Sono molti i documenti e le opere antiche a soffrire del naturale deterioramento cui va incontro alla carta: un processo che dipende non solo dalla composizione chimica della carta e degli inchiostri, ma anche da agenti fisici (Immagine: Wikimedia Commons).
Che cos’è la carta dal punto di vista chimico?
La carta è un materiale di origine biologica: il suo principale componente è la cellulosa, un polisaccaride di origine vegetale: è il principale costituente della parete cellulare, una struttura che sostiene e protegge i tessuti vegetali e che conferisce resistenza al tessuto fibroso di foglie, radici e tronco. Dal punto di vista chimico, la cellulosa è un polisaccaride, cioè un polimero naturale che si ottiene per policondensazione di molecole di D-glucosio, i cui monomeri sono uniti tra loro mediante una reazione di condensazione che porta alla formazione di un legame 1-4-ß-glucosidico. Il legame tra il carbonio in posizione 1 (C1) di un monomero e il C4 del monomero successivo è un legame equatoriale, che porta alla formazione di una molecola lineare (a differenza di quanto avviene nel caso dell’amido e dell’amilopectina, che hanno strutture ramificate).
Struttura di una porzione di una catena di cellulosa, formata da monomeri di D-glucosio uniti mediante legami 1-4-ß-glucosidici (indicati in rosso).
Il grado di polimerizzazione (indicato come DP) esprime il numero di monomeri di gluclsio uniti tra di loro e varia in base all’origine vegetale della cellulosa. La carta non è quindi tutta della stessa qualità e il valore di DP si riflette sulla resistenza della molecola. Per esempio, nell’abete la cellulosa è formata da 600 monomeri uniti insieme, quindi è costituito da una fibra molto meno resistente della canapa o del lino, in cui le molecole di glucosio unite per condensazione sono più di 2000.
Il valore di DP viene comunemente usato per definire le caratteristiche di un campione di carta ed è impiegato per determinare il grado di conservazione di documenti antichi: in questi casi si parla di DP medio, cioè del grado di polimerizzazione medio di tutte le molecole di cellulosa che costituiscono il campione. Una carta di buona qualità ha un DP medio intorno a 1000, mentre quello di una carta molto fragile o deteriorata può scendere fino a 100. Un calo drastico del valore di DP medio è sintomo di numerose rotture a carico delle catene di cellulosa e indica un grave deterioramento della carta.
Quali fattori mettono a rischio la conservazione della carta?
Come molti materiali di origine biologica, anche la carta può deteriorarsi. Gli elementi che mettono a repentaglio la conservazione dei documenti antichi sono:- i danni fisici dovuti all’usura o a vere e proprie lacerazioni delle pagine;
- i danni biologici causati da insetti e animali che si nutrono di carta come tarli, termiti e topi, ma anche da microrganismi come batteri e funghi;
- i danni chimici dovuti a reazioni di idrolisi o di ossidazione della cellulosa.
Questo schema mostra due delle molte catene di cellulosa che formano una fibra: i legami a idrogeno sono indicati con una linea tratteggiata (Immagine: Wikimedia Commons).
Perché è importante tenere sotto controllo l’acidità della carta?
Uno dei principali responsabili del deterioramento della carta è l’idrolisi. Infatti, il legame ß-glucosidico è uno dei punti più sensibili della cellulosa: è proprio su di esso che l’idrolisi agisce, spezzando la catena di monomeri (in modo contrario alla reazione di condensazione). La depolimerizzazione della cellulosa porta a un progressivo indebolimento della carta, in modo proporzionale alla diminuzione del DP. L’idrolisi del legame ß-glucosidico avviene quando il pH subisce forti deviazioni rispetto alla norma: in altre parole, può essere innescata sia dagli acidi forti (pH << 7), sia dalle basi forti (pH >> 7). L’idrolisi acida è il nemico numero uno della carta, perché può avvenire facilmente anche a temperatura ambiente, invece l’idrolisi basica è innescata solo ad alte temperature.
L'idrolisi acida della cellulosa si svolge in più fasi.
- L’innesco della reazione di idrolisi è dato dalla protonazione dell’ossigeno del legame ß-glucosidico, al quale si aggiunge uno ione H+ derivante dalla dissociazione di un acido. Si forma così una carica positiva che favorisce l’innesco della fase successiva.
- Uno dei due atomi di carbonio legati dal ponte del legame ß-glucosidico si lega a una molecola di H2O, favorendo la scissione del legame.
- Nel punto di rottura si forma un intermedio glucosidico protonato.
- Al termine della reazione, l’intermedio glucosidico rilascia lo ione H+, che è disponibile per innescare una seconda reazione, propagando il danno ad altre molecole di cellulosa.