Deakin
L’umanità è figlia degli alberi e il significato di questa frase apparentemente a effetto è da intendersi in senso letterale, come spiega Hansjörg Küster nel saggio Storia dei boschi. Dalle origini a oggi (Bollati Boringhieri, 2009): Le prime fasi di sviluppo dell’agricoltura dovrebbero chiamarsi «età del legno» invece di essere suddivise in neolitico, età del rame, età del bronzo ed età del ferro, poiché il legno era di gran lunga più necessario della pietra e del metallo. Tuttavia, dopo l’abbandono di un villaggio costruito in legno, non si conservava nulla di esso con il passare dei secoli, mentre gli archeologi possono documentare la presenza di oggetti fatti con materiali inorganici e durevoli. Per questo motivo le epoche hanno preso il nome dagli oggetti che sono stati rinvenuti e non dal legno, anche se esso fu il materiale più importante. [p. 90] Gli alberi sono capaci di compiere molte magie prodigiose. Una di queste è prendere i quattro elementi (acqua, fuoco, terra e aria) e trasformarli nel quinto elemento: il legno. L’umanità è figlia degli alberi, perché gli alberi ci hanno dato il legno per costruire le case, con le pareti e il tetto a dividere natura e cultura, selvatico e domestico, e ci danno la legna per scaldarci con il fuoco: non è un caso che la parola “focolare” sia sinonimo di “casa”. Gli alberi ci nutrono con i loro frutti e ci consentono di respirare, assorbendo anidride carbonica e rilasciando ossigeno con la fotosintesi (possibile grazie al Sole, la cui energia verrà liberata in stufe e caminetti sotto forma di legna che arde, da un grande fuoco a un’infinità di piccoli fuochi). I boschi, inoltre, sono stati i primi luoghi di culto degli uomini, e gli alberi sacri sono stati sistematicamente abbattuti per affermare le religioni di oggi. In sanscrito quercia e albero sono la stessa parola: duir. La radice indoeuropea della parola quercia è daru, da cui il celtico druido, ovvero colui che conosce (wid) la quercia (dru); alcune teorie collegano il tema uid, conoscenza o saggezza, al vischio, rara pianta che cresce sulle querce e dal valore fondante per la cultura celtica. In greco drys significa sia “albero” sia “quercia sacra”, da cui le “driadi”, ninfe della mitologia greco-romana che vivevano sotto la corteccia delle querce (si veda il fondamentale Mitologia degli alberi di Jacques Brosse, Rizzoli BUR 1994). Nel nostro mondo, invece, forse non esiste nulla di più simile agli alberi dei libri, loro figli di cellulosa. In quella che è una bibliografia sconfinata, questa volta l’unione di alberi e libri ci porta dritti a un nome: Roger Deakin. I libri sono come i semi: prendono vita quando li leggiamo, dispiegando i loro rami e le loro foglie. Sento il bisogno di circondarmi tanto di alberi quanto di libri, e costruire gli scaffali della biblioteca è come piantare un bosco. R. Deakin, Un anno a Walnut Tree, EDT, 2009, p. 22. Gli alberi, insomma, fanno un sacco di cose, nella loro stupefacente e apparente immobilità. Una sola quercia, per esempio, è una nicchia ecologica per centinaia di forme di vita: In estate, scuotendo il ramo di una vecchia quercia su una tovaglia di cotone, c’è da rimanere meravigliati della bellezza e della varietà dei piccoli esseri che cadono dalle fronde. Circa 280 insetti e altre minuscole creature vivono nella quercia, per non parlare degli uccelli e delle centinaia di diverse forme di vita – licheni, alghe, muschi e funghi – che possono trovarvi rifugio. Più la quercia è vecchia e maestosa, maggiore è la biodiversità che ospita. Un anno a Walnut Tree, p. 232Chi è Roger Deakin?
L’inglese Roger Deakin (1943-2006) è stato un regista, autore radiofonico, ambientalista e soprattutto autore di tre libri straordinari, grazie ai quali la critica lo ha collocato fra i grandi maestri della nature writing:- Diario d’acqua. Viaggio a nuoto nella Gran Bretagna;
- Nel cuore della foresta. Un viaggio attraverso gli alberi;
- Un anno a Walnut Tree.
Nel cuore della foresta
Il capolavoro di Roger Deakin venne pubblicato in Inghilterra nel 2007, un anno dopo la prematura morte dell'autore e primo libro dei tre tradotto in Italia (Nel cuore della foresta. Un viaggio attraverso gli alberi, EDT, 2008, 385 pagine, euro 18. Titolo originale: Wildwood; ottima traduzione di Elisa Comito). Nel cuore della foresta è un libro intimo e profondo sugli alberi, un “viaggio alla ricerca della magia che sopravvive negli alberi e nel legno, che ancora tocca la maggior parte di noi, appena sotto la patina del quotidiano” [p. XII]. Roger Deakin, senza fretta come si conviene a ogni esemplare di uomo-albero, ci porta a conoscere la sua casa di quercia costruita più di quattro secoli prima. Poi il suo rifugio esterno, una vecchia capanna da pastore con ruote metalliche, dove gli piace dormire con la porta aperta, svegliato all’alba dagli uccelli o da un capriolo che si gratta sullo spigolo esterno delle pareti, a pochi centimetri dalla sua testa assonnata. Ci mostra anche un vecchio vagone ferroviario che usa come studio. Poi i cinque ettari del suo terreno, fatto di bosco e di prati lasciati in parte incolti, per non disturbare topi e insetti, e per osservare le piante libere di prosperare. Per Roger, “pianta infestante” è un ossimoro senza senso. È un uomo dotato di un profondo senso dell’ospitalità, che pratica non solo nei confronti di piante e animali, ma anche verso noi lettori, con una generosità spesso commovente. I suoi sono libri accoglienti e nello stesso tempo esigenti: nelle sue pagine non leggerete mai frasi come “uno stormo di uccelli volava”… Quanti uccelli erano? Di quale specie? Quali so

Roger Deakin nella sua casa del Suffolk
In Kazakistan si reca nelle colline di Talgar per scoprire gli antenati del melo domestico. Si è scoperto grazie alle analisi sul DNA che le circa ventimila varietà di meli sembrano avere avuto origine proprio lì:
Come erano nate tutte le cultivar di mele commestibili? La risposta, in breve, è che i meli sono eterozigoti. Piantando i semi di cento mele di uno stesso albero, le piante novelle che nascono differiranno, anche in modo spiccato, dagli alberi genitori e tra loro stessi. Ecco come, nel corso dei secoli, si sono sviluppate casualmente nuove varietà di mele. Le persone si appassionavano a una nuova varietà, tagliavano i ramoscelli e li innestavano su altri alberi. Tutti i meli Bramley discendono da un unico albero che cresceva in un cortile di Northampton. E così via, per migliaia di anni, al punto che ogni varietà di mela commestibile sulla faccia della terra è una diretta discendente dei meli evolutisi nelle foreste del Tiān Shān. [p. 280]
Oppure in Kirghisistan, nella valle Fergana, a visitare le più antiche foreste di noci del mondo (solo nella parte meridionale del paese ci sono 600.000 ettari di foreste, antiche di 30.000 anni), alla scoperta di alberi colossali e di donne e uomini che trascorrono alcune settimane a 10-15 metri di altezza. Roger li aiuta, sta con loro, li racconta con le mani completamente nere, a forza di sgusciare malli.
Erano alberi selvaggi ed eroici, carichi di noci. Da fine settembre a fine ottobre migliaia di persone nella valle di Fergana migrano verso la foresta e si accampano anche per un mese e mezzo per raccogliere noci. Ci trovavamo nel mondo descritto dal romanzo Nel bosco di Thomas Hardy, circondati dal brusio delle attività che fervevano nella foresta, dalle grida che risuonavano da un capo all’altro della valle e tra le fronde. Dalla cima di un albero, un ragazzo ci ha fatto un segno di saluto e ha scosso i rami per farci piovere delle noci di benvenuto. […] La gente era abituata ad arrampicarsi sugli alberi e a scuoterli per far cadere le noci, molte ancora coperte dal carnoso mallo verde brillante, mentre sotto l’albero altri membri della famiglia o conoscenti rastrellavano il terreno e le raccoglievano. [p. 309]
In tutto questo peregrinare alla ricerca dell’origine, della mitologia e della realtà degli alberi, Deakin è preciso come ogni vero scienziato sa e deve essere. Piante, uccelli, animali, insetti: ogni cosa ha il proprio nome, ogni cosa ha la sua funzione e il suo fascino, e lo scrittore ce lo restituisce in modo unico, con intransigente dolcezza.
Nel cuore della foresta è sì un libro sugli alberi, ma è anche uno splendido libro di viaggio e di persone. E l’uomo che l’ha scritto, dopo tanto viaggiare tornerà a casa, quella vecchia casa di quercia fra gli alberi, l’erba e l’acqua che si era scelto quarant’anni prima e che ora, ormai, è anche un po’ casa nostra. Finirà di scrivere, con la stessa cura che impiegherebbe nella costruzione di un mobile di legno, il libro che abbiamo appena letto, e dopo pochi giorni scoprirà che sta per morire.
Robert Macfarlane e i Luoghi selvaggi
Nel bel documentario di BBC Earth The Wild Places of Essex, lo scrittore inglese Robert Macfarlane, classe 1976, visita la tenuta ormai disabitata del suo amico Roger Deakin a Walnut Tree, nel Suffolk, Inghilterra del sud. Qualche tempo fa, purtroppo, il video integrale del documentario che si poteva vedere su YouTube è stato cancellato. Ma per continuare a rimanere in contatto con Roger, si può leggere il bel libro di viaggio Luoghi selvaggi. In viaggio a piedi tra isole, vette, brughiere e foreste (Einaudi, 2011, 322 pagine, euro 21), che a Roger Deakin è dedicato. Il suo giovane amico e (forse) erede letterario Robert Macfarlane afferma che l’amicizia con Roger ha trasformato la sua comprensione della natura selvaggia. Questo libro ne è la prova, con il suo mescolare viaggio, natura, cultura, autobiografia. Di Roger non c’è solo lo sguardo, c’è anche lui, in “carne e ossa”. Nei momenti felici di condivisione. E verso la fine.


