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L’inclusione delle donne nella lotta al cambiamento climatico

Il quadro internazionale si sta evolvendo per includere la promozione dell'uguaglianza di genere nella lotta ai cambiamenti climatici

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Anche se l’impatto dei cambiamenti climatici colpisce soprattutto le donne dei paesi più poveri del mondo, la loro voce è rimasta spesso inascoltata. Non esiste, infatti, alcun meccanismo ufficiale dedicato alla promozione dell’uguaglianza di genere nelle strategie di lotta ai cambiamenti climatici. Tuttavia il quadro internazionale relativo ai temi ambientali si sta evolvendo per includere linee guida che prevedano questo aspetto. Vediamo in che modo.

Durante il Summit della Terra, la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo che si è tenuta nel 1992 a Rio de Janeiro, in Brasile, sono stati firmati i due accordi internazionali che hanno dato forma a tutto il sistema di salvaguardia ambientale in vigore ancora oggi: la United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) e la Convention on Biological Diversity (CBD).

La UNFCCC, in italiano la Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, ha come obiettivi la stabilizzazione della concentrazione di gas serra nell'atmosfera, la mitigazione degli effetti dei comportamenti umani sul clima e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica mondiale sui problemi legati al cambiamento climatico.

Nel 1997 i governi hanno deciso di incorporare a questa convenzione il Protocollo di Kyoto, un accordo per ridurre le emissioni di gas serra (o GHG, greenhouse gases) del 5% tra il 2008 e il 2012 attraverso misure più vincolanti.

Tuttavia, nel complesso, nella UNFCCC non troviamo alcuna menzione del genere o del ruolo delle donne. Questa convenzione e le sue espansioni non sono quindi riuscite a cogliere e integrare gli aspetti di genere nella lotta al cambiamento climatico.

La CBD, in italiano la Convenzione sulla Diversità Biologica, disegna il quadro internazionale per la conservazione e l'uso sostenibile della biodiversità. Questa convenzione riconosce che la biodiversità include non solo piante, animali, microrganismi e i loro ecosistemi, ma anche gli esseri umani e i loro bisogni (cibo, aria pulita, medicinali e un ambiente pulito e sano). In questo documento il ruolo delle donne è esplicitamente menzionato nel paragrafo 13 della Convenzione: “[…] il ruolo vitale che le donne svolgono nella conservazione e nell'uso sostenibile della diversità biologica, sottolineando la necessità della piena partecipazione delle donne a tutti i livelli delle politiche e dell'attuazione per la conservazione della diversità biologica [...].”

United Nations Convention to Combat Desertification

Nel 1994 viene firmato un nuovo documento, che rappresenta il terzo pilastro della lotta al cambiamento climatico e dei suoi effetti sulla popolazione mondiale. La United Nations Convention to Combat Desertification (UNCCD), in italiano Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla Desertificazione, tratta dei rischi della desertificazione nelle aree rurali.

L'UNCCD riconosce il ruolo che le donne svolgono nel sostentamento delle comunità rurali e promuove la pari partecipazione di donne e uomini alla lotta alla desertificazione come conseguenza del cambiamento climatico. Il prologo della Convenzione sottolinea “l'importante ruolo svolto dalle donne nelle regioni colpite dalla desertificazione e/o dalla siccità, in particolare nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo, e l'importanza di garantire la piena partecipazione di uomini e donne a tutti i livelli nei programmi per combattere la desertificazione e mitigare gli effetti della siccità”.

Inoltre, l'Articolo 4 degli obblighi generali richiede al Paese colpito da tale fenomeno di "promuovere la consapevolezza e facilitare la partecipazione delle popolazioni locali, in particolare delle donne, con il sostegno di organizzazioni non governative, negli sforzi per combattere la desertificazione e mitigare gli effetti della siccità".

Le conferenze internazionali

Oltre ai documenti, uno strumento potente per promuovere il cambiamento di approccio, sia all'interno dei paesi sia a livello internazionale, è rappresentato dalle decisioni adottate per consenso alle conferenze internazionali.

Le conferenze chiave in termini di riconoscimento del ruolo delle donne nella lotta al cambiamento climatico sono state:

  • la Dichiarazione e il Programma d'azione di Vienna (Vienna, 1993);
  • il Programma d'Azione della Conferenza Internazionale su Popolazione e Sviluppo (Il Cairo, 1994);
  • la Piattaforma d'Azione approvata alla Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne (Pechino, 1995);
  • la Risoluzione 2005/31 del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite;
  • la Risoluzione sul finanziamento dell'uguaglianza di genere e l'emancipazione delle donne alla 52° sessione della Commissione sulla condizione delle donne (2008).

E non vanno dimenticate le Conferenze delle Parti (o COP), ovvero i vertici a cui partecipano i Paesi che hanno firmato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Gli avanzamenti più rilevanti su questo argomento sono stati compiuti soprattutto durante alcune COP.

Nel 2007 la COP13 di Bali, in Indonesia, ha incluso la promozione dell'uguaglianza di genere nella lotta al cambiamento climatico. Durante questa conferenza viene lanciato lo storico appello del Network of Women Ministers and Leaders for Environment che chiedeva alle Parti e al Segretariato dell'UNFCCC di:

  • riconoscere che le donne sono potenti agenti di cambiamento e che la loro piena partecipazione alle politiche e alle iniziative di adattamento e mitigazione del cambiamento climatico è indispensabile e garantire la partecipazione delle donne e delle esperte di genere in tutte le decisioni relative al cambiamento climatico;
  • adottare misure per garantire che l'UNFCCC agisca in conformità con i quadri dei diritti umani e con gli accordi nazionali e internazionali sull'uguaglianza e l'equità di genere;
  • sviluppare una strategia di genere, investire nella ricerca sulle implicazioni di genere del cambiamento climatico e stabilire un sistema di criteri e indicatori sensibili al genere per i governi che includano comunicazioni nazionali inviate al Segretariato dell'UNFCCC;
  • analizzare e identificare gli impatti e le misure di protezione, disaggregati per genere, per affrontare inondazioni, siccità, ondate di calore, malattie e altri cambiamenti ambientali e disastri;
  • progettare meccanismi finanziari a cui le donne abbiano accesso e che le rendano meno vulnerabili, riconoscendo il fatto che milioni di donne povere colpite dai cambiamenti climatici vivono e lavorano al di fuori dei mercati formali.

La questione di genere legata al cambiamento climatico è stata al centro della discussione anche nel 2008, alla COP14 di Poznan, in Polonia. Durante questa COP la Global Gender and Climate Alliance (GGCA) ha guidato vari eventi, tra cui: un gruppo di alto livello che sostiene l'inclusione del genere nel dialogo sui cambiamenti climatici; l'incontro del Network of Women Ministers and Leaders for Environment, che ha affrontato la necessità di una prospettiva di genere all'interno del processo UNFCCC e ha prodotto una lettera congiunta di raccomandazioni all'UNFCCC; un evento collaterale su finanza di genere e cambiamento climatico, che ha evidenziato la necessità di finanziamenti sensibili al genere per il cambiamento climatico.

Questi eventi hanno aumentato la consapevolezza sull’impatto di genere dei cambiamenti climatici e hanno portato a un maggiore sostegno dei delegati per affrontare la disperata necessità di includere una strategia di genere nell'UNFCCC.

Nel 2015 alla COP21 di Parigi, in Francia, la UN Women ha seguito da vicino i negoziati per garantire che l'accordo sul clima (entrato in vigore nel 2020) usasse un linguaggio adatto sull'uguaglianza di genere e l'emancipazione delle donne. L’accordo e la decisione di dare attuazione all'accordo hanno riferimenti specifici di genere in diverse sezioni del documento conclusivo (Preambolo, Scopo, Adattamento, Finanza e Sviluppo delle capacità).

Nel 2019 alla COP25 di Madrid, in Spagna, il risultato fondamentale per l’integrazione di genere è stato l'adozione del programma di lavoro quinquennale rafforzato di Lima sul genere (Enhanced Lima Work Programme on Gender) e l’aggiornamento del piano d'azione di genere (Gender Action Plan 2.0 o GAP 2.0). Questi due piani guidano gli stati membri e le altre parti interessate nell'attuazione delle decisioni relative al genere decisi con la Convenzione e l'Accordo di Parigi.

Infine, nel 2021, alla COP26 di Glasgow, nel Regno Unito, ci sono stati moltissimi eventi laterali dedicati al ruolo delle donne nella lotta ai cambiamenti climatici. Inoltre, il Glasgow Climate Pact, ovvero il documento redatto al termine della conferenza, riconosce “che il clima in cambiamento è una preoccupazione comune dell'umanità”, [e che le] “Parti dovrebbero, quando intraprendono azioni per affrontare il cambiamento climatico, rispettare, promuovere e considerare i loro rispettivi obblighi in materia di diritti umani, diritto alla salute, diritti delle popolazioni indigene, comunità locali, migranti, bambini, persone con disabilità e persone in situazioni vulnerabili e il diritto allo sviluppo, nonché l'uguaglianza di genere, l'emancipazione delle donne e l'equità intergenerazionale”. Inoltre, l'articolo 91 "esorta le Parti ad avviare rapidamente l'attuazione del programma di lavoro di Glasgow sull'azione per l'emancipazione climatica, rispettando, promuovendo e considerando i rispettivi obblighi in materia di diritti umani, nonché l'uguaglianza di genere e l'emancipazione delle donne".

Immagine del banner: L’attivista Ta’Kaiya Blaney in un discorso alla COP26 di Glasgow (fonte: UNFCCC)

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