L’articolo della Costituzione italiana e l’Articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sancisce la parità dei diritti tra uomini e donne. La parità tra uomini e donne passa anche attraverso l’indipendenza e la capacità di autodeterminazione delle donne in campo economico e finanziario, aspetti che permettono a una persona di esprimere al meglio il proprio potenziale e il proprio talento.
Il perseguimento della parità di genere è anche uno degli obiettivi, dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite-ONU, ora parte integrante del nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Nonostante i progressi registrati negli ultimi decenni, la disuguaglianza di genere nell’accesso alle opportunità economiche e finanziarie è un dato di fatto nella quasi totalità dei Paesi. Le donne partecipano infatti meno al mercato del lavoro, investono meno rispetto agli uomini (e di conseguenza accumulano meno ricchezza) e a parità di impiego hanno salari inferiori a quelli dei colleghi uomini.
In Italia il divario di genere in campo economico e finanziario è più accentuato della media europea, a partire dalla minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Nell’Unione Europea il 69,5% delle donne di età compresa tra 15 e 64 anni partecipa attivamente al mercato del lavoro, in Italia lo fa solo il 56,4%.
L’inclusione economica e finanziaria sono elementi fondamentali a supporto della parità di genere e l’alfabetizzazione finanziaria può facilitare il raggiungimento di entrambi. Infatti una maggiore familiarità con i temi economici e finanziari può aiutare le donne a compiere scelte economiche consapevoli e adeguate alle proprie esigenze, a partecipare attivamente e consapevolmente alla vita economica e ai mercati finanziari che caratterizzano la società contemporanea.
Un’adeguata alfabetizzazione finanziaria favorisce il benessere economico e garantisce una maggiore resilienza: per esempio consente di sapere come sfruttare la finanza per utilizzare le proprie risorse in maniera più conveniente nel corso della propria vita adulta. Al contrario, un basso livello di competenze finanziarie tende ad associarsi a un minor benessere e può portare, anche a causa di fattori culturali, a mancate scelte in ambito economico e finanziario.
Alfabetizzazione finanziaria: quanto ne sappiamo?
Nel nostro Paese l’Indagine campionaria sull’alfabetizzazione finanziaria degli adulti in Italia (IACOFI) misura ogni tre anni l’alfabetizzazione finanziaria della popolazione con una metodologia sviluppata dall’International Network on Financial Education (INFE) dell'OCSE. Il livello di alfabetizzazione finanziaria è misurato da un indicatore sintetico che aggrega tre dimensioni: conoscenze, comportamenti e atteggiamenti.
L’indagine relativa al 2023, realizzata nei mesi di febbraio e marzo con interviste telefoniche, ha coinvolto un campione di poco meno di 5.000 persone di età compresa tra i 18 e i 79 anni residenti in Italia. L’indicatore medio di alfabetizzazione finanziaria è risultato pari a 10,6 su una scala da 0 a 20. Per le donne il punteggio scende a 10,4 (0,4 punti in meno rispetto agli uomini). Il divario, oltre a essere statisticamente significativo, era presente anche nelle precedenti edizioni dell’indagine. A penalizzare la popolazione femminile è proprio una minore alfabetizzazione finanziaria, che che si traduce anche in una minore propensione a rispondere ai quesiti presentati nell'indagine.
In generale, in Italia il livello di alfabetizzazione finanziaria varia a seconda di alcune caratteristiche delle persone: aumenta al crescere del titolo di studio; è minore tra i giovani tra 18 e 34 anni e nella popolazione con oltre 64 anni.
E i giovani?
Se la differenza di genere nell’alfabetizzazione finanziaria tra gli adulti è presente anche in altri Paesi, la peculiarità per l’Italia è che il gap si riscontra in modo persistente anche tra i giovani. Infatti, stando agli ultimi dati disponibili (2018), nel nostro Paese le ragazze sono meno preparate dei coetanei già a 15 anni.
In particolare, le regazze si sono rivelate meno abili nel risolvere problemi complessi. Questa mancanza di familiarità con i temi finanziari permane anche nella vita adulta e spesso è dovuta alla scarsa propensione a parlare di questioni economiche in famiglia con le ragazze.
La minore alfabetizzazione finanziaria delle donne non è tuttavia un dato strutturale. Ce lo dice non solo il fatto che in altri Paesi queste differenze sono state superate, ma anche che in Italia non c’è questa differenza tra la popolazione che ha un impiego. Al contrario, i dati mostrano che le donne che lavorano sono in media più preparate dei colleghi uomini, soprattutto nel caso di professionalità elevate. Partecipazione al mercato del lavoro e alfabetizzazione finanziaria si alimentano in un circolo virtuoso, rafforzandosi reciprocamente.
In questo senso il ruolo della famiglia è fondamentale: è il primo contesto in cui i giovani acquisiscono familiarità con le questioni economiche e finanziarie e in cui si possono superare gli stereotipi culturali e di genere, per esempio offrendo gli stessi stimoli sulle questioni economiche e sulle prospettive professionali, indipendentemente dal sesso.
Infine la scuola, che può contribuire fornendo a tutti opportunità di apprendimento delle competenze finanziarie di base, favorendo il superamento delle differenze socio-economiche degli ambienti di provenienza di ragazzi e ragazze. Questo aspetto è particolarmente importante poiché si rivolgono al mondo della scuola per un aiuto su queste tematiche per lo più gli studenti appartenenti ai contesti socio-economico svantaggiati.
immagine di copertina: Firmbee via Pixabay