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Da dove viene l’energia che usiamo in Italia?

Alla scoperta del panorama energetico italiano, tra passato, presente e un futuro che dovrà essere sempre più all’insegna della sostenibilità

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L’energia è il fulcro della crisi climatica: bruciare i combustibili fossili ha portato la temperatura media globale a crescere, finora, più di 1°C. Entro la fine del secolo, questo incremento potrebbe ben più che superare il limite di 1,5 °C previsto dall’Accordo di Parigi. Passare a fonti energetiche a basse emissioni è fondamentale: ma come e dove produciamo energia oggi in Italia? E come sta cambiando il panorama energetico del nostro Paese? La risposta ha molti legami con la storia e la conformazione geografica del nostro territorio.

Petrolio e gas: una storia antica

La storia degli idrocarburi in Italia inizia più di 250 milioni di anni fa. Durante un periodo di centinaia di milioni di anni, lungo la zona dove oggi si trovano gli Appennini si depositarono strati di sedimenti e di materiali organici, che avrebbero formato grandi giacimenti di idrocarburi. Come quello di Gela (Sicilia) e di Villafortuna (Piemonte). Ma soprattutto quello della Val d’Agri, in Basilicata, che è considerato il più grande giacimento di petrolio di terraferma in Europa. Da qui, oggi viene estratto più del 70% del petrolio italiano.

La presenza di petrolio lungo tutto l’Appennino, però, era nota fin dall’antichità: la sostanza scura e viscosa emergeva in affioramenti naturali. I Romani lo chiamavano oleum e lo usavano come combustibile per le lampade o per produrre creme per la pelle.

I giacimenti di gas più importanti d’Italia invece si formarono in profondità sotto la parte orientale della Pianura padana e l’Adriatico settentrionale. Il gas estratto dai giacimenti italiani però copre solo una minima parte dei nostri consumi: nel 2023 nel nostro Paese sono stati estratti circa 3 miliardi di metri cubi di gas naturale, a fronte di un consumo di più di 61 miliardi di metri cubi.

Oggi i pozzi di estrazione di idrocarburi formalmente attivi in Italia sono quasi 1300, ma più di metà sono chiusi. In alcuni casi perché i giacimenti sono esauriti o perché l’estrazione è troppo costosa, ma nella maggior parte dei casi perché nuove norme vietano di estrarre petrolio e gas in alcuni territori.

Energia dall’acqua

La maggior parte dell’energia rinnovabile in Italia viene prodotta dall’idroelettrico: i grandi bacini idrici delle Alpi, con la loro disponibilità di acqua e la portata regolare, hanno portato questo settore energetico a svilupparsi notevolmente nel corso dell’ultimo secolo. Attorno alle centrali idroelettriche nelle valli alpine nacquero anche le prime forme di quelle che oggi chiamiamo comunità energetiche, cioè gruppi di persone e imprese che producono e condividono energia. Le prime, nate alla fine dell’Ottocento, erano cooperative che fornivano energia ai propri soci, che spesso erano i lavoratori di una fabbrica e le loro famiglie.

Oggi la produzione di energia idroelettrica si concentra in Lombardia e in Trentino-Alto Adige, seguiti da Piemonte, Veneto e Valle d’Aosta. Negli ultimi dieci anni, però, la generazione di energia idroelettrica è rallentata: a causa del cambiamento climatico, infatti, le piogge e le nevicate sono diventate più imprevedibili. Nel 2022, per esempio, per via della grave siccità le centrali idroelettriche italiane hanno generato 30 mila GWh, cioè poco più del 10% dell’energia elettrica totale prodotta in Italia, la metà di quella generata nel 2014. Secondo le statistiche di Terna è il dato peggiore da almeno 25 anni. Negli ultimi due anni la produzione è ripresa, ma in futuro – a mano a mano che i ghiacciai alpini scompariranno a causa delle temperature globali in aumento – questa fonte di energia potrebbe diventare sempre meno sicura, perché si assottiglieranno le riserve idriche di alta montagna.

Eolico al Sud, energia solare dappertutto

Se l’idroelettrico rallenta, la produzione di energia elettrica dalle altre fonti rinnovabili sta aumentando grazie alla costruzione di nuovi impianti eolici e solari. Secondo l’ENEA, nel 2023 le rinnovabili hanno coperto il 22% dei consumi italiani di energia elettrica.

Oggi le regioni in cui si produce più energia eolica sono la Puglia (prima in classifica, con più di 5300 GWh prodotti nel 2022), la Campania, la Sicilia, la Basilicata e la Calabria. In queste regioni, la presenza di alture con vento costante favorisce la produzione eolica. Posizionati lungo i crinali delle colline, gli impianti in genere sono composti da qualche decina di turbine: la quasi totalità degli impianti eolici nel nostro paese sono infatti on shore, cioè sulla terraferma. Tuttavia, esistono ormai numerosi progetti in fase di valutazione per la costruzione di impianti eolici offshore, cioè in mare: grandi parchi eolici che nei prossimi anni potrebbero trasformare il panorama della produzione di energia rinnovabile in Italia.

La Puglia primeggia anche nella produzione di energia da impianti solari fotovoltaici, con oltre 4100 GWh prodotti nel 2022. Seguono la Lombardia, l’Emilia-Romagna, il Veneto e la Sicilia. Ma il panorama della generazione di energia solare fotovoltaica sta cambiando velocemente: nel corso del 2023, per esempio, sono stati installati nuovi impianti per una potenza di 5 GW, cioè cinque volte tanto la media delle nuove installazioni negli anni precedenti.

Non ancora abbastanza, però, per raggiungere gli obiettivi nazionali di decarbonizzazione: per ridurre le emissioni al ritmo definito dagli impegni europei, secondo le stime ENEA l’Italia dovrebbe installare nuovi impianti fotovoltaici per una potenza di almeno 7 GW l’anno. E per quanto riguarda gli impianti eolici, il ritmo di installazione di nuovi generatori dovrebbe aumentare di quattro volte.

Passato e futuro della geotermia

C’è una fonte di energia a basse emissioni che spesso rimane lontano dai riflettori: la geotermia. In Italia, l’uso del calore della Terra ha una storia millenaria – veniva sfruttato già dagli Etruschi e dai Romani per le loro terme – ma su questo modo di produrre energia si è investito poco negli ultimi decenni. Oggi la produzione di energia geotermica è concentrata in Toscana, dove si trova la centrale di Larderello, unica centrale in Italia. È anche la prima al mondo ad essere stata costruita: risale al 1913. Secondo Terna, nel 2022 questo impianto ha prodotto circa 5800 GWh di energia elettrica.

Se, negli anni, altre centrali geotermiche sono sorte in Paesi come la Nuova Zelanda, l’Islanda e gli Stati Uniti, in Italia Larderello è rimasta unica. Ma in futuro questa situazione potrebbe cambiare: nel 2015, a seguito della firma dell’Accordo di Parigi è stata fondata la Global Geothermal Alliance, un ente internazionale per rivitalizzare gli investimenti in questa fonte a basse emissioni. L’Unione Geotermica Italiana ritiene che il nostro Paese abbia un grande potenziale geotermico non sfruttato: sebbene la produzione di energia elettrica sarebbe possibile solo in alcune zone tra Toscana, Lazio e Campania e nelle isole, in quasi tutta Italia si potrebbe infatti usare direttamente il calore per il riscaldamento.

Legna, pellet, biogas

Un rapporto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica stima che circa il 17% delle famiglie italiane usi legna da ardere per riscaldare la casa, e poco più del 7% usi il pellet. Il consumo di pellet è diffuso in tutta Italia (con la Sardegna e la Valle d’Aosta che ne fanno il più largo uso), mentre ci sono grandi differenze regionali nell’uso di legna, in base alla diversa disponibilità e all’accesso a fonti alternative. Usano la legna per il riscaldamento ben il 40% delle famiglie della Provincia di Trento, a cui seguono quelle di Umbria, Calabria, Sardegna e Abruzzo.

Oltre a legna e pellet, anche la produzione di biogas sta cambiando. Il biogas viene prodotto a partire dai rifiuti urbani compostabili (che nel gergo della differenziata sono detti «frazione organica») o da scarti del settore agricolo. L’Italia è all’avanguardia in questo settore: ci sono circa 2000 impianti che trattano questi rifiuti e ne producono biogas, che poi può essere usato come forma di energia rinnovabile. Oggi in questo modo produciamo circa 2 miliardi e mezzo di metri cubi di gas l’anno, ma secondo le analisi del Consorzio Italiano Biogas la produzione potrebbe quadruplicare da qui al 2030.

Importazioni e dipendenza energetica

Queste fonti sono sufficienti per soddisfare il fabbisogno di energia del nostro Paese? La risposta è no: nel 2022, per esempio, abbiamo importato il 96% delle nostre scorte di gas naturale, che in Italia è ancora la fonte più importante di energia. Per quanto riguarda l’energia elettrica, però, il dato è più positivo: nello stesso anno l’86% dell’elettricità consumata è stata prodotta a livello nazionale. Proprio l’incremento di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha permesso, tra il 2008 e il 2014, di ridurre la nostra dipendenza dall’energia importata. Secondo i dati Eurostat, però, c’è ancora molto lavoro da fare: l’Italia si posiziona infatti al sesto posto tra i Paesi europei più dipendenti dall’estero per i loro bisogni energetici.

Questa dipendenza può mettere a rischio la sicurezza energetica nazionale in caso di conflitti e scontri: proprio per ridurre la forte dipendenza dal gas russo, diventata problematica in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, l’Italia ha siglato nuovi accordi per diversificare i Paesi fornitori. Per esempio, con importazioni dall’Algeria, dall’Azerbaijan (attraverso il Gasdotto Trans-Adriatico o TAP) e dal Nord Europa, e aumentando l’acquisto di gas naturale liquefatto (GNL) da Qatar e Stati Uniti.

Come però nota l’ENEA, c’è un altro fattore che si sta rivelando determinante nel ridurre la dipendenza italiana dalla Russia: il calo dei consumi. Tra il 2021 e il 2023 la media giornaliera della domanda di gas si è ridotta del 15%, andando a coprire metà del “buco” nelle forniture lasciato dal gas russo. Questo calo è stato dovuto anche all’aumento vertiginoso dei prezzi dell’energia, che ha portato molti italiani a non poter riscaldare a dovere le proprie case o a passare a metodi alternativi di riscaldamento (per esempio le stufe a pellet). Ma è un segnale: puntare sulla riduzione dei consumi e su fonti di energia rinnovabile disponibili sul suolo nazionale – come solare, eolico e, perché no, geotermia – ci aiuterebbe ad avere fonti di energia più indipendenti e sicure.

Ai mix energetici italiani ed europei abbiamo dedicato lo speciale Quale energia? che puoi trovare qui.
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Le percentuali di impiego delle fonti da cui è stata prodotta l’energia necessaria per rifornire la popolazione italiana nel 2022. In quell’anno, la produzione nazionale di energia da fonti rinnovabili è notevolmente calata a causa della siccità (grafico di Anna Violato creato con Datawrapper e basato su dati IEA)

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La provenienza delle importazioni di gas dal 2010 al 2023. Il gas importato attraverso il Gasdotto Trans-Adriatico (TAP) proviene dall’Azerbaijan, mentre il gas naturale liquefatto (GNL) proviene soprattutto da Algeria, Qatar e Stati Uniti (fonte: Analisi trimestrale del sistema energetico italiano Anno 2023 (1/2024) – ENEA)

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I pozzi per l’estrazione di idrocarburi in Italia. In verde i pozzi eroganti, in giallo i pozzi non eroganti, in bianco i pozzi soggetti ad altri utilizzi, come monitoraggio e reiniezione (Fonte: WebGIS UNMIG/MASE qui in versione interattiva)

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Alcune turbine del parco eolico di Tocco da Casauria in Abruzzo (fonte: Pietro/Wikimedia (CC BY-SA 3.0))

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Una vista della centrale di Larderello scattata tra il 1948 e il 1955; sulla sinistra, alcune case costruite per i lavoratori della centrale (fonte: U.S. National Archives and Records Administration/Wikimedia)