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Biologia

Maria Sybilla Merian e il ritratto della natura

La vita della pittrice olandese che ha rivoluzionato l’illustrazione naturalistica e la conoscenza delle metamorfosi degli insetti

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Bisogna immaginare la scena, in quel giorno del giugno 1699 al porto di Amsterdam. C’è una foresta di alberi di navi in cui lavorano alacremente marinai e facchini, sotto l’occhio vigile di capitani e armatori. C’è il brusio di fondo di un grande organismo commerciale che sta lavorando all’apice della propria forza.

In questa scena che fa sembrare il porto di Amsterdam un alveare in piena attività c’è un elemento insolito: due donne aspettano che il proprio bagaglio venga caricato su una nave pronta a salpare per l’America meridionale. È inusuale perché non è consueto che due donne viaggino da sole, soprattutto verso le colonie e soprattutto perché la più anziana ha già 52 anni, un’età che dovrebbe corrispondere a una vita più ritirata. Ma a Maria Sybilla Merian non interessa. Ha fatto testamento ed è pronta per intraprendere la sua grande missione scientifica alla scoperta degli insetti del Suriname.

Una famiglia di artisti

Prima di arrivare a quel giorno di giugno, dobbiamo spostarci in Germania, a Francoforte sul Meno, dove Maria Sybilla Merian nasce il 2 aprile del 1647, in una famiglia di artisti e ministri della chiesa. Il padre, noto come Matthäus Merian il Vecchio, è un celebre incisore, disegnatore ed editore, mentre la madre - la seconda moglie di Matthaeus - è Johanna Catharina Heim, sorella di un vicario della Chiesa Riformata olandese. 

Maria Sybilla fa appena in tempo a conoscere il padre – forse non se lo ricorda nemmeno – perché muore nel 1650. Johanna Catharina si risposa già l’anno successivo con Jacob Marrell o Marrel, un artista specializzato nel dipingere fiori. In questo ambiente Merian viene incoraggiata a studiare l’arte e a imparare a disegnare e dipingere. Ma c’è un’altra passione che la prende fin da ragazzina: lo studio degli insetti. Li cattura vivi e li tiene in piccole gabbie dove li osserva per poterli disegnare dal vero. Come ricorda nei suoi scritti, già a 13 anni comincia a osservare sistematicamente lo sviluppo del baco da seta.

Il matrimonio e il primo libro

Ma per arrivare al giugno del 1699 e all’inizio di quello straordinario viaggio, bisogna fare ancora qualche tappa. Come Norimberga, dove si trasferisce dopo il matrimonio con uno degli allievi del patrigno. Maria Sybilla ha 18 anni ed è già madre della prima figlia, Johanna Helena. Ha un certo successo come pittrice di nature morte, un genere che è molto richiesto dalle famiglie benestanti dell’epoca per decorare le abitazioni. Nel 1675 pubblica anche il suo primo libro, una raccolta di esempi della propria arte pittorica intitolato Il nuovo libro dei fiori (Neues Blumenbuch). 

Ma in parallelo alla sua attività principale, continua a studiare gli insetti e le loro metamorfosi, che lei ritrae dal vero in disegni e tavole a colori. Il risultato di questa passione è il suo primo lavoro scientifico del 1679: Der Raupen wunderbare Verwandelung und sonderbare Blumennahrung (La meravigliosa trasformazione dei bruchi e lo strano nutrimento per i fiori). La prima parte del lavoro contiene 50 tavole in quarto, tutte incise da Maria Sybilla in persona, che raccontano visivamente i diversi stadi della metamorfosi del baco da seta. La seconda parte viene pubblicata nel 1683, con altre 50 tavole e testi di accompagnamento. Nel frattempo, però, qualcosa nel suo matrimonio non funziona e prende una decisione che la rende una donna completamente indipendente.

La svolta religiosa

Lo stesso anno in cui pubblica la seconda parte del suo libro sui bachi, Maria Sybilla entra nell’organizzazione religiosa dei Labadisti, un movimento protestante di derivazione calvinista. La scelta religiosa comporta anche due conseguenze importanti per la sua vita. La prima è il trasferimento in una comune labadista a Wiuwert, in Frisia, e quindi all’interno dei Paesi Bassi. La seconda è che i labadisti non riconoscono i matrimoni che non siano contratti tra labadisti, quindi Merian divorzia dal marito anche per aderire completamente alla propria fede. 

Qualcuno degli studiosi della sua vita ha avanzato l’ipotesi che la possibilità di divorziare fosse uno dei motivi principali per la sua scelta religiosa. Non ce ne sono le prove e forse non lo sapremo mai, ma rimane il fatto che la comunità religiosa in cui entra non le impedisce di continuare a studiare gli insetti e a fare le proprie ricerche. Il periodo labadista dura quasi un decennio, ma nel 1691 Merian e i figli si trasferiscono ad Amsterdam e lei rinuncia definitivamente alla propria cittadinanza tedesca. Ci stiamo avvicinando alla banchina del porto.

La capitale nel momento d’oro

Amsterdam non significa solamente la vita urbana dopo il parziale isolamento in un’area rurale come la Frisia. La città è il centro economico e il principale porto di un grande impero commerciale e coloniale che ha interessi ovunque nel mondo: importa spezie e caffè ed esporta le proprie mercanzie. E dal commercio deriva un benessere economico che dà ai Paesi Bassi lo splendore che finanzia l’arte e le scienze. Dalla metà del Seicento alla fine del secolo successivo è il periodo d’oro dell’Olanda, che significa Rembrandt e Johannes Vermeer.

Secolo d’oro significa anche Antoni van Leeuwenhoek che inventa il primo microscopio e l’enorme quantità di animali, piante e altri specimen che i viaggi in Asia, in Sudamerica e in Africa riportano nella madre patria. Ad Amsterdam, come nelle altre grandi città europee, ci sono collezionisti appassionati che coltivano l’osservazione della natura per la propria passione personale. In questo ambiente Merian ha la possibilità di vedere con i propri occhi alcuni esemplari di insetti provenienti dal Suriname, la colonia olandese nell’America meridionale.

Metamorphosis insectorum Surinamensium

Nell’ambiente di Amsterdam, Merian si fa notare ancora una volta come disegnatrice e pittrice. I due volumi sui bachi da seta non sono passati inosservati tra gli appassionati sia di arte, sia di scienze naturali. C’è un elemento completamente innovativo che introduce nelle sue tavole: gli insetti non sono ritratti fuori dal loro contesto, ma direttamente sulle piante sulle quali normalmente vivono. Di più, nello stesso disegno il medesimo soggetto viene immortalato in diverse fasi della sua evoluzione, una pratica che diventa comune nel periodo successivo ma che si inventa proprio lei. Fondamentale, quindi, è lavorare dal vero e non, come succede normalmente all’epoca, su campioni importati in Olanda e in Europa con lunghi viaggi. Per essere davvero informativa dal punto di vista scientifico, oltre che appagante sotto il profilo artistico, una tavola di questo genere deve essere almeno concepita con l’artista che posa lo sguardo sull’animale vivo, possibilmente nel suo ambiente. Da qui la necessità e il desiderio di Merian di organizzare un viaggio in Suriname.

Il problema sono i fondi. Merian decide quindi di fare una specie di sondaggio tra gli appassionati che conosce, assicurandosi praticamente prima della realizzazione, che il numero di copie vendute di un eventuale libro sul Suriname sarebbero state sufficienti a coprire le spese. Una specie di pre-ordine ante litteram, anche se è lei ad anticipare di tasca propria il denaro. Così, nel giugno del 1699 parte assieme alla figlia più piccola, Dorothea. L’idea è di poter sfruttare la rete olandese di coltivatori e importatori di zucchero a partire dalla capitale Paramaribo. In realtà, non riceve praticamente nessun aiuto dai latifondisti che ritengono la sua attività di ricerca sugli insetti completamente priva di senso: si va in Suriname solo per la canna da zucchero!

Nonostante lei e Dorothea siano due donne sole in un ambiente tropicale non facile da esplorare, il risultato del viaggio è straordinario. Merian riesce a osservare dal vero una serie di insetti in diversi stadi del loro sviluppo. In molti casi si tratta delle osservazioni più dettagliate mai realizzate e dei migliori disegni mai visti in Europa.

Alla pubblicazione del libro Metamorphosis insectorum Surinamensium (La Metamorfosi degli insetti del Suriname), che vede la luce ad Amsterdam nel 1705 in olandese e latino, i naturalisti ne apprezzano moltissimo la qualità del lavoro. Per esempio, sono vinti da un’altra innovazione introdotta nei disegni di Merian: la presenza di specie diverse di insetti. Si tratta di una novità che non solo rende la composizione delle tavole più interessante, e apprezzata dagli estimatori d’arte, ma anche preziosa per gli studiosi che possono avere uno squarcio dell’ambiente in cui le specie protagoniste delle illustrazioni vivono. Il successo è ampio e perfino Linneo, il fondatore della sistematica, cita il lavoro di Merian nelle sue opere scientifiche.

L’oblio e la riscoperta

Il viaggio in Suriname si conclude dopo nemmeno due anni. Per una donna non più giovanissima, l’ambiente tropicale non è facile: soprattutto per il caldo umido che Merian fatica a sopportare. Secondo alcune ricostruzioni storiche, le difficoltà sono acuite anche dal fatto che Merian contrae la febbre gialla. Il successo di Metamorphosis insectorum Surinamensium con le sue 60 tavole in formato in folio fa pensare che c'era spazio per edizioni in tedesco e inglese. Merian purtroppo non fa in tempo a lavorarci, perché dal 1711 comincia a soffrire di cuore e nel 1717 si spegne ad Amsterdam, quando aveva in programma di pubblicare altre tavole tratte dal suo viaggio in Suriname.

La piccola fama avuta in vita, però, si esaurisce presto. Uno dei fattori di questo parziale oblio è il fatto che il suo lavoro si rivolge contemporaneamente a due comunità, quella degli appassionati di illustrazione e quella dei naturalisti, che hanno relativamente poco in comune: ciò che attrae molto gli esponenti dell’una non è necessariamente quello che attrae anche l’altra. Non c’è, all’epoca, una valutazione complessiva della sua opera, che tenga contemporaneamente in considerazione le due anime.

Inoltre, per lungo tempo, il fatto che Merian sia una donna non le permette di essere riconosciuta come scienziata da parte della comunità scientifica. Ciononostante, dall’Ottocento le sue tavole vengono riscoperte e ne viene riconosciuto il grande valore sia artistico che scientifico, tanto che oggi sono considerate tra le maggiori opere di illustrazione naturalistica di tutti tempi, oltre che un contributo importante per la conoscenza della metamorfosi degli insetti.

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Un'illustrazione dal primo volume del "libro sui bachi da seta" che raffigura il frutto e le foglie di un gelso e le uova e le larve della falena del baco da seta.
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Una tavola dal 'Metamorphosis insectorum Surinamensium' che illustra la metamorfosi di una farfalla.
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Illustrazione da 'Metamorphosis insettorum Surinamensium': "Ragni, formiche e colibrì su un ramo di guava" (Tarantola: Avicularia avicularia)