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Che cosa ci dicono sulla scuola i rapporti OCSE PISA e INVALSI?

Analizziamo i dati che emergono dall’ultima rilevazione, puntando l’attenzione sulle sfide che il nostro sistema scolastico dovrà affrontare

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I dati ottenuti dalla rilevazione PISA 2022 sono stati ampiamente commentati sia a livello istituzionale sia sui quotidiani e sui siti d’informazione. Al di là dei titoli più altisonanti (qui un esempio, qui un altro e qui un altro ancora), cerchiamo di capire meglio il significato dei risultati raccolti.

Nella rilevazione 2022 il punteggio medio italiano in matematica (471 punti) è risultato in linea con la media OCSE (472 punti), anche se si registrano notevoli differenze tra i risultati ottenuti dai maschi e dalle femmine. In generale, in tutti i paesi i ragazzi sono andati meglio delle ragazze, ma in Italia lo scarto è veramente significativo: 20 punti di scarto a fronte di 9 punti nella media dei paesi OCSE. In lettura la situazione si capovolge: i nostri studenti hanno ottenuto un punteggio (482 punti) superiore alla media OCSE (476 punti), con prestazioni significativamente più performanti da parte delle ragazze. Anche questo è un fenomeno generale: in media nei paesi OCSE le ragazze hanno sovraperformato i ragazzi in lettura di 24 punti; in Italia lo scarto è di 19 punti.

In scienze, nonostante l’incremento di 9 punti rispetto alla rilevazione del 2018, il risultato del 2022 (477 punti) è sensibilmente inferiore alla media OCSE (485 punti) e la differenza di rendimento tra ragazzi e ragazze non è significativa.

Dal confronto con i dati della rilevazione del 2018 si registra in media, in tutti i paesi, un deciso calo dei risultati in matematica e lettura, che potrebbe essere attribuito agli effetti della pandemia. In realtà l’analisi delle tendenze rivela che gli esiti in lettura e scienze hanno iniziato a diminuire fin da prima dell’emergenza dovuta al coronavirus. Nella rilevazione 2022, in Italia in matematica si è registrato un calo di 15 punti in linea con il calo OCSE (16 punti calo medio), ma non c’è stato alcun cambiamento significativo per quanto riguarda la lettura.

Procedendo nell’analisi, si osserva che la media italiana rispetto ai low performer, cioè gli studenti che non raggiungono il livello 2, è sostanzialmente in linea con i dati OCSE PISA in matematica e scienze: 70% in matematica (media OCSE 69%) e 76% in scienze (media OCSE 76%). È invece sensibilmente superiore in lettura: 79% in Italia rispetto a una media OCSE del 74%. La percentuale di studenti italiani top performer, che raggiungono cioè i livelli 5 e 6 di eccellenza, risulta invece più bassa rispetto alla media OCSE: 7% in matematica (media OCSE 9%), 5% in lettura (media OCSE 7%) e 4% in scienze (media OCSE 7%).

Un altro aspetto caratteristico del nostro paese che emerge dall’analisi dei dati è costituito dalle differenze geografiche, tra le diverse tipologie di istituti, tra le ragazze e i ragazzi e tra studenti con diverso retroterra sociale, economico e culturale. L’equità nell’istruzione è un valore fondamentale e un obiettivo della politica educativa: i dati delle rilevazioni nazionali e internazionali, tuttavia, evidenziano come il sistema scolastico italiano non sia in grado di ridurre le disuguaglianze e di valorizzare le eccellenze, nonostante gli interventi legislativi e le indicazioni sul piano didattico e pedagogico.

Chi gestisce e come è strutturata l’indagine PISA?
L’OCSE o Organizzazione per la Cooperazione lo Sviluppo Economico è un’organizzazione internazionale che opera per promuovere politiche migliori che favoriscano opportunità e benessere. Attualmente i paesi membri dell’OCSE sono 38 in tutto il mondo. PISA è il programma OCSE per la valutazione internazionale degli studenti. PISA misura la capacità degli studenti quindicenni di utilizzare le loro conoscenze e abilità in lettura, matematica e scienze per affrontare le sfide della vita reale.
L’indagine OCSE PISA è la più ampia rilevazione internazionale nel campo dell’educazione e vi partecipano studenti di più di ottanta paesi, sia membri OCSE, tra cui l’Italia, sia non appartenenti a questa organizzazione. Le prove PISA, iniziate nel 2000, si svolgono ogni tre anni. La rilevazione del 2021 è stata posticipata al 2022 per l’emergenza COVID19 e dopo l’edizione del 2025, la rilevazione avrà una cadenza quadriennale. In base ai punteggi ottenuti nelle prove agli studenti viene attributo un livello da 1 a 6. Il 2 è considerato il livello minimo di competenza accettabile; 5 e 6 indicano invece livelli di eccellenza.

Le prove proposte dalla rilevazione OCSE PISA, pur non essendo compiti autentici (considerati gli strumenti didattici ritenuti più efficaci per rilevare le competenze degli studenti), simulano situazioni reali e richiedono un elevato livello di ragionamento e abilità non banali, necessarie per affrontare e risolvere i problemi della vita quotidiana e continuare ad apprendere per tutta la vita.

Ogni rilevazione approfondisce uno dei tre ambiti oggetto di misurazione: lettura, matematica scienze. Inoltre, propone un’indagine facoltativa su una ulteriore tematica. L’indagine OCSE PISA 2022 è stata centrata sulla matematica; lettura e scienze erano ambiti secondari e l’indagine facoltativa, di cui avremo gli esiti nel 2024, riguardava il pensiero creativo e la competenza finanziaria.

Differenze tra INVALSI e PISA

Le singole informazioni, qualitative o quantitative, relative agli studenti e al sistema scuola nel suo complesso sono tessere di un puzzle che assume significato quando tutti o la maggior parte dei pezzi hanno trovato la loro collocazione. Come si «incastra» allora la tessera degli esiti dell’indagine OCSE PISA con la tessera degli esiti INVALSI?

A differenza della rilevazione PISA, che è campionaria, quella INVALSI è di tipo censuario, riguarda cioè tutti gli studenti italiani di una certa classe; inoltre è effettuata ogni anno e interessa diversi livelli scolastici (seconda e quinta Primaria, terza Secondaria di primo grado, seconda e quinta Secondaria di secondo grado). La rilevazione INVALSI, quindi, ci permette un confronto verticale e più ravvicinato nel tempo. INVALSI, infine, restituisce, oltre ai punteggi relativi agli ambiti disciplinari, anche ulteriori parametri come la varianza tra le classi e le scuole, quella dentro le classi e l’effetto scuola.

La varianza dentro alle classi si riferisce alle differenze tra i singoli alunni di una classe: un’adeguata eterogeneità favorisce l’apprendimento. La varianza tra classi e tra scuole si riferisce invece alle differenze presenti tra classi dello stesso istituto o tra scuole dello stesso ordine. Questi due ultimi parametri sono un importante indicatore di equità del sistema scolastico: quanto più si avvicinano a zero tanto più indicano che le classi non sono state formate in base alle caratteristiche sociodemografiche e al livello di abilità degli studenti. L’effetto scuola misura il contributo di ogni singolo istituto scolastico al cambiamento del livello di competenza degli studenti. La stima dell’effetto scuola, ottenuta attraverso l’applicazione di modelli statistici, tiene conto di parametri personali e sociali dello studente oltre che delle sue competenze in ingresso nell’ordine scolastico esaminato. Questo parametro offre importanti indicazioni per l’autovalutazione d’istituto.

L’analisi diacronica degli esiti INVALSI, cioè il confronto tra i dati nel tempo, conferma come le differenze nei risultati tra le diverse aree del paese si riscontrano già dalle prime classi della scuola Primaria, soprattutto per quanto riguarda la matematica; inoltre, questo divario aumenta a mano a mano che gli studenti avanzano nella scolarità. Anche il dato della varianza, soprattutto quello tra le classi e le scuole, conferma la disparità geografica dell’Italia. Allo stesso modo, anche il contesto socioeconomico di provenienza risulta essere un importante fattore predittivo dei risultati scolastici: sia le indagini PISA sia quelle INVALSI, infatti, hanno confermato come la maggior parte dei low performer provenga da un contesto socioeconomico basso o molto basso. Le rilevazioni INVALSI, inoltre, confermano che le percentuali di top performer si abbassano significativamente con l’innalzarsi del livello scolastico.

Allargando quindi lo sguardo, il quadro del nostro sistema scolastico conferma alcune criticità importanti che non sono solo imputabili alla recente crisi epidemica, ma che hanno radici più profonde nel tempo. Nell’ultima rilevazione INVALSI si possono però cogliere alcuni segnali positivi: la graduale riduzione del divario tra aree geografiche nel numero di studenti che non raggiungono i traguardi minimi previsti; una sostanziale «tenuta» dei punteggi medi delle prove, sia in matematica sia in italiano e un miglioramento nelle prove di inglese su tutto il territorio italiano.

Cosa emerge oltre alla preparazione disciplinare

Durante la somministrazione delle prove PISA e INVALSI, gli studenti rispondono anche a un questionario fornendo informazioni su loro stessi, su dati di contesto, sul loro atteggiamento verso l’apprendimento. Queste informazioni, integrate da dati forniti dalle singole istituzioni scolastiche e dalle famiglie, permettono di delineare le condizioni che hanno reso alcune scuole più resilienti di altre, cioè più capaci di garantire equità, il benessere degli studenti e alti livelli di prestazioni scolastiche, nonostante i cambiamenti del contesto internazionale.

L’indagine PISA 2022 ha rilevato diverse caratteristiche comuni ai sistemi educativi resilienti. Tra questi:

  • promuovere un apprendimento autonomo e un uso consapevole delle risorse tecnologiche e delle piattaforme didattiche;
  • costruire solide basi di apprendimento;
  • rafforzare i rapporti con le famiglie;
  • incoraggiare il tutoraggio tra pari;
  • combinare l’autonomia scolastica con meccanismi di garanzia della qualità;
  • garantire personale qualificato e materiali didattici adeguati.

Per quest’ultimo punto, in particolare, assumono grande rilevanza la formazione iniziale e continua dei docenti, una conoscenza più approfondita e un maggiore utilizzo delle piattaforme nazionali e europee (ESEP, European School Education Platform) e infine il contributo fornito dall’editoria scolastica. Oltre alla ricchezza testuale e iconografica, infatti, la maggior parte dei testi mette a disposizione dei docenti materiali e strumenti, anche digitali, che offrono spunti per progettare ambienti di apprendimento capaci di rispondere alle sfide educative di oggi.

Un’ultima tessera di questo puzzle è la percezione che gli studenti hanno del sistema scolastico e che possiamo ricavare sia dai dati dei questionari OCSE, sia da quelli forniti dai numerosi Osservatori Giovani presenti sul territorio nazionale. In particolare, dal rapporto 2023 dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo di Milano emerge un forte desiderio di cambiamento e la richiesta di una scuola più attrattiva nella proposta di percorsi di apprendimento autentici, sfidanti e capaci di valorizzare i talenti.

L’articolo è frutto dell’analisi e della scrittura congiunta di Lorenza Pini e Paola Veronesi, docenti di matematica e scienze nella scuola Secondaria di primo grado, autrici Zanichelli e formatrici esperte di didattica delle scienze.
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Il confronto dei risultati dal 2000 al 2022 (fonte: PISA Results 2022 – Volume I, pag. 430)