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Niccolò Copernico e la Rivoluzione astronomica

550 anni fa nasceva in Polonia uno dei più importanti scienziati e intellettuali del Rinascimento, che ha cambiato il modo in cui guardiamo l'universo

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Fa un certo effetto oggi visitare la tomba di uno dei più importante intellettuali occidentali degli ultimi secoli. La semplice bara scura si trova sotto al pavimento della navata destra della cattedrale di Frombork, nella Polonia orientale, una piccola città sonnolenta affacciata sulla laguna della Vistola. L'exclave russo di Kaliningrad, la città di Immanuel Kant, è un’ottantina di kilometri più a est, Varsavia 300 kilometri più a sud. Si può vedere la tomba da una finestrella sul pavimento e la si può identificare grazie alla piccola riproduzione di un famoso ritratto sul lato lungo.

Fino al 2009 nessuno sapeva che quelli contenuti lì dentro erano i resti di Nicolò Copernico: ci sono voluti anni di ricerche, l’avvento delle tecniche di indagine genetica e un pizzico di fortuna. Ma oggi sappiamo con una certa ragionevole sicurezza dove è sepolto uno scienziato che ha cambiato per sempre il modo con cui oggi guardiamo l’universo e lo descriviamo.

Chi era Nicolò Copernico?

Figlio di una famiglia di commercianti, Nicolò Copernico nasce a Toruń, oggi nella Polonia occidentale, il 19 febbraio del 1473. Il benessere economico della famiglia gli permette di studiare e il suo destino, fin da ragazzo, è quello della carriera ecclesiastica. È una scelta tipica dell’epoca per chi voleva studiare ma non era figlio di una famiglia nobile. Per questo motivo, già a sedici anni comincia a frequentare una delle più importanti università polacche dell’epoca, quella di Cracovia. Ma è solo l’inizio della sua formazione culturale, che lo vede presto andare a Bologna per studiare teologia e diritto, materie indispensabili per il suo futuro ruolo all’interno della chiesa. Alla fine si laurea a Ferrara nel 1503, dopo sette lunghi anni: evidentemente i suoi interessi erano altri.

Fin dai tempi di Cracovia, infatti, ai corsi previsti dal curriculum, Copernico affianca lezioni di matematica e geometria, oltre a intessere relazioni con i più importanti astronomi che incontra. È questa la sua vera passione, nonostante per tutta la vita si sia occupato di tantissime questioni diverse, dalla riforma monetaria all’agrimensura per conto della cattedrale di Frombork.

Copernico è uno dei pensatori che danno inizio alla Rivoluzione Scientifica, quel cambiamento di sguardo sul mondo che nell’arco di qualche secolo porta all’idea di scienza occidentale che abbiamo ancora oggi. Ma vale la pena sottolineare come il periodo tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo sia costellato da altre enormi trasformazioni culturali e sociali. Solo a fare l’elenco dei personaggi che hanno rivoluzionato i loro campi del sapere e dell’arte potrebbero quasi venire le vertigini. Basti pensare a Cristoforo Colombo che “scopre” l’America, Leonardo da Vinci, Raffaello e Michelangelo che realizzano alcune delle più ammirate opere d’arte di tutti i tempi.

La rivoluzione del De Revolutionibus Orbium Coelestium

Se potessimo chiedere ai contemporanei di Copernico come era fatto l’universo, questi avrebbero risposto con una descrizione non troppo diversa da quella che ne dà Dante Alighieri nella Divina Commedia: la Terra è al centro di una serie di sfere concentriche che contengono i pianeti e il Sole. La più esterna è la sfera delle stelle fisse, mentre il movimento di tutte le sfere determina le orbite dei corpi celesti. È l’universo descritto da Tolomeo, l’astronomo di Alessandria d’Egitto, vissuto nel II secolo dopo Cristo. Si tratta di una descrizione del moto dei corpi celesti che è piuttosto efficace e dà conto di quello che noi stessi possiamo vedere in cielo, per esempio, con il Sole che sorge a oriente e tramonta a occidente, tracciando un arco sulla volta. 

Questa impostazione è stata affinata e modificata nel corso di quasi quattordici secoli, mano a mano che le osservazioni si facevano sempre più precise e raffinate. Ma il sistema tolemaico fatica a descrivere il comportamento di alcuni pianeti che per un certo tratto del loro moto sembrano “tornare indietro”, hanno cioè un moto retrogrado. Per spiegare questi fenomeni i sostenitori del sistema tolemaico hanno introdotto gli epicicli: non è più il pianeta a compiere il moto di rivoluzione attorno alla Terra, ma il centro del suo epiciclo. In questo modo, si salvano le apparenze, cioè il sistema tolemaico è in grado di descrivere i moti retrogradi di alcuni corpi celesti.

Per tutta la vita Copernico lavora a un sistema alternativo che prevede che sia il Sole a stare al centro e la Terra non sia che uno dei pianeti che gli ruotano attorno. Nelle sue intenzioni avrebbe dovuto essere un sistema più preciso nella descrizione dei moti dei pianeti e avrebbe potuto liberarsi degli epicicli, che Copernico vedeva come un artefatto non corrispondente alla realtà. Ma che l’universo corrisponda alle idee di Tolomeo è la posizione ufficiale della Chiesa dell’epoca e chi non le condivide rischia di essere accusato di eresia. Per questo motivo, Copernico aspetta fino quasi alla morte per affidare all’amico e teologo Andrea Osiander la pubblicazione dell’opera in cui descrive il suo sistema: il De Revolutionibus Orbium Coelestium che esce per la prima volta a Norimberga nel 1543, un mese prima della sua morte avvenuta il 24 maggio. E per sicurezza maggiore scrive anche una premessa al libro, in cui sostiene che la sua sia solamente un’esercitazione matematica e geometrica e non una descrizione della realtà delle cose.

L’eredità del De Revolutionibus

La pubblicazione dell’opera principale di Copernico alimenta un dibattito che si allarga a tutta l’Europa. Sostenitori del copernicanesimo sono alcuni dei personaggi principali che hanno contribuito a iniziare la Rivoluzione Scientifica. Tra di loro, almeno due vanno ricordati, per cercare di definire l’enorme portata del cambio di prospettiva. Il primo è Giordano Bruno, filosofo e frate, che anche sulla base delle idee copernicane propone un Universo infinito, non più limitato dalla sfera delle stelle fisse. Anzi, Bruno sostiene che ci sono infinite stelle e infiniti mondi come la Terra. Per queste idee viene accusato e processato per eresia. Viene arso vivo sul rogo a Campo de’ Fiori, a Roma, il 17 febbraio del 1600.

L’altro personaggio fondamentale è Galileo Galilei, che nasce 21 anni dopo la morte di Copernico e la pubblicazione del De Revolutionibus. Tra i tanti contributi che lascerà alla scienza, c’è una grande quantità di osservazioni dei corpi celesti e dei loro moti effettuate con uno strumento rivoluzionario: il cannocchiale. Le osservazioni non solo convincono Galilei che l’universo sia eliocentrico come sostenuto da Copernico, ma fa scoperte sensazionali. Per esempio, scopre i satelliti di Giove, mostrando che il Sistema solare non è esattamente come previsto da Tolomeo. Ma scopre anche le macchie solari, mostrando che i corpi celesti non sono fatti di materia incorruttibile, ma mutevole. Inoltre, come molti colleghi all’epoca, osserva delle nuove stelle (oggi diremmo che sono esplosioni di supernove): il cielo non è così immutabile come si pensava, ma brulica di eventi e fenomeni.

La storia della rivoluzione astronomica a cui Copernico ha dato un impulso fondamentale è una storia collettiva. Oltre a Galilei e Bruno, nei secoli successivi decine e decine di astronomi e scienziati, come Johannes Kepler, Isaac Newton, Pierre Simon Laplace, hanno dato il loro contributo a una storia di conoscenza che ancora oggi non è conclusa e viene portata avanti con strumenti sempre più sofisticati, come i telescopi spaziali. Una storia che in gran parte è cominciata dall’esercitazione matematica e geometrica di un religioso polacco nato 550 anni fa.

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Ritratto di Nicolò Copernico eseguito da un pittore anonimo nel 1580 e oggi conservato nel municipio di Toruń
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Schema di un sistema orbitante con un epiciclo