Per quale motivo avete deciso creare nuove varietà di ciliegio?
Come sempre la creazione di una nuova varietà parte da esigenze specifiche, sia del mondo produttivo, che dei consumatori. Dalle nostre indagini di mercato sappiamo che il pubblico preferisce ciliegie grosse, sode e dal sapore dolce. I coltivatori invece richiedono soprattutto piante che siano molto produttive e adattabili all'ambiente. In Italia abbiamo sempre coltivato varietà locali molto apprezzate dai consumatori per il loro sapore e la loro consistenza, ma negli ultimi decenni si sono affermate delle varietà colturali, o cultivar, provenienti soprattutto dal Nord America e dall'Europa, che permettono di avere raccolti più abbondanti e frutti grandi. Si è deciso, quindi, di costituire nuove varietà che producessero i frutti della qualità a cui eravamo abituati, ma che al tempo stesso avessero la stessa produttività e l'aspetto invitante delle varietà straniere.
Il progetto è stato infatti finanziato sia con fondi pubblici (Università di Bologna e Regione Emilia-Romagna), sia con fondi privati degli stessi coltivatori.
Il gradimento delle nuove ciliegie sviluppate dall'Università di Bologna è stato valutato attraverso una serie di consumer test in luoghi pubblici. A ogni volontario erano fornite due ciotole, una con le ciliegie Sweet e una con un'altra varietà, distinte solo da un numero. Dopo la degustazione, bisognava compilare una scheda di valutazione. Uno di questi test si è svolto nel 2013 a Bologna, accanto alle Due Torri. Nella foto, da sinistra a destra, vediamo il rettore dell'ateneo Ivano Dionigi, al centro il dottor Stefano Lugli, a destra il professor Guglielmo Costa, già direttore del dipartimento di colture arboree. (immagine: Daniele Lavorato)
L'ibridazione tra specie diverse è stata fondamentale fin dagli albori dell'agricoltura, anche se abbiamo imparato i meccanismi biologici alla sua base moltissimo tempo dopo. Leggi in questo estratto della Chiave di Lettura OGM tra leggende e realtà come il farro, il grano tenero e il grano duro siano tutti derivati da eventi di ibridazione che l'uomo ha imparato a sfruttare.
I marcatori molecolari sono piccole sequenze di DNA note per essere associate a un certa porzione di cromosoma in una determinata specie. Quando si incrociano due varietà, l'analisi dei marcatori permette di capire se i geni desiderati sono stati ereditati, senza dover aspettare che si manifestino i caratteri da essi codificati nel fenotipo.
I portainnesti sono di molte varietà e specie diverse, alcuni più indicati per un innesto, altri meno, e bisogna sempre tenere conto del suolo e del clima dove si trova il frutteto. Sono possibili quindi molte combinazioni, che l'Università di Bologna valuta in campi sperimentali nelle maggiori regioni produttrici. Immagine: FRUTTICOLTURA – Supplemento al n. 7/8 – 2010
La storia dei ciliegi bolognesi è un esempio dell'importanza di sfruttare le varietà tradizionali con l'aiuto delle tecnologie più avanzate. Lo stesso vale per i cereali, da cui dipende la nostra alimentazione.
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