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Difendersi dalle alluvioni

L’aumento della frequenza dei fenomeni alluvionali ci impone una riflessione immediata sulle politiche di prevenzione e gestione del territorio

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Argini che cedono alla forza della piena improvvisa, strade che si trasformano in torrenti, abitazioni invase dal fango. E quando l’acqua si ritira, cumuli di macerie accatastate davanti a case svuotate, il rumore incessante delle idrovore, la disperazione delle vittime. Sono immagini diventate purtroppo abituali in Italia e in Europa, dove alluvioni sempre più violente, insieme all’intensificarsi delle ondate di calore e delle siccità estive, sono tra le manifestazioni più visibili dei cambiamenti climatici.

Se infatti le alluvioni non sono certo una novità per un territorio come l’Italia, in gran parte esposto a un elevato rischio idrogeologico, la comunità scientifica è concorde nel ritenere che il riscaldamento del pianeta stia aumentando la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi. L’energia accumulata nell’atmosfera e nei mari sotto forma di calore trova infatti sfogo in siccità ricorrenti e prolungate, che si alternano ad alluvioni sempre più violente e imprevedibili. Ne sono due tragici esempi la tempesta Boris che si è abbattuta sull’Europa centrale nel settembre 2024 e l’alluvione di Valencia, in Spagna, del mese successivo, alimentate dalla maggiore evaporazione favorita dalle temperature elevate.

Il ruolo della crisi climatica

Secondo un recente rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA), tra il 1980 e il 2022 si sono contate 5.582 vittime in Europa a causa delle alluvioni e oggi un europeo su otto vive in zone potenzialmente soggette a inondazioni fluviali. Gli esperti dell’EEA rimarcano inoltre che i cambiamenti climatici aumenteranno ulteriormente l’esposizione  agli eventi meteorologici estremi, con gravi conseguenze per la sicurezza delle persone. 

Il ruolo centrale della crisi climatica è sempre più spesso messo in rilievo anche dagli studi di attribuzione, che oggi consentono di stabilire in termini statistici la relazione fra un evento estremo come le alluvioni e l’aumento delle temperature globali. In pratica, grazie all’analisi delle serie storiche meteorologiche si può stabilire se il riscaldamento globale ha reso più probabile o più violento un evento alluvionale. Ne è un esempio lo studio preliminare della tempesta Boris realizzato dal World Weather Attribution (WWA), un gruppo internazionale di esperti climatici afferenti a numerosi istituti di ricerca, in cui si conclude che in Europa il riscaldamento globale ha reso due volte più probabile il verificarsi di eventi come questo.

La vulnerabilità dell’Italia

Purtroppo il nostro Paese è particolarmente esposto al rischio idrogeologico a causa delle caratteristiche climatiche, topografiche, morfologiche e geologiche del territorio. Spesso il rischio è esacerbato dal fatto che, a causa dell’elevata urbanizzazione, durante le alluvioni l’acqua non ha spazio per defluire senza incontrare centri abitati e aree produttive, che possono subire gravi danni. Il cosiddetto consumo di suolo dovuto alla cementificazione riduce inoltre la disponibilità terreni permeabili in grado di assorbire la pioggia.

L’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) certifica che quasi il 94% dei comuni italiani è a rischio di alluvioni, frane ed erosione costiera. Limitandosi alle alluvioni, oltre 9 milioni di persone vivono in aree a pericolosità media o elevata (dove si stima che un’alluvione possa avvenire rispettivamente ogni 100-200 anni oppure ogni 20-50 anni), mentre altri 12 milioni di persone risiedono in aree a pericolosità bassa (dove le alluvioni si manifestano con una frequenza di ritorno superiore a 200 anni). Le aree a bassa pericolosità coprono il 14% del territorio nazionale, quelle a media pericolosità un ulteriore 10%, mentre un altro 5,4% di territorio si trova in aree a pericolosità elevata. La Regione più esposta alle alluvioni è l’Emilia-Romagna, dove gran parte dei comuni si trova in zone a pericolosità media o elevata, seguita da Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Toscana e Calabria. 

Secondo Legambiente l’Italia è sempre più esposta all’intensificarsi degli eventi meteorologici estremi, che nel 2023 sono arrivati a quota 378, un incremento del 22% rispetto all’anno precedente, con alluvioni ed esondazioni in testa. Il “Rapporto città clima 2023 Speciale alluvioni” dell’associazione ambientalista evidenza inoltre che nei 14 anni tra il 2010 e il 31 ottobre 2023 le piogge intense hanno causato 684 allagamenti, 166 esondazioni fluviali e 86 frane.

Il più grave evento recente è costituito dalle due alluvioni che nel maggio 2023, a distanza di due settimane l’una dall’altra, hanno devastato vaste aree dell’Emilia-Romagna, facendo esondare 23 corsi d’acqua, allagando decine di paesi e città, e causando la morte di 17 persone e oltre 20.000 sfollati. Il costo dei danni è stato stimato in 10 miliardi di euro.

Un anno dopo, quando nel settembre 2024 una nuova alluvione si è abbattuta su alcuni dei territori già colpiti, molte persone stavano ancora cercando di rimediare ai danni inferti dall’alluvione precedente alla propria casa o alle attività produttive. Alcuni dei residenti oggi si chiedono se potranno continuare a vivere in un territorio così a rischio. A differenza del passato, infatti, le alluvioni potrebbero diventare così frequenti da costringere le persone ad andarsene, come già accade in altre parti del mondo per i profughi climatici. Purtroppo, a riprova della gravità del problema, un mese dopo, nell’ottobre 2024, l’Emilia-Romagna ha subito una quarta alluvione in appena un anno e mezzo.

Adattarsi alla crisi climatica

Difendersi dalle alluvioni è almeno in parte possibile, ma richiede un insieme di interventi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, una corretta gestione del territorio e una più diffusa cultura del rischio alluvionale, che consenta alle istituzioni e alle persone di sapere come comportarsi durante gli eventi metereologici estremi.

Negli ultimi anni, in particolare, le misure di adattamento sono diventate sempre più importanti, anche in considerazione del fatto che, purtroppo, gli effetti del riscaldamento globale sono già una realtà con cui occorre confrontarsi per limitare i danni. A questo scopo, l’Italia si è di recente dotata di un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC), che tuttavia è ancora in gran parte inattuato, soprattutto per mancanza di risorse dedicate.

Le alluvioni sono causate da piogge intense o prolungate che possono provocare l’esondazione di torrenti, fiumi, laghi, canali e reti fognarie, oppure innescare pericolose colate di fango o di detriti. L’adattamento dovrebbe quindi partire dalle attività preventive di messa in sicurezza del territorio. Nelle zone montane la pendenza dei corsi d’acqua richiede soprattutto interventi per stabilizzare i versanti franosi e limitare gli impatti delle colate detritiche. Nei fondovalle, invece, dove il rischio principale è l’inondazione dei centri abitati e delle aree agricole per l’esondazione dei corsi d’acqua, servono interventi per mantenere la funzionalità degli alvei, garantire il deflusso, rinforzare gli argini e, se necessario, ridurre le portate dei fiumi, per esempio mediante il ricorso ai cosiddetti bacini di espansione, invasi artificiali in cui convogliare l’acqua in eccesso durante le piene. Ovunque è inoltre importante rinaturalizzare le aree in prossimità di fiumi e torrenti, liberandole dal cemento e dagli insediamenti umani, affinché l’acqua possa essere assorbita dal terreno e defluire più lentamente grazie alla presenza di siepi e alberi.

La comunità scientifica avverte però che le misure di adattamento non saranno sufficienti a preservarci dagli scenari peggiori della crisi climatica se non si porrà un freno alle emissioni di gas serra e al conseguente riscaldamento globale. Servono in altre parole misure di mitigazione, altrimenti non ci sarà adattamento possibile su un pianeta che, senza impegni più ambiziosi per ridurre le emissioni, si avvia a diventare entro fine secolo 2,5°C o addirittura 3°C più caldo rispetto al periodo preindustriale.

La gestione dell’emergenza

Per limitare i danni delle alluvioni, le istituzioni preposte alla gestione del rischio possono fare la loro parte rafforzando le misure di prevenzione e implementando sistemi di allerta rapida e piani di protezione civile che consentano di affrontare anche le emergenze. Sottovalutare la minaccia facendosi trovare impreparati, o addirittura minimizzare il rischio è un grave errore, come dimostra l’esito dell’alluvione di Valencia. I ritardi nel diramare l’allarme, che è stato dato solo quando diverse aree erano già allagate, unite alle irresponsabili dichiarazioni della autorità locali per rassicurare a ogni costo la popolazione, hanno impedito alle persone di comprendere la portata del pericolo e di fare quanto necessario per proteggersi, contribuendo al tragico bilancio di almeno 223 morti.

Tuttavia, affinché la gestione dell’emergenza sia davvero efficace serve anche la cooperazione attiva delle comunità coinvolte, che devono essere ricettive nei confronti delle allerte e pronte a reagire in modo corretto, adottando comportamenti responsabili di auto-protezione a tutela della sicurezza individuale e collettiva. Un risultato che si può raggiungere solo creando una cultura condivisa del rischio, sempre più indispensabile in un’epoca segnata dagli impatti dei cambiamenti climatici.

Sai come proteggerti?

Poiché un numero crescente di persone si trova esposto al rischio di alluvioni, sapere come reagire correttamente in caso di pericolo diventa di fondamentale importanza e può fare la differenza tra la vita e la morte. Con questo intento, riportiamo le indicazioni della campagna “Io non rischio” della Protezione Civile sui comportamenti da adottare prima, durante e dopo un evento alluvionale.

Prima dell’alluvione

  • Informati sul tipo di eventi alluvionali (esondazioni, colate detritiche, ecc.) a cui è esposta la zona in cui vivi, lavori o soggiorni.
  • Consulta il piano di emergenza comunale e informati su come viene diramata l’allerta.
  • Rispetta l’ambiente e segnala al Comune la presenza di corsi d’acqua ostruiti, tombini intasati, rifiuti ingombranti abbandonati, ecc.
  • Evita di conservare beni di valore in cantina o ai piani seminterrati: sono le zone della casa più pericolose in caso di alluvione.
  • Se vivi in una zona a rischio, prepara un kit di emergenza con l’essenziale per il pronto soccorso, una torcia elettrica, una coperta termica, una radio a pile, una bottiglia d’acqua.

Durante l’allerta

  • Tieniti informato sull’evolversi della situazione e sulle misure predisposte dalle autorità.
  • Non dormire ai piani seminterrati e se possibile proteggi dall’acqua i locali al piano strada.
  • Evita di spostarti se non è davvero necessario, altrimenti valuta il percorso in anticipo per evitare le zone che potrebbero allagarsi.
  • Mettere al sicuro l’auto o altri beni può essere pericoloso: la tua vita è più importante!

Durante l’alluvione

  • Non scendere in cantina, nel seminterrato o in garage: durante un’alluvione l’acqua può salire improvvisamente anche di uno o due metri in pochi minuti.
  • Per salire ai piani superiori usa le scale, perché l’ascensore può bloccarsi.
  • In strada, evita sottopassi, argini e ponti: potrebbero allagarsi o crollare.
  • Allontanati dalle aree allagate, se possibile senza usare l’automobile.
  • Raggiungi l’area vicina più elevata evitando pendii o scarpate che rischiano di franare.

Dopo l’alluvione

  • Resta informato e segui le indicazioni delle autorità, ma limita l’uso del cellulare per non intasare le linee telefoniche e i soccorsi.
  • Non transitare lungo strade allagate: potrebbero esserci voragini o tombini aperti.
  • L’acqua del rubinetto può essere contaminata: bevila solo se non è vietato dalle ordinanze comunali.
  • Prima di riattivare la luce e il gas o di usare il bagno, verifica con l’aiuto di un tecnico che gli impianti non siano stati danneggiati.
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L’alluvione causata dalla tempesta Boris a Kłodzku, in Polonia, nel settembre 2024 (immagine: Jacek Halicki via Wikimedia Commons)

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Un’operazione di salvataggio a Coccolia di Ravenna durante l'alluvione in Emilia-Romagna del maggio 2023 (immagine: Gabriele Dibiase via Wikimedia Commons)

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Danni arrecati dall’alluvione a Catarroja, nella comunità autonoma Valenciana, nell’ottobre 2024 (immagine: Manuel Pérez García and Estefania Monerri Mínguez via Wikimedia Commons)

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L’alluvione causata dalla tempesta Boris a Kłodzku, in Polonia, nel settembre 2024 (immagine: Jacek Halicki via Wikipedia)

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Il Ponte della Motta, presso Molinella (Bologna), distrutto dall’alluvione del maggio 2023 (immagine: Nick.mon via Wikimedia Commons)

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Le aree a pericolosità media per le alluvioni in Italia (fonte: Rapporto ISPRA, 356/2021)

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