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Medaglieri olimpici

Il medagliere riassume i risultati di Olimpiadi e Paralimpidi. Ma quali altre informazioni ci permettte di ricavare se lo incrociamo con dati di altro tipo?

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Dopo un’estate a tifare i nostri atleti e le nostre atlete a Parigi, in gara durante le Olimpiadi e le Paralimpiadi, cosa ci resta? Un bel medagliere pieno di dati da analizzare con uno sguardo critico e curioso.

Alla conclusione dei Giochi Paralimpici, domenica 8 settembre, i giornali hanno titolato che abbiamo concluso le gare portando a casa un medagliere “da record” per l’Italia: con 71 medaglie, delle quali 24 d’oro, è stato superato infatti il totale di Tokyo 2020. Alla fine dei Giochi Olimpici invece, ad agosto, abbiamo guadagnato 40 medaglie in totale, di cui 12 d’oro.

Una moltitudine di medaglieri possibili

Ma è possibile paragonare manifestazioni diverse sulla base delle medaglie? E mettere i paesi in classifica solo su questo parametro è corretto? Intanto, che cosa si intende per “medagliere” olimpico e paralimpico? È una tabella in cui è possibile contare le medaglie vinte dalle nazionali presenti ai giochi: contiene il numero di medaglie d’oro, d’argento e di bronzo vinte da ciascun paese e il numero totale di medaglie. Può essere ordinato in due modi: o valutando il più alto numero di medaglie d’oro, o valutando il più alto numero di medaglie totali. In entrambi i casi le nazioni che occupano i primi tre posti hanno visto salire sul podio più atleti (o più squadre) delle altre.

Navigando il medagliere sul sito della manifestazione ufficiale, l’Italia si posiziona al nono posto per medaglie d’oro ottenute. Considerando le medaglie totali invece saliamo alla settima posizione. Nella stessa pagina è possibile navigare il medagliere selezionando poi i diversi sport e le categorie, osservando la nostra posizione cambiare ancora.

Abbiamo appena iniziato a manipolare la nostra “tabella” che già possiamo capire quanto i dati di una manifestazione sportiva come le Olimpiadi e come le Paralimpiadi possano raccontarci storie diverse a seconda del punto di vista. Possiamo continuare a farci domande su come leggere questi dati introducendo il concetto di frazione, che stabilisce il rapporto tra numeratore e denominatore: il numeratore è la cifra che sta sopra la linea della divisione e il denominatore quella che sta al di sotto. Così un dato che riguarda le vittorie sportive (numeratore) può essere per esempio messo in rapporto con il numero di atleti presenti all’evento sportivo o la popolazione del paese rappresentato (denominatore).

Una piccola nazione difficilmente potrà risultare ai vertici di una classifica – il nostro medagliere – se contiamo solo le medaglie vinte in assoluto; ma che cosa succede se le mettiamo in rapporto alla popolazione? Ecco che la classifica cambia e, come mostra la tabella qui sotto, vede al primo posto la Nuova Zelanda, seguita dall’Australia e dall’Ungheria. Gli Stati Uniti passano all’undicesimo posto. E se calcolassimo il numero di medaglie vinte da un Paese in rapporto al suo PIL? Al primo posto troveremmo l’Uzbekistan, seguito da Ungheria e Nuova Zelanda.

Al di là degli eventi sportivi

Che cosa significano queste nuove classifiche? Che abbiamo usato parametri diversi per “pesare” le medaglie in base ad altre caratteristiche del paese. Non sono più “corrette” di quella ufficiale, ma servono a farsi domande quando guardiamo altri dati citati in notizie che vanno al di là degli eventi sportivi: infatti un numero assoluto difficilmente ci racconta tutto di una storia. Un dato, una statistica, diventano più interessanti se messi in rapporto con altre caratteristiche della situazione che si è deciso di osservare. Per esempio, il numero assoluto di atleti in un paese varia sicuramente a seconda della grandezza della popolazione ed è per questo che diventa più utile, per capire se gli investimenti sullo sport funzionano, pesare ancora una volta il dato sulla popolazione totale. Vale lo stesso per il numero di impianti sportivi, o per il numero di atleti mandati alle Olimpiadi sugli atleti presenti in totale in ciascuna federazione.

E le Paralimpiadi quindi sono andate meglio delle Olimpiadi? Anche qui il dato assoluto ci inganna, perché alla manifestazione paralimpica ci sono più categorie per ogni sport a seconda della disabilità dell’atleta, quindi più gare in cui è possibile vincere medaglie.

Quando i dati sono disponibili – e sulle manifestazioni sportive ne abbiamo tanti – è possibile poi andare più in profondità nelle nostre analisi e cercare di capire quali sono i fattori che portano un paese a restare ai vertici delle diverse classifiche anche per molto tempo. Come si fa a sfornare campioni? Dipende dagli anni di allenamento del singolo atleta, dagli investimenti del paese, dai coach o, ancora, il fatto che un paese ospiti le Olimpiadi lo aiuta a vincere grazie al tifo?

Una volta capito il meccanismo, si possono fare questi esperimenti con altri parametri e soprattutto altri dati. Se ci provate, condividete qui i risultati!

Altri spunti:

immagine di copertina: Shutterstock

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