Risonanze adroniche, rivelatori di pixel, stati esotici della materia. E ancora collisioni piombo-piombo e coppie di b-quark. Ma anche vernici per mobili. Quando chiedi a un fisico delle particelle del Cern di raccontarti un po’ del suo lavoro, all’inizio, ti sembra di aver bisogno di una stele di Rosetta e può anche capitarti di incontrare una ragazza di poco più di vent’anni, che invece di parlarti del suo canale-Youtube ti parli del “suo” canale di decadimento. Qualche mese fa, nel corso di un incontro organizzato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare diversi ricercatori italiani che lavorano al Cern. È stata l’occasione per conoscere un po’ meglio alcuni di loro e cercare di capire che cosa vuol dire lavorare nel laboratorio scientifico più grande al mondo e vivere a Ginevra. Abbiamo scoperto che, oltre all’indubbia crescita professionale, trascorrere le proprie giornate (e in molti casi le proprie nottate) al Cern, al fianco di colleghi che provengono da ogni parte del mondo, è un’esperienza di vita unica. Così, mentre Lhc torna a scaldare i motori, in attesa di raccontarvi gli sviluppi della ricerca, vi proponiamo un collage di volti e di voci di ricercatrici e ricercatori italiani, pensato soprattutto per i nostri lettori più giovani. Certamente per quelli che stanno accarezzando l’idea di iscriversi alla facoltà di fisica, ma anche per tutti coloro che stanno pensando a un futuro nel mondo della ricerca scientifica.
Voci italiane dal CERN
Perché è bello fare ricerca? E che cosa vuol dire lavorare nel laboratorio scientifico più grande al mondo? Lo abbiamo chiesto ad alcuni ricercatori italiani che lavorano e vivono a Ginevra. Il risultato è una raccolta di voci che non mancherà di ispirare soprattutto i nostri lettori più giovani che stanno pensando a un futuro nel mondo della ricerca.